Formazione 5/ Lo scivolone di Anna Rosa

Si alza lo scontro tra il Governo Crocetta e i dipendenti del dipartimento della Formazione professionale trasferiti. Pronte le azioni legali contro le decisioni dell’esecutivo regionale. Sotto accusa non solo la polemica generata dalle dichiarazioni rese dai dipendenti regionali sul “conflitto d’interesse”, ma anche le modalità di trasferimento adottate, in poco meno di 24 ore, dall’amministrazione regionale.

Ad alimentare lo scontro, la dichiarazione del presidente della Regione, riportata ieri su www.gds.it. Per Crocetta le cose stanno così: “Abbiamo chiesto ai dipendenti regionali, con un provvedimento ad hoc, di comunicare l’eventuale parentela con soggetti presenti nei consigli di amministrazione degli Enti professionali; soltanto in dieci hanno risposto e questo non è possibile”. (a sinistra, foto tratta da it.fotolia.com)

A sentire diversi dirigenti e funzionari coinvolti nel maxi trasferimento le cose sarebbero andate diversamente. L’autocertificazione è stata prodotta da tutti i lavoratori, per rispondere alla richiesta anti-parentopoli. La questione, semmai, è un’altra. È stato oggetto di contestazione il contenuto del modello di autocertificazione sottoposto al personale dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale. Secondo l’opinione di gran parte del personale dirigente e dei funzionari, l’autocertificazione richiesta dalla dirigente generale del settore, Anna Rosa Corsello, conterrebbe richieste di comunicazioni in palese contrasto con le norme sulla privacy disciplinate dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196.

Detto in parole più semplici, dichiarare se vi sia conflitto d’interesse tra il proprio ruolo in assessorato ed eventuali incarichi in Enti formativi è corretto. Rispecchierebbe infatti fedelmente il senso della disposizione anti-parentopoli.

Ma quando la dichiarazione viene richiesta anche nei confronti di terze persone, quali sono i parenti e affini entro il quarto grado, e per giunta con riferimento non solo ad interessi in Enti formativi, ma a qualsiasi Ente o società privati, si rischia di incorrere in un reato.

È su questa parte che dirigenti e funzionari si sono opposti, proprio per non ledere la privacy di parenti e affini, terze persone ignare del tutto. Peraltro, la stessa amministrazione regionale si è resa conto dell’errore commesso e ha cercato di porre riparo. Seppur tardivamente è intervenuta, una nota, sempre a firma della dottoressa Corsello, a chiarimento, in cui si chiede al personale di rendere la certificazione “nei modi stabiliti dalla legge”.

Un chiaro tentativo di aggiustare il tiro rispetto ad una richiesta che andava al di fuori del presunto conflitto d’interessi. Nota che non ha sortito alcun effetto, perché tardiva rispetto alle dichiarazioni nel frattempo rese. Insomma, la dottoressa Corsello, questa volta, l’avrebbe combinata grossa.

Forse il mega-trasferimento del personale sarebbe anche un tentativo, un po’ caotico, di mettere una pezza all’errore della dottoressa Corsello. 

La mossa del Governo non passerà in cavalleria. Si profila, infatti, un’altra grana per l’amministrazione regionale. A causa di questa vicenda saranno sessanta le azioni legali-penali che piomberanno sul tavolo del presidente Crocetta e dell’assessore, Nelli Scilabra.

Veniamo, adesso, all’altra polemica che in queste ore tiene banco. Secondo la normativa regionale, la mobilità cosiddetta “interna” del personale dipendente da una branca dell’amministrazione all’altra può avvenire attraverso un “Atto di interpello”. Ed è quello che ha posto in essere il dirigente generale del dipartimento, la già citata dottoressa Corsello.

Presa carta e penna, la dottoressa Corsello ha scritto all’assessorato regionale alla Funzione pubblica dichiarando un esubero di personale. La direzione del personale della Regione, nel prendere atto della richiesta, ha operato provvedendo ad emettere le contestuali note di trasferimento. Peccato però che, nell’iter procedurale, qualcosa non ha convinto i sindacati. Non è stata avviata alcuna concertazione sindacale e non si conoscono i criteri attraverso i quali si sarebbe stilato l’elenco dei trasferiti.

Problemi su problemi, insomma. Perché intanto sono stati azzerati alcuni servizi strategici del dipartimento della Formazione professionale quali la gestione, la rendicontazione, l’accreditamento e il protocollo della direzione generale. Colpiti dalla decisione anche i funzionari del servizio Programmazione, impegnati fino ad oggi con le attività legate al Piano regionale dell’offerta formativa (Prof).

Un terremoto senza precedenti che ha gettato nel panico i destinatari di questi provvedimenti. Sono 263 i dipendenti regionali che operano nel dipartimento Istruzione e Formazione professionale. Nella cifra sono ricompresi i lavoratori ex Pip della “Trinacria Onlus”. Nei mesi scorsi alcuni dirigenti hanno scritto al capo del dipartimento richiedendo un incremento del personale.

Oggi invece, incredibilmente, si scopre un sovradimensionamento. Eppure in tanti giurano che questo sottodimensionamento degli uffici, dovuto alla mossa demagogica e populista del Governo, determinerà il blocco di tutte le attività per vari mesi, a cominciare dalla emissione dei mandati di pagamento in favore degli Enti formativi. Ritardo, pertanto, nell’erogazione delle retribuzioni al personale impegnato nelle attività didattiche previste dall’Avviso 20/2011. Un vero e proprio collasso. Un precedente che rischia di trovare proseliti in altri dipartimenti.

Intanto, si alza la voce dei Cobas/Codir, il sindacato autonomo che raccoglie il maggior numero di dipendenti regionali (circa 18 mila). Riportiamo la dichiarazione dei responsabili sindacali, Marcello Minio e Dario Matranga, tratta da www.gds.it di ieri. “Sessanta ignari dipendenti regionali – dicono i due sindacalisti – che, in massima parte, non hanno mai avuto nulla a che vedere con la formazione hanno appreso la notizia dalla stampa”. Per Minio e Matranga, i provvedimenti di trasferimento adottati dal Governo “sembrerebbero non colpire coloro che sono stati destinatari di azioni giudiziarie”.

Non solo. Sulla procedura adottata dalla Corsello, in merito all’Atto di interpello trasmesso all’assessorato alla Funzione pubblica, i vertici dei Cobas/Codir precisano che “non sono state rispettate le procedure previste dalla legge, ovvero la preventiva concertazione con le organizzazioni sindacali”.

La guerra è solo all’inizio, mentre il sindacato autonomo dei dipendenti regionali ha annunciato lo sciopero generale del comparto pubblico.

 

Giuseppe Messina

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