C’è chi vorrebbe vedere i forestali siciliani pulire i letti dei torrenti, chi le aree archeologiche, chi le scuole. Intanto, in attesa della riforma del settore che dovrebbe ampliare le competenze dei 21mila operai siciliani, la certezza è che nelle loro tasche finiranno 14 milioni di euro in più all’anno. Lo prevede il nuovo contratto integrativo ratificato dalla Regione e dalle sigle sindacali: un’intesa siglata ad agosto e che adesso è stata approvata dalla giunta Musumeci dopo aver trovato le necessarie coperture finanziarie per garantire l’aumento di 85 euro al mese per tutti gli addetti (cifre del governo che però secondo i sindacati arriveranno fino a 150 euro). Risorse importanti per un settore che già costa ogni anno 250 milioni di euro e che nel prossimo biennio è destinato ulteriormente a crescere, nonostante i numerosi pensionamenti. «Era doveroso sanare questa situazione, un’attesa lunga 17 anni, data dell’ultimo rinnovo del contratto», spiega l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera.
Il nuovo contratto integrativo ha durata triennale e, oltre all’aumento dello stipendio, riconosce un lungo elenco di figure specializzate a cui verrà data un’indennità aggiuntiva: il caposquadra dell’antincendio, i decespugliatori, i motoseghisti, i responsabili di cantiere, di autoparco o di magazzini. Indennità in più per i lavori in acqua e per quelli sopra i mille metri di altitudine, per le attività di spegnimento degli incendi e per gli addetti alle torrette di avvistamento. Istituzionalizzata pure la figura dell’operaio impiegato, coloro che faranno lavoro di tipo amministrativo negli uffici. «È il contratto migliore che potevamo ottenere in questo periodo – esulta Tonino Russo, rappresentante sindacale Cgil che insieme a Cisl, Uil e Ugl hanno sottoscritto il documento -. Finalmente vengono riconosciute certe figure che di fatto già esistevano, ma non trovavano adeguato riscontro contrattuale».
Di diverso avviso il sindacato indipendente Sifus che punta il dito contro un contratto considerato «un gioco di prestigio». «Con la mano destra – attacca Maurizio Grosso – ti regala 80 euro e con la sinistra ti toglie i pochi diritti rimasti, a cominciare dal taglio sui rimborsi del chilometraggio». Il nuovo contratto ha infatti dimezzato il rimborso per gli operai che ogni giorno percorrono più di venti chilometri per raggiungere il luogo di lavoro. «Però – ribatte Russo che saluta positivamente anche questa novità – è caduto l’obbligo di spostarsi con un mezzo proprio. Adesso si possono usare mezzi pubblici o ci si può organizzare in gruppo e spostarsi con una sola macchina». Il risultato infatti non cambia: il rimborso scatta per tutti. «Questo – attacca Grosso – è il contratto preparato da Cracolici (ex assessore della giunta Crocetta, ndr) non da Musumeci». Lo stesso assessore Bandiera riconosce la continuità in alcuni contenuti, ma precisa: «Abbiamo ereditato un lavoro senza coperture finanziarie, in questo non vedo affatto continuità».
Secondo il comunicato ufficiale della presidenza della Regione, «la copertura finanziaria necessaria era già stata assicurata, per il 2018, dalla legge di stabilità e per il prossimo biennio dalla riduzione delle spese dovute a pensionamenti di diversi operai». Ma non è del tutto vero. Solo poco meno di cinque milioni di euro sui 14 necessari ogni anno saranno frutto di risparmi. Gli uffici del dipartimento Agricoltura prevedono infatti di ricavare 3,5 milioni di euro nel 2019 e 3,6 milioni nel 2020 dal pensionamento di 1.289 forestali. A cui si aggiungono i risparmi derivanti dai tagli sui rimborsi e dall’applicazione della settimana corta: 1,3 milioni per ciascun anno nel 2019 e nel 2020. Rimane un aumento di spesa per il personale di circa venti milioni di euro da settembre 2018 a tutto il 2020.
Il prossimo passo sarà discutere la riforma dell’intero settore. L’assessore Bandiera assicura che nelle prossime settimane verrà allestito un tavolo tecnico e di confronto con le sigle sindacali. «Sarà una riforma volta a diversificare le competenze anche in chiave fruizione turistica», sottolinea. Proposta che i sindacati potrebbero accettare in cambio, però, di un percorso verso la stabilizzazione di gran parte dei forestali. Strada impervia che cozza con i paletti di bilancio della Regione, sempre più rigidi. «Ma – fanno i conti i sindacati – già adesso ogni anno vanno in pensione 800-900 operai, con l’introduzione della quota cento proposta dal governo nazionale, questo numero si potrebbe quadruplicare e a quel punto parlare di stabilizzazione sarà più facile». O quantomeno, ed è forse la soluzione più verosimile, eliminare le figure dei 78isti (la fascia di chi è contrattualizzato per 78 giornate) e dei 101isti (101 giornate) e mantenere solo due fasce: a tempo indeterminato e quella dei 151isti (151 giornate). «Anche perché – conclude Russo – serve assumere dei giovani, siamo tutti ultra 50enni e molti ultra 60enni. Tra 12 anni non resterà più nessuno».
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