Forconi, l’esperto boccia la protesta «Serviva lo stop alle merci dal Nord»

«La protesta è giustissima, sacrosanta, ma non ne condivido i modi. È stato un tremendo autogol». Questo il parere di Corrado Vigo, blogger, agrumicoltore e agronomo. Sul suo blog, sin dalle prime ore, ha contestato le modalità e l’utilità dello sciopero, anche in vista dei blocchi stradali che avrebbero coinvolto tutta l’Italia dalla settimana successiva. «Le cose si devono organizzare bene – spiega – Quando si creano disagi come quelli dei giorni scorsi si devono avere le idee chiare, non posso chiedere la luna se so che non la posso avere».

Lo sciopero degli agricoltori e degli autotrasportatori, che per sei giorni ha paralizzato la Sicilia, è stato criticato da molti per le violenze e le minacce ai danni di alcuni cittadini, ma anche per le rivendicazioni dei membri del Movimento dei Forconi e di Forza d’Urto. Proposte di improbabili abbassamenti del costo dell’energia a trenta centesimi e del carburante a settanta, insieme alla richiesta dell’istituzione di una moneta popolare, hanno dato l’immagine di una protesta senza obiettivi realistici.
«Si dice che chi non si lamenta è sempre in torto. Sono d’accordo, ma se vuoi fare una protesta non la fai a danno della tua popolazione e di un settore già in crisi», continua Vigo.

L’agronomo-blogger non è nuovo a manifestazioni e proteste. Nel 1995, insieme a Confagricoltura e all’allora vescovo di Catania, Luigi Bommarito, organizzò un corteo che vide sfilare gli agricoltori per le vie etnee. «Sei vuoi protestare seriamente fai in modo che i prodotti siciliani possano viaggiare, mentre blocchi le merci in entrata e le raffinerie siciliane che riforniscono le altre regioni d’Italia. Poi scendi in piazza e spieghi alla gente che in assenza delle mele importate possono mangiare le arance che produciamo noi. E siccome se la protesta rimane nell’isola nessuno ti ascolterà, prendi i tir e blocchi il raccordo anulare viaggiando a trenta chilometri orari».

Secondo Vigo, gli agricoltori avrebbero dovuto chiedere i rimborsi per le calamità naturali attesi da 15 anni. Considerato che né la Regione né il ministero dell’Agricoltura hanno i fondi necessari, avrebbero potuto proporre una compensazione. «Si potrebbe istituire una carta di credito con le somme che ogni singolo agricoltore vanta dalla Stato da usare per pagare tributi come Ici, Irap o Inps. Così lo Stato non versa soldi, ma allo stesso tempo non chiede niente all’agricoltore che vanta crediti. In questo modo la Serit non ipotecherebbe case e aziende ai contadini in affanno».

E ancora, si poteva chiedere una deroga per le accise sul gasolio agricolo visto che la rete elettrica è causa di molti disservizi che obbligano ad usare pompe a gasolio per irrigare. Altro nodo che si dovrebbe affrontare sono poi i rapporti con la grande distribuzione che fissa i prezzi al ribasso e concede pagamenti solo dopo centottanta giorni. Quando si concedono le licenze per costruire i centri commerciali, inoltre, sarebbe opportuno prevedere che il cinquanta per cento dei prodotti venduti sia locale. Sono questi i punti principali del programma proposto dall’agronomo.

Un capitolo a parte va dedicato alla risposta della politica. E su questo Vigo è netto: il governatore Raffaele Lombardo e l’assessore all’Agricoltura Elio D’Antrassi dovrebbero dimettersi. «Il governo regionale è imbarazzante – spiega – Da un anno, trascorso proprio oggi, aspettiamo il bando per la riconversione degli agrumeti affetti da tristezza, virus che attacca le piante e non si può combattere. Siamo l’unico paese al mondo a non aver avuto interventi per la sostituzione delle piante danneggiate». E questo, purtroppo, non è l’unico ritardo dell’assessorato regionale. «Una legge del 1987 prevede l’istituzione delle aree vocazionali, che dovrebbero individuare le colture adatte alle diverse zone. Aspettiamo questo provvedimento da ventiquattro anni, si può andare avanti così? Io impazzisco. Scriverò una lettera per chiedere le dimissioni dell’assessore».

Raffaele Lombardo, intanto, incontrerà il presidente del Consiglio Mario Monti il prossimo mercoledì. Ma, dalle parole di Vigo, sembra ci sia poco da sperare. «I blocchi di questi giorni hanno fatto solo danno. Le arance pronte per essere raccolte sono cadute dagli alberi, i danni economici sono altissimi. Personalmente ho perso tanto: a fronte di 125mila euro di spese per coltivare, a causa dello sciopero, se guadagnerò 60mila euro c’è da essere contenti». «Ma mica posso chiedere i danni? – conclude – Nella mia azienda lavorano tre persone. A questo punto, sarò costretto a licenziarne due».

[Foto di Movimento dei Forconi Italia]

Roberto Sammito

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