Un weekend di code, giorno e notte, ai distributori di benzina e gasolio per gli automobilisti catanesi. Mentre nel resto dell’Isola la situazione sembrava tornare alla normalità già ieri pomeriggio, Catania e Siracusa erano ancora a secco per via dei blocchi nelle raffinerie di Priolo, dove i presidi sono stati rimossi nel primo pomeriggio. Dalle 19 di ieri sera, però, anche nella provincia etnea sono arrivati i primi rifornimenti e alcuni distributori hanno ripreso ad erogare carburante. (Consulta la nostra mappa in aggiornamento sui distributori a Catania) Ad attenderli, tra le ovazioni generali, automobilisti in fila da ore. E qualche furbetto.
Tra le auto in coda davanti al distributore Agip-Eni nella zona Faro, ieri sera un ragazzo provava a vendere della benzina acquistata a Siracusa per 1,90 euro a litro al prezzo di 2,30 perché – diceva – «al momento 20 litri di benzina sono oro». Un’altra segnalazione simile è arrivata, invece, da via del Bosco dove alcuni bambini vendevano la benzina rubata negli ultimi giorni dalle auto in sosta, anche qui a 2,30 euro al litro.
Situazione tranquilla tra gli automobilisti in attesa ai primi distributori aperti. Tra la calca tanti rom, bidoni alla mano, in cerca di carburante per i camper e il riscaldamento. Niente risse a parte i soliti «Scusi lei, dove va? C’ero prima io». Un principio di scontro – prontamente sedato – si è verificato in un piccolo distributore del quartiere Ognina, dove il panico da esaurimento carburante ha messo contro i cittadini in coda dentro le proprie auto e quelli muniti di bidoni, pronti a saltare la fila attingendo direttamente alle pompe.
Intanto nell’Isola è iniziata la conta dei danni, ma per tornare alla normalità sarà necessario qualche giorno. Le code dai caselli si spostano nei centri abitati. Oltre al panico diffuso per la mancanza di benzina, anche quello generato dalla fine delle scorte alimentari non facilita la situazione. I supermercati, ormai quasi del tutto vuoti, ieri erano affollati di gente in cerca degli ultimi prodotti freschi. E da questa mattina scatta anche l’allarme liquidità. Presi d’assalto tutti gli sportelli bancari della città vicini ai distributori. A Catania trovare un bancomat funzionante è quasi impossibile. E c’è chi fa la fila in banca per poi correre a fare il pieno di benzina.
Ben quattro milioni in sei giorni, sarebbe questa la cifra – secondo le stime di Confindustria – delle perdite nel siracusano, dove i manifestanti hanno bloccato giorno e notte l’uscita delle autobotti alle raffinerie Isab-Erg ed Esso. Nel catanese, nel frattempo, gli imprenditori invocano la grazia degli ammortizzatori sociali. Sette aziende avrebbero già chiesto la Cig (cassa integrazione guadagni) ordinaria per 800 lavoratori. E un’altra afferma di voler fare lo stesso per i suoi quattromila dipendenti.
Intanto la situazione nei vari fronti ai caselli stradali appare tranquilla. I blocchi sono stati allentati per garantire l’approvvigionamento dei generi di prima necessità. Le automobili e i tir hanno ripreso a circolare. L’ultimo baluardo dei Forconi a cadere è stato quello di Avola (Siracusa). La protesta continua ma dai blocchi si è passati ai presidi. «Continueremo fino al 26 gennaio ma in forma pacifica. Terremo alta la tensione per far conoscere al mondo intero lo stato di crisi socio economico in cui versa la Sicilia per scelte sbagliate della sua classe politica», scrive su Facebook Martino Monsello, responsabile del Movimento dei Forconi. «Prendo atto che il buon senso è prevalso», ha dichiarato invece il presidente della regione, Raffaele Lombardo.
Adesso l’attenzione del movimento si è spostata verso Roma, dove mercoledì Lombardo incontrerà il premier Mario Monti. Tra le richieste dei manifestanti, oltre gli sconti su energia, trasporti e carburanti, anche la sospensione delle cartelle esattoriali e la creazione di una «moneta popolare», sull’esempio della Svizzera.
«Qualora Lombardo non darà risposte precise alla richiesta del Movimento dei Forconi, i siciliani sono pronti anche dopo il 25 gennaio a scendere ancora più massicciamente nelle piazze», assicura Monsello.
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