Forconi, dalla Sicilia alla conquista dell’Italia

Dalla Sicilia ‘laboratorio politico’, questa volta, è partita non un’alchimia da ‘Principe’ d Machiavelli, ma una vera e propria protesta sociale. Alla faccia di tutti i ‘parrucconi’ che pensano che i problemi seri – primari: il pranzo, la cena, la vita semplice di ogni giorno – si risolvono in pantofole. Invece per ottenere qualcosa bisogna lottare. Soprattutto se “dall’altra parte” c’è un governo – il governo Monti – che è la negazione della politica: un governo, imposto dalle banche, ache non media con le parti sociali, ma impone manovre e balzelli a chi non sa più dove trovare i soldi per campare.
Dalla Sicilia la protesta sale, ieri (inteso come 24 ore fa) in alcune regioni del Mezzogiorno, oggi (inteso come oggi) nel Centro Nord Italia, fino a Bologna, Torino e Milano, fino in Abbruzzo. Dalla nostra Isola, grazie alla protesta che ha coinvolto – e che continua a coinvolgere – migliaia di persone, il malessere si struttura in gruppi e movimenti. Per ora ad aderire alla protesta sono gli autotrasportatori e le Marinerie. Gli agricoltori delle altre parti d’Italia, fino ad ora, non si sono mossi.
In Calabria la protesta cresce di ora in ora. Povertà, fame e disperazione alimentano blocchi un po’ in tutta la regione. Idem in Campania, dove solo la sapienza della politica riusciva a tenere in piedi, tra miraggi e promesse, una grande area del Paese dove la povertà è endemica. Peggiorata, però – e non di poco – dal governo Monti e dalle sua fameliche banche. La novità è che anche a Napoli, sull’esempio della Sicilia, compaiono i primi Forconi.
Lo sciopero nazionale degli autotrasportatori coinvolge tutta l’Italia, dal Piemonte alla Sicilia (da dove, in verità, come già detto, è partito tutto: e dove non è ancora finito nulla, anche perché il governo regionale e il governo nazionale, finora, non hanno dato alcuna risposta).
L’altra grande novità di queste ultime ore è la protesta delle Marinerie. La pesca, si sa, è in crisi. A porre la questione non sono state le associazioni di categoria della Pesca – che in Sicilia, per tradizione, sono molto ‘inglesi’: tant’è vero che, fino ad oggi, non sono riuscite ad ottenere nemmeno uno straccio di regolamento sulla pesca sportiva – ma gli stessi pescatori che hanno deciso di prendere il toro per le corna. E di scendere per le strade della Sicilia accanto ai ‘Forconi’ (che sono gli agricoltori, più alla fame degli stessi pescatori).
Ebbene, il messaggio di protesta delle Marinerie è passato. Adesso in ‘movimento’ sono anche altre Marnerie italiane: quella di Viareggio, quella di Civitanova, quella di San Benedetto del Tronto. E non è da escludere che, nelle prossime ore, a queste si associno altre Marinerie. Tutte unite da obiettivi comuni: il caro-carburante e il dibattito sui regolamenti sulla pesca adottati da Bruxelles sulla base concetti e considerazioni giustissime se applicate nei mari del Nord Europa, sbagliate se inserite nel Mediterraneo.
E la Sicilia? dalle nostre parti, come già accennato, la protesta non è finita. C’è stato un allentamento del blocco che ha consentito il passaggio di viveri e benzina. ma si studiano altre forme di protesta. Per colpire i governi – nazionale e regionale – lasciando in pace la popolazione. Mentre scriviamo è in coros una riunione a Caltanissetta. Dove verranno decise le mosse per i prossimi giorni. Un dato è certo: la protesta non si fermerà fino a quando non si otterranno le cose che si chiedono.

 

Redazione

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