Fondi europei, pagamenti in Sicilia sono fermi al palo Per l’Isola spauracchio della restituzione a Bruxelles

«Se il Sud non cresce, la colpa non è dei fondi europei che non funzionano, ma dei governi che hanno ridotto gli investimenti». Il quadro impietoso, messo nero su bianco dalla Cgil Sicilia, verrà presentato questa mattina in commissione Ue all’Assemblea regionale siciliana nel corso di un’audizione sullo stato dell’arte della spesa comunitaria. Secondo il sindacato, nell’Isola «le conseguenze della recessione sono state gravissime e i numeri sono impietosi: il Pil regionale è crollato del 13 per cento, calato il valore aggiunto del settore industria (-7 per cento), delle costruzioni (-19 per cento), e soprattutto sono calati gli investimenti, addirittura di 41 punti percentuali».

Anche guardando al prossimo futuro non va meglio: se le previsioni di crescita nel Paese sono dello 0,1 per cento nel 2019, la Sicilia resta in recessione dello 0,5 per cento. Guardando al prossimo anno, in Italia il Pil dovrebbe crescere di mezzo punto percentuale, mentre la Sicilia dovrebbe fermarsi a zero, interrompendo quantomeno la tendenza alla recessione.

Un quadro in cui tantissimo potrebbero fare gli investimenti, anche attraverso le risorse comunitarie. Ma, come denuncia il sindacato, anche in questo caso l’Isola è ferma al palo sul fronte dei pagamenti: su 5 miliardi e 93 milioni di euro programmati con fondi comunitari, meno del 18 per cento delle risorse si sono trasformate in pagamenti reali, circa 900 milioni di euro.

E il Patto per la Sicilia? E i Patti per Palermo, Catania e Messina? Lacrime e sangue anche lì, se si considera che per le tre aree metropolitane erano stati programmati interventi per 332 milioni di euro ciascuna, ma attualmente i pagamenti arrivano al 2,9 per cento per Catania, all’1,07 per cento per Palermo, fino allo 0,79 per Messina. Dei 2 miliardi e 320 milioni programmati nel Patto per la Sicilia, soltanto 91 milioni (poco meno del 4 per cento) si sono trasformati in pagamenti reali.

Il sindacato fa poi le pulci alle grandi opere, mettendo nero su bianco come la Sicilia sia la terra «delle opere grandi e piccole lasciate a metà»: su 521, i cantieri bloccati sono 154, per oltre 500 milioni di euro. «Solo per avere un’idea – scrive ancora il sindacato – la regione Piemonte ha un elenco di 13 opere incompiute, per un valore poco più di 75 milioni di euro, mentre l’Emilia-Romagna ha un elenco di 14 opere incompiute per un valore di circa 80 milioni di euro».

Non va meglio sul fronte delle reti idriche e fognarie, per le quali l’Italia continua a ricevere multe dalla Corte di giustizia europea, la cui quota parte per la Sicilia sfiora i 100mila euro al giorno. Intanto il calendario scorre e, tra poco più di due mesi, la Regione dovrà fornire all’Unione europea la nuova rendicontazione sulla programmazione comunitaria. Il rischio, ancora una volta, di rimandare a Bruxelles le risorse destinate agli investimenti al momento resta altissimo.

Miriam Di Peri

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