Fondi europei 2014-2020, Sicilia già in ritardo Ursino: «È lo stesso modello del passato»

Siamo già in ritardo. Nonostante le promesse e le parole spese dalla politica regionale sull’importanza dei fondi europei, la Sicilia ha già mancato la prima scadenza per la programmazione 2014-2020, quella del 22 maggio, entro la quale la Regione avrebbe dovuto inviare a Roma lo schema dei Risultati attesi/azioni per ciascuno degli undici obiettivi tematici su cui si concentrerà la nuova programmazione. A scriverlo in una lettera indirizzata al governatore Rosario Crocetta lo scorso 21 maggio, è stato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri Graziano Delrio, che nei giorni scorsi è stato in visita a Catania. «Su scelte importantissime e che avranno conseguenze per i prossimi otto anni, si arriva ancora una volta in ritardo e si decide dentro stanze chiuse senza un confronto con il territorio». A tuonare contro il Dipartimento della Programmazione della Regione Sicilia è Giuseppe Ursino, imprenditore catanese e facilitatore del Tavolo per le imprese. «E’ lo schema già visto negli ultimi decenni: decisioni prese all’ultimo momento e in maniera autoreferenziale. Il fallimento delle vecchie programmazioni nasce dallo stesso modello che si sta adottando ora. Chi è silente diventa connivente e noi non vogliamo esserlo».

Nella lettera inviata al governatore Crocetta, il braccio destro del premier Renzi ricordava che «anche allo scopo di facilitare e accelerare la definizione dei Programmi operativi nazionali e regionali, all’accordo italiano è stato allegato lo schema Risultati attesi/azioni per ciascuno degli 11 obiettivi tematici. Mi preme quindi sottolineare – aggiungeva Delrio – l’importanza di completare questo esercizio, che doveva essere concluso entro il 22 maggio come richiesto dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione, e accelerare la predisposizione di ogni altra documentazione utile alla definizione dei programmi operativi Fesr e Fse della tua Regione».

Tra gli undici obiettivi tematici c’è quello delle infrastrutture. Secondo quanto anticipato dal dirigente regionale Giovanni Arnone, la fetta di fondi destinati a questo settore è ridotta rispetto a quella del precedente settennio: si passerà da 1 miliardo e 200 milioni a 600 milioni. Da investire quasi esclusivamente sui collegamenti ferroviari. Ma, secondo Ursino, l’elenco al momento annunciato degli interventi che potrebbero essere finanziati dall’Europa nel prossimo futuro «è monopolizzato dalla Sicilia occidentale: la tratta B del passante ferroviario di Palermo; il collegamento Canicattì-Licata-Gela e l’aeroporto di Comiso; la tratta Aragona-Agrigento; la velocizzazione della linea Enna-Palermo. Ultimamente – sottolinea l’imprenditore – sembra che quando si tratta di fare scelte sui trasporti e sulle infrastrutture, l’isola venga divisa tra buoni e cattivi e la Sicilia orientale risulta sempre tra questi ultimi».

Il portavoce del Tavolo delle imprese punta il dito contro la mancanza di un confronto con il territorio, «che la politica dovrebbe portare avanti, non tanto i funzionari». «Manca la trasparenza. A quali interessi rispondono questi funzionari che decidono arbitrariamente? – chiede Ursino – Ci siamo occupati già in diverse occasioni di porti e aeroporti e la nostra logica è di fare sistema in maniera ragionata, creando reti infrastrutturali che possano far da volano a sviluppo vero e non assistenzialismo. Continuiamo ad aspettare in Sicilia quel cambio di passo che Renzi ha dato al governo nazionale».

Salvo Catalano

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