L’outsider Osvaldo Russo si candida al governo della città di Floridia con la lista Gente comune. Il 53enne, che da 33 anni fa il consulente fiscale ed è sposato con due figli, non ha mai fatto politica attiva prima d’ora. Lo scorso anno aveva dato vita all’associazione culturale Liberi dalla politica, adesso scende in campo senza colori politici né grandi nomi a sostenerlo.
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Nasce da un sentimento di amore e di sofferenza verso tutte le persone che vivono quotidianamente disagi e difficoltà e che restano nell’ombra. Per la mia professione ho contatti con molti clienti che vivono questa situazione e mi sono stancato di stare con le mani in mano. Non mi candido tanto per vincere, perché riconosco che per me è difficilissimo avendo una sola lista, che si sta promuovendo gratis, ma perché la vedo più come una missione».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Parlano tutti di spazzatura e di acqua che sono servizi base da garantire, invece oggi la necessità principale dell’amministrazione secondo me è quella di adoperarsi per cercare di arricchire il territorio. Noi abbiamo un programma di ben 92 pagine studiate per proiettare Floridia verso il futuro e per cercare di dare risposte alle esigenze della comunità, in particolare al disagio economico. Il mio progetto è quello di creare due aziende municipalizzate che si occuperanno della lavorazione e della trasformazione di prodotti ortofrutticoli. Questo permetterà di legare insieme i tre settori dell’economia locale in grado di creare sviluppo: agricolo, artigianale e commerciale. Il Comune è indebitato e pensare di creare economia dal nulla è un’utopia, ma visto che i soldi per pagare gli amministratori ci sono stati noi abbiamo pensato di rinunciarci e investirli per realizzare questo progetto di sviluppo del nostro territorio».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Io mi ispiro solo alla mia persona e a quello che sento dentro io».
In caso di ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Noi siamo un gruppo aperto e lasciamo tutte le porte aperte perché ci interessa la realizzazione dei nostri progetti. La condizione però è che chi si avvicina per farci una proposta sia disposto a rinunciare al proprio stipendio».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Io non temo nessuno perché non ne ho motivo, mi rimetto semplicemente alla volontà delle persone appartenenti alla comunità».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Credo che le responsabilità nel bene e nel male siano non individuali ma collettive, e le attribuisco sia all’amministrazione che all’opposizione che non hanno fatto una politica di interesse per la comunità».
La scorsa estate, lei voleva fondare l’associazione culturale Liberi dalla politica e adesso, invece, si immerge nella politica. È un progetto coerente?
«La mia è una politica sociale. Voglio tenere fuori i partiti e portare avanti la mia idea libera, senza persone al di sopra che gestiscono o impartiscono ordini. Ed è questa la vera politica, fatta da persone fortemente motivate che scelgono la politica come volontariato e missione».
Se non dovesse vincere continuerebbe a impegnarsi in qualche modo?
«Il nostro gruppo è nato non perché vogliamo andare a fare politica, ma semplicemente perché vogliamo rompere le catene che, se si continua così, porteranno la città al collasso. Vogliamo mandare dei segnali forti a livello locale e dimostrare che fare buona politica è possibile, basta essere motivati e spogliarsi di qualsiasi interesse».
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