Antonio Fiumefreddo è pronto a consegnare le dimissioni da Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini. Fin dal primo momento la sua nomina è stata accompagnata da polemiche, cresciute gradualmente dopo oltre due anni di gestione. L’ex assessore del comune di Catania viene accusato di cattiva gestione e scarse competenze, ma è pronto a difendersi, ove gliene sia data possibilità, indicando i veri colpevoli della crisi del Teatro, simbolo della cultura catanese nel mondo. Ha annunciato le dimissioni con una breve lettera. Ecco il testo:
Sento di dover raccogliere il gentile invito rivoltomi dal Consiglio Comunale di Catania alla riflessione. La prima che mi viene spontanea riguarda proprio l’incredibile impegno, non so quanto costato, di un intero consesso civico che decide di dibattere su un argomento delicatissimo e di cui, per ammissione di tutti gli intervenuti, nessuno conosceva alcun presupposto concreto. Mi ero detto pronto a fornire tutti gli elementi documentali, in seduta pubblica e teletrasmessa,in ossequio all’intera Città ed al Consiglio stesso, ma si è scientemente preferito di impedire ai singoli consiglieri di approfondire la questione per assecondare la volontà di chi persevera nel tentativo sempre più goffo di mistificare la realtà.
La seconda riflessione riguarda il richiamo fatto da alcuni intervenuti in ordine a presunti dignitosi “passi indietro” del sindaco Stancanelli che non solo non sono mai avvenuti, ma non hanno impedito al presidente del CdA di commettere atti illegittimi, abusi ed usurpazioni sino a poco prima del commissariamento e che verranno approfonditi nelle sedi opportune. La terza riflessione riguarda il costante richiamo fatto da alcuni consiglieri a quei “lavoratori” del Teatro presenti tra il pubblico. In realtà proprio tra le prime file sedevano i protagonisti di quel malaffare che non mi stancherò di denunciare e che nulla hanno a che fare con i tanti lavoratori onesti che proprio loro, per coprire se stessi, stanno mandando al massacro. Sia chiaro che, per quanto mi riguarda, chi lavora 72 giorni l’anno e viene pagato per 312 non è un lavoratore ma un truffatore; chi utilizza pubblici dipendenti per farsi concerti e tournée private non è un lavoratore ma un truffatore; chi timbra dalle 7 del mattino alle 23 di sera senza esserci non è un lavoratore ma un truffatore; chi si autocertifica centinaia di ore di straordinario, gettoni di presenza, sostituzioni di direttori, falsifica atti, determina promozioni su presupposti falsi, non è un lavoratore ma un truffatore; chi pretende di far pagare alla propria moglie prestazioni inesistenti non è un lavoratore ma un truffatore; chi paga cachet in difformità alle disposizioni ministeriali non è un lavoratore ma un truffatore. E potrei continuare a lungo.
I consiglieri, per quanto generosi e certamente in buona fede, avrebbero fatto un servizio migliore alla Città ed ai propri Partiti se avessero scelto di “conoscere prima di deliberare”, evitando di assumersi una responsabilità gravissima ed esporsi al pubblico ludibrio quando i fatti saranno accertati. La riflessione conclusiva, quindi, non può che essere coerente con il percorso sin qui intrapreso e certo non facile ne piacevole. Devo certamente ritenere esaurita la mia esperienza, anche esaltante, alla guida del Teatro Massimo Bellini di Catania. E sono pertanto pronto a lasciare questa scomodissima poltrona ma prima chiedo che il Consiglio comunale mi consenta di intervenire in aula per spiegare ai catanesi come stiano realmente le cose. Ciò fatto, non resterò un minuto di più!
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