Fiume Oreto, secondo incontro all’Ecomuseo del mare «Diventava di mille colori a seconda dell’inquinamento»

«Dobbiamo cercare di fare innamorare nuovamente la gente del fiume Oreto, percepito dai palermitani come una fogna e non come un luogo che potrebbe creare ricchezza ed essere fonte di reddito per tanti». Spinti da questa voglia di cambiamento si sono riuniti ieri, all’interno dell’Ecomuseo del Mare di Palermo, numerosi rappresentanti di associazioni ambientaliste, di cittadinanza attiva, tecnici e semplici cittadini. Quello di ieri era il secondo incontro dedicato alle sorti del fiume palermitano. Il primo si era tenuto lo scorso cinque gennaio su proposta di Paolo Caracausi, presidente della III Commissione del comune di Palermo. Caracausi era stato colpito da un video, scovato sui social e realizzato dal videomaker Igor D’India. Poi l’idea di mettere insieme associazioni e istituzione per dare vita ad un progetto comune per la rinascita dell’Oreto.

Ieri dentro i locali dell’’ex deposito delle locomotive Sant’Erasmo, si sono sedute attorno ad un tavolo persone legate dalla stessa voglia, tutti con lo stesso desiderio di poter riveder scorrere nel fiume acque cristalline e pulite. Tra questi c’è Benny Faraci, un agronomo che dedica la propria vita alla coltivazione di prodotti biologici e naturali. «Vivo a Giacalone, a pochi passi da dove nasce il fiume – ha detto -. Esistono parecchie realtà agricole lungo il fiume e posso dare il mio contributo da tecnico al fine di proporre e supportare attività lungo il fiume». Ninni Conti, di Pioppo (frazione di Monreale) ha raccontato di quando, da piccolo, andava a fare il bagno nel fiume. «Ho visto l’evoluzione del fiume in questi anni – ha raccontato -, portavo tanti bambini a visitarlo con Palma Nana ma abbiamo dovuto sospendere le escursioni perché non era più possibile».

Secondo Emanuele Biondo, ex maresciallo dei carabinieri, il fiume Oreto assume tonalità diverse a seconda dell’inquinamento. «Diventava rosso il venerdì quando chiudevano le Asp – ha raccontato – e iniziava la macellazione clandestina degli animali, poi diventava nero quando aprivano i frantoi, bianco per la lavorazione del marmo, quando c’era la quiete diventava grigio a causa dei continui scarichi fognari». E che l’Oreto possa essere una risorsa ci credono tutti: a partire da Fabrizio Zanca che, con la sua Cooperativa Immagine, gestisce un terreno nei pressi di Ponte Corleone, a Palermo. 

«Un piccolo paradiso dove durante l’anno si sono stati momenti in cui c’è acqua era limpida e c’erano anche i pesci – ha raccontato -. Ci occupiamo di inserimento lavorativo per persone svantaggiate ma abbiamo dovuto spostare l’attività abbandonando questa realtà, per il futuro però abbiamo altri progetti, vogliamo avviare altre attività come coltivazione, apicultura o fattorie didattiche». Al termine dell’incontro di ieri Paolo Caracausi ha comunicato di aver sollecitato l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Totò Cordaro a stabilire un incontro con le amministrazioni di Palermo, Monreale ed Altofonte. «Siamo sulla buona strada – ha detto -, bisogna seguire i tempi delle istituzioni». 

Gaetano Ferraro

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