Prova a spiegarlo con parole semplici anche se il suo progetto coinvolge la Fisica meno elementare e proprio per questo più intrigante. «Potremmo dare un importante contributo alla ricerca sul neutrino, la particella più misteriosa e inafferrabile dell’universo. Ed essere così in grado di avvicinarci a una delle più affascinanti ipotesi, quella formulata nel 1937 da Ettore Majorana, secondo cui il neutrino è anche antineutrino. Cioè la materia e l’antimateria che nel caso dei neutrini coincidono». Continua a non essere tanto chiaro ma con il suo progetto Manuela Cavallaro, fisica nucleare di Acireale, ha convinto la commissione del Consiglio europeo di ricerca, aggiudicandosi l’Erc starting grant 2016.
Il programma si chiama Nure (Nuclear reactions for neutrinoless double beta decay) e per il suo sviluppo è stato approvato l’intero finanziamento richiesto: un milione e 271mila euro. La ricercatrice dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) spiega che il fenomeno oggetto di studio, quello del doppio decadimento beta senza neutrini, è un fenomeno naturale «ma è rarissimo un decadimento spontaneo. Talmente raro in natura che non è mai stato osservato». Per questo «l’idea è quella di provocare le stesse transizioni attraverso le reazioni nucleari in laboratorio».
«Sembra facile – spiega la fisica siciliana – ma provare a simulare ciò che avviene in natura richiede apparecchiature di alto livello che abbiamo solo noi nel mondo. Per questo il progetto finanziato non aveva competitor a oggi». Ha sempre studiato tra Acireale e Catania Manuela Cavallaro. Affascinata dallo studio dei fenomeni naturali sin dal liceo, ha scoperto all’università la Fisica del nucleo atomico. «Negli anni ho viaggiato tanto, tra Stati Uniti e Giappone, ma adesso a 35 anni la mia base è, e voglio che resti, la Sicilia».
Sarà l’Unione europea, che con l’Erc supporta la ricerca scientifica di frontiera, a finanziare il suo progetto «valutato e premiato seguendo il solo criterio dell’eccellenza – spiega Cavallaro – tra discipline diverse». Il progetto sarà sviluppato in cinque anni e richiederà la formazione di un team. «Avremo l’opportunità di assumere e formare nuovi ricercatori proprio qui, nei laboratori nazionali del Sud (Lns) che sono un polo avanzato per lo sviluppo di tecnologie e strumentazione in tutto il mondo».
Continuerà a collaborare con i colleghi sparsi in tutto il mondo «perché chi lavora a un progetto diventa una famiglia». Ma resterà qui – assicura Cavallaro – perché «nell’ambito della ricerca e della sperimentazione della Fisica nucleare non abbiamo nulla da invidiare alle realtà scientifiche internazionali». E se non riesce a smentire che in Italia è più difficile ottenere fondi per la ricerca rispetto ai colleghi europei, è certa che «il livello dell’Istituto nazionale di fisica nucleare è altissimo. Siamo conosciuti in tutto il mondo e molti ricercatori arrivano dall’estero per fare ricerca nel nostro Paese».
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