«Mi rivolgo a Lei quale componente del governo, ma anche per il suo passato quale leader dei Radicali. In questo momento di gravissima crisi sociale, la nomina del dottor De Gennaro, di cui non conosco i meriti ma di cui leggo negli atti processuali i suoi demeriti, creerà una ulteriore frattura tra Paese reale e Istituzioni». Ha scritto una lettera al ministro degli Esteri Emma Bonino, e Goffredo D’Antona – avvocato catanese e portavoce dell’Osservatorio dei diritti – all’ex leader dei Radicali rivolge una richiesta chiara: opporsi alla nomina di Gianni De Gennaro, capo della Polizia durante il G8 di Genova nel 2001, quale nuovo presidente di Finmeccanica.
De Gennaro, ex sottosegretario del ministro della Difesa del governo Monti, per D’Antona è il responsabile della «violenza inaudita e immotivata delle forze dellordine durante il G8, unonta indelebile per la nostra democrazia». E che adesso, per un anno, si accinge a dirigere una delle più grandi aziende italiane, tra i leader mondiali nel settore della difesa e aerospaziale. La nomina, fatta su proposta del ministero dell’Economia (azionista di maggioranza dell’azienda) è stata ratificata ieri dal consiglio di amministrazione. E Goffredo D’Antona, in attesa di una risposta del ministro, si è fatto promotore della protesta online. Raggiungendo, in poche ore, alcune centinaia di sostenitori.
«Chiediamo alle persone che aderiscono di mandare lettere ed email. Perché se l’Italia è scesa in piazza per la condanna di Silvio Berlusconi oggi nessuno dice niente?», si chiede D’Antona, già promotore, lo scorso anno, di una petizione per chiedere le dimissioni di De Gennaro quale sottosegretario. «Abbiamo raccolto 12mila firme lo scorso anno, ma politicamente non furono molti quelli che si spesero. E tra i pochi c’erano proprio i Radicali – prosegue – che a dicembre mi contattarono per fare una interrogazione parlamentare sul tema, che poi non andò a buon fine per lo scioglimento delle Camere», racconta l’avvocato. Che, relativamente alla nomina odierna, vede un piccolo passo avanti. «Oggi c’è un po’ più di sdegno per questa nomina nella opinione pubblica. In parlamento, se togliamo il Movimento 5 stelle di Grillo e Sel, del tema si sono occupati solo un paio di parlamentari del Partito democratico», commenta D’Antona. Che sul futuro della petizione, almeno come movimento di opinione, appare fiducioso: «I contatti di rete, che hanno coinvolto anche molte associazioni delle vittime delle violenze a Genova, hanno funzionato anche per la precedente petizione come numero di persone coinvolte. Ma se a far partire una idea siamo bravi, conta poi l’atto pratico, ovvero agire quando arrivi ai posti di potere», conclude.
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