L’appuntamento è di nuovo al Mise. Sindacati, Comune, Regione siciliana e Autorità portuale sono stati convocati domani a Roma. L’appuntamento è alle 12 al ministero dello Sviluppo economico e sul tappeto c’è la realizzazione del bacino di carenaggio da 80mila tonnellate. Ma le parti sociali chiedono un’accelerazione anche sul fronte del bacino da 150mila tonnellate, per il quale sono in corso lavori di consolidamento e di bonifica ma per il completamento si è in attesa dello stanziamento dei fondi da parte del ministero.
«Domani ci aspettiamo un incontro risolutorio e non l’ennesima passerella, come le tante a cui abbiamo assistito dal luglio 2013 a oggi» dice Francesco Foti, Rsu Fiom di Fincantieri, aggiungendo: «Siamo arrivati a ottobre 2015, sono passati più di due anni, e ancora sui bacini non è stato messo un punto fermo». I sindacati chiedono che in «tempi celeri» si concluda l’iter e che si avviino i lavori, «in considerazione della riduzione di lavoro che Fincantieri ha prospettato per il nostro sito».
Al ministero per lo Sviluppo economico chiederanno di richiamare al tavolo Fincanteri per «esigere una più equa ripartizione dei carichi di lavoro», perché per Foti è «inammissibile» che lo stabilimento di Palermo sia mantenuto a «livelli produttivi minimi mentre negli altri cantieri sono stati garantiti più di 10 anni di lavori». Per il sito palermitano la prospettiva, infatti, è quella della cassa integrazione da fine ottobre e della trasferta di alcuni lavoratori tra Trieste e Monfalcone. «Senza costruzioni, e unicamente con le riparazioni che ci affidano, il cantiere non avrà futuro. Oggi funzioniamo solo come una grande officina a servizio dei cantieri del Nord» conclude Foti.
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