ALCUNI DIRIGENTI – NATURALMENTE CATANESI – DI FORZA ITALIA E NUOVO CENTRODESTRA SAREBBERO GIA’ PRONTI A BARATTARE I PROPRI VOTI IN CAMBIO DEI POSTI ALL’ASP E NELLE AZIENDE OSPEDALIERE. MA DOVRANNO VEDERSELA CON I PROPRI COMPAGNI DI PARTITO. MEZZO PD E’ MESSO DI TRAVERSO. INTANTO LA PROSSIMA SETTIMANA C’E’ IL FESTINO DI SANTA ROSALIA E PALERMO SI FERMERA’. MORALE: LA MANOVRA ARRIVERA’ A SALA D’ERCOLE NON PRIMA DI MARTEDI’ 22 LUGLIO. E MENO MALE CHE C’E’ L’EMERGENZA…
Si è chiude oggi in Sicilia una settimana politica e parlamentare contrassegnata, tanto per cambiare, da grande confusione. Ieri sera la Commissione Bilancio e Finanze dovrebbe aver finito di raccogliere gli emendamenti alla terza manovra finanziaria. Con molta probabilità, gli ultimi emendamenti potrebbero arrivare stamattina.
La Commissione Bilancio tornerà a riunirsi mercoledì prossimo. Lo stop di due giorni dei lavori parlamentari è dettato da Festino di Santa Rosalia, la patrona di Palermo. Il Festino, nel capoluogo siciliano, non si discute. Anche il Parlamento siciliano si deve fermare. Insomma, lunedì e martedì niente attività parlamentare.
Stando alle nostre previsioni, la prossima settimana la terza manovra finanziaria verrà discussa solo in Commissione Bilancio. In Aula, se non sorgeranno intoppi, dovrebbe arrivare martedì 22 luglio. Quanto all’approvazione finale da parte dell’Ars, beh, non ce la sentiamo proprio di azzardare previsioni.
Dall’aria che tira a Sala d’Ercole e dintorni, abbiamo capito che, in un modo o nell’altro, la terza manovra finanziaria verrà approvata. Ma quando e, soprattutto come (cioè con quali voti e dopo quali possibili stravolgimenti d’Aula) non siamo in grado di ‘pronosticarlo’.
Nella confusione generale del momento politico non mancano alcuni elementi certi. La prima certezza è che il Governo regionale di Rosario Crocetta, in Aula, non ha una maggioranza. Mezzo gruppo parlamentare del PD è messo di traverso. Non farà ostruzionismo, ma imporrà ‘prezzi’ al Governo, magari con la ‘sponda’ di altre forze politiche presenti in Aula.
Una seconda certezza è che, ormai, a Roma, il capo del Governo, Renzi, e Berlusconi voteranno insieme per le ‘riforme’, ovvero per la trasformazione del Senato in una specie di Camera bassa, non elettiva, che, rispetto alla Camera dei deputati, avrà un ruolo mezzo ancillare.
L’asse Renzi-Berlusconi avrà di certo ripercussioni in Sicilia. Anche sugli equilibri politici della terza finanziaria del Governo Crocetta. I renziani, nella nostra Regione, sono ormai alleati di ferro di Crocetta, del senatore Giuseppe Lumia e del ‘Partito’ di Confindustria Sicilia. Ma, come già detto, il Governo regionale, a Sala d’Ercole, nonostante tutti questi nomi ‘blasonati’, non ha i voti per far approvare la manovra finanziaria.
Da qui il probabile invito di Berlusconi ai suoi in Sicilia a dare manforte al Governo Crocetta. Non a caso il coordinatore di Forza Italia nella nostra Isola, Vincenzo Gibiino, e il capogruppo degli azzurri all’Ars, Marco Falcone, hanno già aperto al Governo regionale. Salvo a pentirsene, almeno all’ ‘affacciata’, dopo le resistenze che stanno incontrando all’interno del gruppo.
Non tutti, dentro Forza Italia siciliana, sembrano convinti di questa svolta. In parte perché ci sono parlamentari che non ne vogliono sapere di votare per il Governo; e in parte perché sono convinti che, a trarre giovamento da un ormai probabile accordo consociativo con Crocetta, Lumia e Davide Faraone (quest’ultimo è il capo dei renziani siciliani), sarebbero solo Falcone, Gibiino e qualche altro amico catanese di Berlusconi.
Catania – o meglio, la sanità pubblica catanese, in questo passaggio politico e parlamentare – è destinata a giocare un ruolo importante. Il governatore ha lasciato commissariate le poltrone dell’Asp etnea e, in generale, di alcune delle più importanti Aziende ospedaliere della Città Etnea.
Il messaggio è chiaro: facciamo assieme la terza finanziaria e poi ci dividiamo le poltrone della sanità di Catania. In ballo, ovviamente, non ci sono soltanto i direttori generali di Asp, Cannizzaro, Garibaldi e Policlinico universitario, ma i posti di direttori sanitari e amministrativi e, soprattutto, un gruzzolo di primariati.
Uno scenario che ci dice, in primo luogo, che nella politica siciliana, con il Governo Crocetta, non è cambiato proprio nulla, se è vero che una Regione sempre più distante dai bisogni reali dei cittadini blocca la programmazione sanitaria di una città come Catania, mettendo, di fatto, all’ ‘asta’ posti di grande responsabilità che dovrebbero andare alle migliori intelligenze professionali e non certo ai sodali di questo o quel Partito!
Ovviamente, all’Ars gli ingenui non abbondano. E i parlamentari di Forza Italia delle altre province siciliane non sembrano molto disponibili a votare la terza finanziaria per consentire a Gibiino, Falcone e a qualche amico catanese di Berlusconi di spartirsi le poltrone della sanità con Crocetta. Ciò significa che già in Commissione Bilancio la prossima settimana e poi in Aula assisteremo a ‘giochi pirotecnici’…
Lo stesso discorso vale per il Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano. Questo Partito a Roma è alleato di Renzi. E la stessa cosa – almeno nelle teste dei ‘capi’ di questo schieramento politico: lo stesso Alfano, il senatore Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione – dovrebbe avvenire in Sicilia, dove Alfano e i suoi dovrebbero appoggiare Crocetta e il suo Governo.
Guarda caso, Firrarello e Castiglione sono politici catanesi non certo indifferenti alle tante poltrone della sanità pubblica etnea in attesa di essere occupate. Così Alfano, Firrarello e Castiglione avrebbero dato mandato al capogruppo all’Ars del Nuovo centrodestra, Nino D’Asero (guarda caso catanese pure lui) di appoggiare il Governo Crocetta.
Ovviamente – come per Forza Italia – i deputati non catanesi del Nuovo centrodestra non daranno i propri voti per le belle facce di D’Asero, Firrarello e Castiglione, cioè per consentire a questi tre personaggi di spartirsi le poltrone della sanità di Catania e dintorni con il Governo regionale. Chiederanno ‘altro’ per altri ‘territori’.
Insomma, trovare la ‘quadra’ per questa terza finanziaria non sarà facile. Anche perché il Governo Crocetta dovrà fronteggiare la vera insidia: l’ala dei cuperliani del PD che il governatore, Lumia e Faraone hanno lasciato fuori dalla Giunta regionale.
Ufficialmente la direzione regionale del PD siciliano di qualche giorno fa ha dato mandato al segretario del Partito dell’Isola, Fausto Raciti, di ridiscutere composizione e contenuti politici del Governo. Ma Crocetta ha già lasciato capire che continuerà a fare il pesce dentro il barile, perché, alla fine, la segreteria nazionale del PD appoggerà lui e non i cuperliani.
Le distanze tra Crocetta, Lumia e Faraone da una parte e i cuperliani dall’altra parte sembrano ancora siderali. I primi tre vorrebbero uscirsene rifilando una poltrona in Giunta ai cuperliani. I quali, invece, vogliono ridiscutere tutti gli assetti e tutte le alleanze del Governo. A cominciare, ad esempio, dal ruolo di Confindustria Sicilia, che oggi controlla un assessorato strategico e pieno di soldi (Attività produttive), l’Irsap (l’Istituto regionale per le attività produttive) e l’Irfis Fin Sicilia.
I cuperliani mettono anche in discussione la gestione dell’acqua (Crocetta, Lumia, Faraone e i loro alleati sono contrari al ritorno alla gestione pubblica di questo settore), la gestione dei rifiuti (e qui si torna a certi personaggi di Confindustria Sicilia) e, in generale, tutto il mondo degli appalti che ruota attorno a questi settori. Per non parlare della gestione approssimativa dei fondi europei. O della Formazione professionale fino ad oggi in grande sofferenza (centinaia di dipendenti aspettano ancora le retribuzioni da un anno e, alcuni, addirittura da due anni!).
In tutto questo la Regione si ritrova in una condizione finanziaria difficile. E’ di ieri sera la notizia – se ne parla in altra parte del giornale – che il Governo ha bloccato una parte delle retribuzioni arretrate dei circa 750 dipendenti di Riscossione Sicilia spa. Da qui la protesta di questi dipendenti che nei prossimi giorni annunciano una riunione sindacale infuocata.
Sempre ieri sera – come riferiamo in altra parte del giornale – il capogruppo del Partito dei Siciliani-Mpa, Roberto Di Mauro, ha chiesto al Governo regionale di portare in Commissione Bilancio le ‘carte’ dell’accordo finanziario tra Roma e Crocetta.
Di Mauro – e forse non ha tutti i torti – è convinto che Crocetta non abbia ancora illustrato i termini reali di un accordo che, stando a quello che si conosce, ha penalizzato la Sicilia (sembra che il Governo regionale avrebbe rinunciato a contenziosi sui quali la Corte Costituzionale ha già dato ragione alla Sicilia).
Oltre a Di Mauro, altri deputati hanno chiesto al Governo regionale di fare chiarezza non soltanto sull’accordo finanziario con Roma, ma anche sul mutuo da quasi un miliardo di euro acceso qualche mese addietro dalla Regione par pagare le imprese. Di questa vicenda non si è saputo più nulla. E anche su questo il Governo Crocetta dovrà fare chiarezza.
In tutto questo scopriamo che a metà luglio il servizio antincendio, in molte aree della Sicilia, non c’è: e non c’è perché mancano i soldi per pagare gli operai della Forestale. La fortuna ha tenuto lontano lo Scirocco dalla Sicilia dopo i disastri di qualche settimana fa (il rifermento è agli incendi che hanno funestato l’Isola). Ma un dato sembra chiaro: senza il servizio antincendio la Sicilia è a rischio.
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