DOMANI INIZIA LA ‘MARATONA’ DEGLI UFFICI DEL COMMISSARIO DELLO STATO, CHE AVRANNO CINQUE GIORNI DI TEMPO PER ESAMINARE IL ‘PAPOCCHIO’ APPROVATO DALL’ARS. COMUNI: PERCHE’ E’ IMPORTANTE NON VOTARE LEOLUCA ORLANDO ALLA PRESIDENZA DELL’ANCI SICILIA? PERCHE’, PER OPPORTUNISMO, SI E’ ALLEATO CON CROCETTA, CRACOLICI, LUMIA E PD!
C’è una grande confusione, in questi giorni, sotto il cielo della politica siciliana. Da tre giorni si è conclusa la maratona di Sala d’Ercole su Bilancio e Finanziaria e mai come oggi aleggia un clima di grande incertezza. Dietro le dichiarazioni ‘tranqulllizzanti’ dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi, che si dice certo di aver messo a posto i conti della Regione, si nasconde una grande paura.
Perché i conti della Regione non sono affatto a posto. Semmai è vero l’esatto contrario: sono tutti fuori posto. Il presidente Rosario Crocetta e l’assessore Bianchi sanno che la manovra non potrà essere impugnata non perché rispetta la Costituzione, ma perché l’Italia non può permettersi il fallimento della Regione siciliana. Perché l’eventuale default della Sicilia – che è già nei numeri dello scalcagnato Bilancio 2014 appena approvato dall’Ars – autorizzerebbe le società di rating a massacrare l’Italia.
Ma Crocetta e Bianchi non dormono lo stesso sonni tranquilli. Perché i problemi ci sono lo stesso. Con molta probabilità, l’ufficio del commissario dello Stato non toccherà il Bilancio 2014 per evitare lo scioglimento anticipato dell’Ars. La sceneggiata dei soldi di Roma che ci sono e non ci sono resterà in piedi.
La Finanziaria, invece, verrà passata a setaccio. Perché sono troppe le cose che non vanno. A cominciare dal rinnovo dei contratti dei 30 mila precari che è fuori legge. La proroga andava fatta prima del 31 dicembre 2013 e non dopo. Né i Comuni hanno il potere di sanare gennaio. L’inghippo, ne siamo certi, verrà fuori. Con probabili profili di danni erariali.
Sempre a proposito del precariato, non è convincente la copertura finanziaria. A un osservatore attento non sfugge la contraddizione tra una manovra che taglia il fondo per le Autonomie locali e che, contemporaneamente, deve pagare circa 25 mila precari.
Non funziona proprio, poi, la previsione, imposta dalla legge nazionale, della ‘stabilizzazione’ del precariato. Lo scorso dicembre il Tar Sicilia si è pronunciato su un concorso bandito dal Comune di Caltanissetta. Pronunciamento importante, quello dei giudici amministrativi della Sicilia. Che ha sancito l’impossibilità, per i Comuni, di creare corsie privilegiate per i precari. Al contrario, i concorsi dovranno essere aperti a tutti gli esterni e al personale interno che ha i titoli per occupare i posti da mettere a concorso.
Sul piano logico – ammesso che nell’amministrazione della cosa pubblica in Sicilia ci sia una logica – la disponibilità di posti per il personale precario si riduce drasticamente. Cosicché diventa contraddittorio, se non illegale, prorogare per tre anni contratti ai precari ben sapendo che, alla fine del triennio, solo una minima percentuale di questo personale potrebbe essere ‘stabilizzato’.
I punti critici di questa Finanziaria 2014 sono tanti. Come hanno giustamente notato i parlamentari del Movimento 5 stelle, è sbagliata la riforma dei consorzi di bonifica. Per il semplice fatto che non si possono fare le riforme di settore ‘infilandole a sacco d’ossa’ nella Finanziaria.
Incredibile, poi – e questa a nostra avviso è la parte più debole di tutta la manovra – quello che è avvenuto con i residui attivi, ovvero con il fondo rischi che dovrebbe essere costituito per fronteggiare la montagna di entrate incerte, se non fittizie (circa 3 miliardi di euro).
Lo scorso anno la Corte dei Conti ha indicato a Governo e Ars questa priorità. Ma Governo e Ars l’hanno ignorata. Salvo a costituire un fondo nelle ultime battute della ‘maratona’ d’Aula sulla Finanziaria. Manovra azzardata che rischia di penalizzare tutti i settori dell’Amministrazione.
Eppure la soluzione c’era. sarebbe bastato ridurre da 36 a 24 le ore di lavoro di tutti i precari. Applicando questo semplici principio, solo con il precariato degli enti locali il risparmio sarebbe stato di oltre 100 milioni di euro. Questo avrebbe dato luogo a un vero fondo rischi, senza rischiare di intaccare tutti i settori dell’Amministrazione.
Noi non abbiamo né i numeri, né i titoli per dare consigli al Commissario dello Stato. Ma una bella ‘botta’ alla politica per costringere la politica siciliana a ridurre il monte ore dei precari siciliani non sarebbe male. Anzi.
Infine le Province. Ieri Sala d’Ercole – nel pieno di una bufera provocata dall’inchiesta della magistratura sulla gestione ‘allegra’ dei fondi dei gruppi parlamentari – avrebbe dovuto iniziare un dibattito surreale sulle Province e sui ‘liberi’ consorzi di Comuni.
Per fortuna, tutto è andato a vuoto. Ci permettiamo di ricordare che Sala d’Ercole si è già pronunciata sulle Province. E con un voto chiarissimo ha invitato il Governo Crocetta a ripristinare i presidenti e i consigli provinciali. Che verranno pagati meno, possibilmente senza i rimborsi truffaldini.
Se il Governo pensa di abolire le Province si sbaglia. Perché la maggioranza dei parlamentari – e noi concordiamo con loro – non vuole l’eliminazione di questo spazio di democrazia. Il Parlamento siciliano ha la possibilità di opporsi alle massonerie finanziarie che vogliono umiliare la democrazie europee. Una possibilità che Sala d’Ercole sta utilizzando.
Le Province vanno salvate. E vanno salvati anche i Comuni siciliani con meno di 5 mila abitanti. Per questo è importante che i Sindaci dei Comuni con meno di 5 mila abitanti non cadano nel tranello del Sindaco di Catania, Enzo Bianco, e del PD. Il 28 gennaio, quando i Sindaci eleggeranno il nuovo presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale, Comuni Italiani), è bene che evitino di eleggere Leoluca Orlando.
Il nostro giornale, qualche anno fa, ha appoggiato Orlando nella corsa a Sindaco di Palermo contro l’allora Governo di Raffaele Lombardo, contro Antonello Cracolici, allora potente capogruppo all’Ars del PD, e contro il Senatore Giuseppe Lumia, ‘anima grigia’ della politica siciliana.
Oggi, per opportunismo politico, Orlando si ritrova alleato del dannosissimo presidente della Regione, Rosario Crocetta, di Cracolici (un po’ ‘ammaccato’ in questi giorni) e del solito Lumia. E naturalmente del PD di Enzo Bianco.
I Sindaci siciliani, insomma, hanno già tre buoni motivi per non votare Orlando presidente dell’Anci. Ma Orlando non va votato perché è espressione del Governo Crocetta: il Governo regionale che vuole fare sparire oltre 200 Comuni con meno di 5 mila abitanti e, forse, anche molti Comuni con meno di 30 mila abitanti.
E’ inutile nascondersi dietro il dito: il Governo Crocetta, Lumia e il PD vogliono fare sparire i piccoli e una parte dei medi Comuni siciliani per far sopravvivere i grandi Comuni. Manovra politica che va intercettata e bloccata. Ai Sindaci dei Comuni piccoli e medi della Sicilia diciamo: guardatevi da Crocetta, da Enzo Bianco, da Leoluca Orlando e dal PD siciliano.
Invitiamo quindi i Sindaci a votare per Paolo Amenta, il Sindaco di Canicattini Bagni che non difende soltanto le ragioni dei Comuni con meno di 5 mila abitanti: ma difende anche i Comuni delle aree interne della Sicilia e, in generale, l’autonomia dei Comuni da una politica regionale fallimentare e truffaldina.
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