«Il vero voto è sul bilancio e io lì ho votato contro». Non ha dubbi Nicola D’Agostino, capogruppo di Sicilia Futura all’Ars, che proprio al momento del voto sulla Finanziaria non era presente in Aula. Una scelta non casuale, secondo i più maliziosi, che avrebbe consentito alla maggioranza di approvare la manovra con soli 35 voti. Se l’Assemblea al completo, infatti, è composta da 70 deputati, ecco che a portare avanti l’esame della manovra sono stati in 69, dal momento dell’arresto di Giuseppe Gennuso. Ma la metà più uno dei deputati necessaria per l’approvazione della norma, secondo molti, restava comunque a quota 36. Dunque, ecco le assenze dall’Aula al momento del voto: i due deputati di Sicilia Futura, D’Agostino e Tamajo. Più quattro assenti in casa dem: Antonello Cracolici, Giuseppe Arancio, Francesco De Benedetto e Michele Catanzaro.
Resta perplesso D’Agostino, che ammette che la sua assenza era legata a «un disguido tecnico». Il leader del gruppo che fa riferimento a Salvatore Cardinale sottolinea che «anche se fossimo rimasti in aula, alla fine la Finanziaria sarebbe passata con 35 voti a favore e 34 contrari». Il dibattito su questo punto resta aperto e a dire la sua è anche l’ex governatore, Rosario Crocetta, secondo cui «se fossero stati tutti presenti in aula, quei 35 voti non sarebbero stati sufficienti. Poi è chiaro che le vie di fuga si trovano, nessuno avrebbe rischiato di andare alle elezioni anticipate per un solo voto, ma in queste condizioni si rischia di inquinare il rapporto chiaro tra maggioranza e opposizione. Sono convinto invece che serva una riforma elettorale che consenta di fare listoni regionali e dia la possibilità a chiunque venga eletto di governare. Perché senza maggioranza questo governo non fa altro che vivacchiare. Ora, forse era abbastanza normale nel mio caso, ma non lo è in questo». Il tema, insomma, secondo Crocetta, è squisitamente politico: «Anche in questa legislatura non c’è una coalizione di governo. Nonostante una maggioranza schiacciante, si è prodotta la stessa situazione di quando sono stato eletto io». Il risultato, dunque, è che «è passato di tutto e non ne viene fuori una buona finanziaria».
Anche secondo D’Agostino, che nonostante l’assenza in aula è stato comunque molto critico sulla manovra approvata dall’Assemblea, «persino nella tanto vituperata Tabella H venivano finanziati tanti enti importanti. Qui invece si è assistito a uno sbraco. Per il resto è una manovra di ordinaria amministrazione. La prima finanziaria di un governo dovrebbe avere uno scatto qualitativo superiore, ci aspettavamo di più, ci aspettavamo riforme e sviluppo economico. Invece è una manovra piuttosto ordinaria».
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