Finanziaria a rischio impugnativa da parte di Roma Nel mirino Pip, stabilizzazioni e pre-pensionamenti

Tortuoso era stato l’iter che ha portato alla sua approvazione, e difficoltoso potrebbe essere il suo futuro. La prima Finanziaria del governo Musumeci è entrata nel mirino del governo nazionale. Ieri – come anticipato dal quotidiano La Sicilia il ministero dell’Economia ha inviato un documento di 14 pagine all’ufficio legislativo in cui solleva serie perplessità su moltissime norme, alcune centrali del documento finanziario. Eccone alcune. 

LA DOTAZIONE ORGANICA DI IRFIS E LE ASSUNZIONI DEI PIP
L’articolo 64 della Finanziaria prevede l’assunzione a tempo indeterminato di 2.400 persone appartenenti al bacino emergenza di Palermo nella società partecipata regionale Resais. La stabilizzazione dovrebbe scattare a partire dal primo gennaio del 2019. Il bacino degli ex Pip è formato da persone socialmente svantaggiate di Palermo (tra cui ex detenuti, disoccupati, ex alcolizzati ed ex tossicodipendenti) che hanno fatto parte di società prima a capo del Comune, poi della Regione, con la funzione di svolgere diversi lavori di manutenzione ordinaria nel capoluogo. Adesso il ministero sottolinea che sia l’assunzione dei Pip che l’articolo 4, sulla dotazione organica della società Irfis, «sembrano porsi in contrasto con quanto disciplinato dal citato d.lgs. n. 175/2016, il quale prevede espressamente all’articolo 25, che fino al 30 giugno 2018, le società sottoposte a controllo pubblico non possono procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato se non attingendo agli elenchi di cui ai commi 2 e 3 del medesimo articolo».

Tuttavia, il Mef lascia aperta la porta perché ricorda che lo Statuo siciliano lascia alla Regione potestà legislativa sulle «materie relative all’ordinamento degli uffici e degli enti regionali, nonché quelle concernenti lo stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari». Per questo nel documento si precisa che saranno il Dipartimento del Tesoro e quello della Funzione Pubblica a valutare «eventuali profili di illegittimità costituzionale».

PRE-PENSIONAMENTI DEI DIPENDENTI REGIONALI
In bilico anche i pre pensionamenti alla Regione e nelle società partecipate. «Comporta maggiori oneri pensionistici e maggiori oneri per la finanza pubblica non quantificati né coperti», si legge nel documento del ministero. E ancora: «Maggiori oneri previdenziali e maggiori oneri per la finanza pubblica non quantificati né coperti in quanto consente anche l’anticipo della liquidazione della buonuscita anche con riferimento a soggetti già andati in pensione (e in attesa della liquidazione)». Elementi «in contrasto con la Costituzione». Nel mirino finiscono anche i dirigenti dei Beni culturali per cui la Finanziaria ha migliorato il trattamento retributivo, portandolo all’ottavo livello. «Al riguardo – sottolinea il Mef – si fa presente che la formulazione della citata disposizione regionale non appare di chiara lettura». Anche su questo si chiede di acquisire ulteriore documentazione. 

STABILIZZAZIONE DI 15MILA PRECARI DEGLI ENTI LOCALI
Norma molto attesa dall’esercito di dipendenti che lavorano come precari da anni negli enti locali. Ma anche su questo il ministero sottolinea che la copertura finanziaria non è certa. «La copertura finanziaria degli interventi di stabilizzazione è assicurata “nei limiti delle autorizzazioni di spesa già previsti per l ‘esercizio finanziario 2018” relative a varie autorizzazioni di spesa . Tale previsione – si legge nel documento – in assenza della relazione tecnica, non si ritiene idonea a garantire la neutralità finanziaria degli interventi in questione, che potrebbero generare nuovi e maggiori oneri privi di copertura, in contrasto con l’articolo 81, terzo comma, della Costituzione».

LA RIDEFINIZIONE DEGLI ACCORDI CON LO STATO
Doccia fredda su un tema scottante: la ridefinizione degli accordi Stato-Regione maturati in seguito ai negoziati del governo Crocetta. Si parla di maggiori trattenute di Irpef in Sicilia per il valore di un miliardo e 685 milioni l’anno, in cambio la Regione aveva rinunciato a una serie di contenziosi. Secondo il nuovo governo Musumeci quell’accordo è stato fortemente penalizzante per la Sicilia e ha avviato trattative per rivederlo. Sulla base di questo, nella finanziaria regionale sono stati inseriti degli accantonamenti di somme, «nelle more della conclusione degli accordi finanziari con lo Stato e della conseguente emanazione delle norme di attuazione». Sul tavolo le spese sulla sanità (in ballo le quote di compartecipazione tra Stato e Regione) e le entrate derivanti dalle accise sui prodotti petroliferi. 

Il ministero non solo scrive che «non si è a conoscenza di alcun negoziato aperto finalizzato alla revisione degli accordi finanziari per gli anni pregressi», ma, rispetto alla restituzione delle accise sui prodotti petroliferi alla Regione, impone lo stop, perché l’intervento, stando alla legge, si sarebbe dovuto accompagnare a «un incremento della compartecipazione regionale alla spesa sanitaria rispetto alla quota del 49,11 per cento prevista a legislazione vigente». Di conseguenza la norma inserita in Finanziaria regionale «comporta oneri a carico del bilancio dello Stato privi di copertura finanziaria, in violazione della Costituzione».

«La previsione – si legge ancora – che autorizza ad iscrivere in bilancio una somma per la maggiore spesa sanitaria da accantonare o da destinare al ripianamento del debito pubblico regionale non può essere assentita, atteso che le maggiori risorse – riferite a una quota ulteriore rispetto al 49,11% della quota di compartecipazione regionale alla spesa sanitaria prevista a legislazione vigente – devono garantire la copertura degli ulteriori oneri sanitari e non possono essere destinati ad altre finalità».

L’ESTENSIONE DEL REDDITO DI INCLUSIONE SOCIALE
La norma rientrava tra le Misure di contrasto alla povertà e alla esclusione sociale. Si intendeva estendere la platea dei beneficiari del Rei. Ma ecco lo stop del ministero. «Comporta maggiori oneri pluriennali e strutturali per la cui quantificazione è necessario acquisire la relazione tecnica. Considerato che la disposizione in esame autorizza la spesa, indicando la relativa copertura, solo per un anno (il 2018), è necessario precisare che l’estensione è valida solo per un anno (il 2018). In assenza della predetta precisazione, la norma si pone in contrasto con l’articolo 81, terzo comma, della Costituzione».

MISURE PER I GIORNALISTI VITTIME DI MINACCE
«Prevede – lamenta il ministero – l’autorizzazione di spesa per l’esercizio 2018 pari a 200mila euro a valere sulle disponibilità del capitolo 183723. Al riguardo si rappresenta di non avere elementi per riscontrare la congruità della copertura finanziaria prevista».

Redazione

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