La fiera dei morti del 2019, all’ex mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena, e quella di Sant’Agata 2020. Sono i due eventi finiti al centro di un’inchiesta della procura di Catania che, come accertato da MeridioNews, vede cinque persone indagate e destinatarie di un avviso di garanzia. Secondo i magistrati due dirigenti del Comune di Catania, di cui uno oggi andato in pensione, avrebbero turbato le gare d’appalto per l’affidamento degli eventi fieristici in favore degli indagati Arturo e Antonio Coglitore, padre e figlio. Indicati nei documenti rispettivamente come legale rappresentante e amministratore di fatto della società Essece srl. I Coglitore sono anche volti sindacali per il settore mercati della Fiva Confcommercio e, a ottobre 2020, Antonio (il figlio) venne ricevuto, quasi inaspettatamente, dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte come rappresentante dei lavoratori del settore.
Secondo gli inquirenti, il dirigente Gianpaolo Adonia, da vertice della direzione Attività produttive del Comune di Catania e responsabile unico del procedimento, insieme a Giuseppe Fichera, ex funzionario amministrativo del settore Gestione mercati e suolo pubblico, avrebbero «turbato il procedimento di gara nei confronti della Essece, nonostante la società fosse inadempiente nei confronti del municipio per debiti pregressi, attestando falsamente – si legge nell’avviso di conclusione indagini – di non trovarsi in nessuna delle clausole di esclusione» che avrebbero determinato il depennamento dalla procedura pubblica. Ricostruzione, secondo l’accusa, identica per l’assegnazione della fiera di Sant’Agata 2020. Tra le contestazioni al dirigente Adonia spunta pure un passaggio relativo agli stand espositivi, più piccoli e in numero minore – 31 invece di 60 – rispetto a quelli, secondo l’accusa, previsti nel bando di gara.
I magistrati contestano a Fichera anche di avere accettato utilità per concedere «il monopolio dei più importanti eventi fieristici promossi dal Comune di Catania». L’oggetto del presunto accordo corruttivo sarebbe stata la promessa di assunzione del figlio in un patronato e la nomina, dopo il pensionamento del dirigente, quale segretario della Fiva Confcommercio, oltre al «pagamento di un viaggio in Germania». «Sia io che mio figlio siamo tranquilli – replica Arturo Coglitore al nostro giornale – Nessuno ci ha mai favorito, anche perché eravamo gli unici ad avere partecipato ai bandi. Dimostreremo tutto con carte alla mano anche perché, negli anni, abbiamo pagato oltre 200mila euro di suolo pubblico al Comune. Nel 2019, quando abbiamo vinto la gara, ci siamo accollati anche le spese di sistemazione del capannone».
Tra gli indagati, con l’accusa di peculato, compare pure l’imprenditore Riccardo Tomasello, noto per essere stato al vertice del comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata fino al 6 gennaio. Nella qualità di vertice dell’organismo, per i pm, si sarebbe appropriato di poco più di duemila euro, a titolo di spese personali, «senza alcuna autorizzazione degli altri membri del comitato», si legge nel documento. Il tutto sarebbe avvenuto in concorso con Adonia che all’interno del comitato rivestiva il ruolo di tesoriere. «Sono vittima di un’assurdità e di una cosa che mi lascia amareggiato», replica Tomasello contatto telefonicamente da MeridioNews. La notifica dei documenti agli indagati risale a fine 2021. «Ho già chiarito la mia posizione insieme ai miei avvocati Paola Lopresti e Salvo Leotta – aggiunge con un filo di amarezza – Abbiamo smontato euro per euro le contestazioni anche a fronte di una cifra, poco più di duemila euro, che rappresenta una minima parte di un bilancio del comitato che è ben più consistente. Si trattava di piccoli rimborsi, anche da dieci euro per il carburante, dati a chi lavorava. Davanti a tutto questo mi sento disarmato e posso dire con certezza che mai mi sono macchiato di questo reato».
Accuse rimandate al mittente anche dal dirigente Adonia. «Non c’è stata nessuna turbativa d’asta – spiega l’avvocato Simone Marchese che lo assiste – Una sola ditta ha partecipato ed è stata presentata tutta la documentazione originale agli inquirenti. Il debito contestato alla società non era definitivo e, quindi, non c’era nessun motivo di esclusione così come previsto dai regolamenti. I rimborsi per Sant’Agata? Si tratta di una cifra irrisoria – aggiunge il legale – per spese di carburante e pasti. Parliamo di scontrini di 8 o 10 euro. Adonia, da tesoriere, verificava la presenza delle pezze d’appoggio ma non aveva nessun potere autorizzativo». Contattato da MeridioNews, l’ex funzionario Fichera, oggi in pensione, respinge qualsiasi contestazione, specificando che «il viaggio in Germania è stato effettuato per questioni inerenti l’organizzazione sindacale».
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