Fibromialgia, a lavoro su iter per inclusione nei Lea Lorenzin: «Anche su cannabis massima attenzione»

«Sull’inclusione della sindrome fibromialgica nei Lea stiamo lavorando da tantissimo tempo. È una questione che ci sta tanto a cuore e per la quale abbiamo avuto grande attenzione in questi anni». Ad assicurarlo è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in occasione di una iniziativa a Palermo, in merito al complicato iter per l’inclusione della Fibromialgia all’interno dei Lea – i livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini – che sono al momento in corso di aggiornamento. Attualmente, infatti, le persone affette da questa patologia, che richiede un approccio multidisciplinare e di cui ancora non si conoscono né le cause né  cura specifica, non godono di alcuna agevolazione o sgravi previsti dal Sistema sanitario nazionale

Per il Consiglio superiore della Sanità, infatti, pur trattandosi di una malattia ormai assai diffusa – secondo alcune stime Italia 4mila persone ne sarebbero affette, in maggioranza donne – solo in alcuni casi sarebbe «invalidante e non necessariamente permanente» e sono necessari ancora approfondimenti scientifici per il suo inserimento nelle malattie croniche. Da qualche tempo, soprattutto grazie all’interessamento delle associazioni dei malati che si battono per un riconoscimento dei diritti dei pazienti, qualcosa si sta muovendo come ha ricordato oggi il ministro Lorenzin. «Attualmente c’è un osservatorio esterno che abbiamo costituito appositamente per fare in modo che i codici Lea possano essere mano a mano aggiornati in base a risultanze scientifiche per precise». Purtroppo, sui tempi burocratici non è possibile fare alcuna previsione: «Non dipende da me, ma da un osservatorio terzo nominato ad hoc – ha chiarito -, si tratta di un lungo percorso che necessita il confronto con esperti e tecnici del settore scientifico, su cui sta lavorando attualmente la Commissione per la revisione nei Lea».

Strettamente legato alla fibromialgia, c’è anche il tema dell’uso dei farmaci a base di cannabis a scopo terapeutico: in molti casi, l’uso di questa sostanza – utilizzata con successo per il trattamento del dolore cronico di numerose patologie – ha apportato notevoli benefici ai pazienti affetti da Fibromialgia, ma la legislazione italiana e ancora lacunosa e non prevede agevolazioni per loro. La cura, inoltre è assai costosa e non proprio alla portata di tutti. Proprio in questi giorni, la Camera ha dato il via libera alla proposta di legge che disciplina l’uso della cannabis a scopo terapeutico. Il testo, che passa ora all’esame del Senato, fissa criteri uniformi sul territorio nazionale garantendo ai pazienti equità d’accesso, promuove la ricerca scientifica sui possibili impieghi medici e sostiene lo sviluppo di tecniche di produzione e trasformazione per semplificare l’assunzione, come ha ricordato il ministro.

«La legge passata alla Camera è un rafforzamento rispetto alla mia norma – ha detto –  Ricordo che la cannabis terapeutica l’ho introdotta io in questo Paese, e non ha nulla a che fare con la cannabis a uso ricreativo che si chiama droga. D’altra parte, nessuno di noi pensa di dare la morfina per la terapia del dolore e poi farla usare alle persone per divertimento. È una norma rafforzativa, ma dobbiamo lavorare bene sulla prescrizione medica e sui controlli». Ma anche in questo caso, a preoccupare è la scadenza della legislatura: il testo potrebbe non arrivare in tempo in Senato e rimanere lettera morta. «Non posso sapere se riusciremo ad approvarla prima della naturale scadenza del Parlamento – ha aggiunto – Dipende dal calendario al Senato ma, voglio ricordare, che la norma già c’è ed è la legge dello Stato».

Sull’eventualità che le agevolazioni riguardo l’uso della cannabis terapeutica possa essere estese anche alle persone fibromialgiche a carico del Ssn, non si è sbilanciata: «Queste non sono valutazioni politiche ma scientifiche – ha conluso – L’importante è ciò che ci dice il mondo sanitario, noi rispondiamo alla società scientifica».

Antonio Mercurio

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