A un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni, il dottorando italiano che si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti mediorientali, anche la città di Palermo si unisce alla mobilitazione nazionale che chiede la verità sull’omicidio che ha scosso l’opinione pubblica italiana. «Uno dei desideri dei genitori di Giulio – dice Tommaso Gullo dell’Arci – era ricordare il figlio attraverso una fiaccolata. Hanno aderito tantissime città, Palermo non poteva mancare. Non abbiamo richiesto alle realtà sociali di aderire esplicitamente all’iniziativa voluta da Arci e Amnesty International, proprio perchè la consideriamo una battaglia di tutti, e per questo non abbiamo neanche messi i loghi nei manifesti».
In questi mesi cittadini, enti locali, biblioteche, giornali, radio, programmi televisivi, personaggi dello spettacolo, scuole di ogni ordine e grado hanno colorato di giallo l’Italia intera per portare avanti la richiesta di verità per Giulio Regeni e per tutte le persone vittime di sparizione forzata e tortura in Egitto. Una scelta condivisa dal Comune di Palermo, con lo striscione giallo che è stato appeso da piazza Pretoria.
E proprio a piazza Pretoria ci sarà il concentramento il 25 gennaio alle 18 e 30. Le fiaccole verranno accese alle 19.41, l’ora in cui Giulio Regeni fu visto per l’ultima volta vivo. «È fuori discussione che venne ucciso – continua Gullo -. Noi come Arci abbiamo diffuso nei giorni scorsi un report sulla deriva autoritaria del governo egiziano, che riguarda la stampa, le associazioni umanitarie, gli attivisti e le attiviste lgbt. Probabilmente lo stesso Giulio fu vittima di questo clima di repressione».
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