Per la prima volta nella storia delle celebrazioni agatine cinque associazioni dei portatori delle candelore sono state economicamente sanzionate dal Comitato per i festeggiamenti, guidato da Francesco Marano. La ragione sta nel ritardo che ha fatto saltare la loro partecipazione alla processione per l’offerta della cera, quella del tre febbraio scorso. Le candelore del circolo e del Villaggio Sant’Agata si sono attardate davanti alla chiesa della Collegiata, quelle di macellai, pescivendoli e ortofrutticoli in via Dusmet. Temporeggiamenti «dovuti ai motivi più vari, tra cui anche questo», ha dichiarato oggi Marano riferendosi alla tichetta, tradizionale sfida di resistenza che si esegue tenendo sospeso e facendo ondeggiare il proprio cereo più a lungo di quello degli altri.
«Le tichette, se vai su Facebook, le guardi», ha aggiunto il tenente di polizia municipale Renato Valenti, nel corso di una conferenza stampa convocata nell’aula A3 dell’ex Monastero dei Benedettini dal Comitato per la legalità guidato da Renato Camarda. Tutti i presenti, compreso il maestro del Fercolo Claudio Consoli, hanno però ribadito una distinzione: un conto è la pratica in sé, attinente soprattutto al folklore e agli sfottò tra le associazioni rivali; un altro è il presunto giro di scommesse che vi graviterebbe intorno, che non ha trovato conferme a nessun livello. Né tra gli organizzatori, né – per quel che si sa – tra le forze dell’ordine. «Tichetta non è sinonimo di scommesse», ha per l’appunto ribadito Consoli. Nei giorni scorsi Marano ha informato delle sanzioni i presidenti delle associazioni delle candelore coinvolte, che incontrerà tra martedì e mercoledì prossimi. Il conseguente risparmio sui contributi a loro dovuti, circa mille euro, verrà devoluto alle associazioni per la lotta alla violenza di genere.
All’incontro con i giornalisti, a cui ha preso parte anche il parroco della basilica Cattedrale monsignor Barbaro Scionti, gli esponenti delle associazioni che compongono il Comitato hanno mostrato soddisfazione per i passi avanti compiuti su numerosi aspetti dei festeggiamenti dall’avvio della gestione Marano, in particolare nell’edizione 2017. Dall’accresciuta trasparenza sui conti della Festa alla collaborazione virtuosa tra le diverse componenti protagoniste della stessa, dal maggiore ordine durante la processione all’istituzione della terza isola della legalità in piazza Stesicoro (le altre due sono state riproposte in piazza Cavour e piazza Palestro). Tra gli aspetti critici da evidenziare invece l’abusivismo commerciale, specie nel settore della ristorazione, e l’accensione dei torcioni di cera, che il Comitato definisce «il punto più difficile delle celebrazioni». A proposito Marano ha dato la sua disponibilità per intavolare un dialogo con i portatori, ma allo stesso tempo non ha nascosto le difficoltà dovute all’assenza di un’associazione che li riunisca in un’unica sigla.
Tra i banchi dell’aula A3 c’erano anche Milena Virzì e Damiano Capuano, madre e fratello di Andrea Capuano, morto il 25 febbraio 2010 a causa di un incidente in motorino dovuto ai residui di cera rimasti sull’asfalto di via Etnea, dopo 15 giorni di coma. Il Comitato, ha spiegato Maria Teresa Ciancio della Fondazione Fava, ha proposto l’apposizione di targhe commemorative per ricordare lui e Roberto Calì, scomparso il 6 febbraio 2004 poiché ferito dal Fercolo nel corso della salita di Sangiuliano.
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