La riforma costituzionale interessa. Nessuna sedia vuota in platea e decine di persone sono rimaste in piedi, ieri, alla vigilia della conclusione della festa nazionale dell’Unità che si sta svolgendo a Catania, e che ha visto, nelle serate precedenti, numerosi dibattiti fermarsi alla presenza dei soli addetti ai lavori, tra stampa e volontari.
«Non è una riforma perfetta, difficilmente le leggi lo sono. Ma è una riforma che funziona – ha affermato la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, riguardo alla legge di modifica della Costituzione che porta il suo nome e quello del premier Matteo Renzi -. C’è una comunità di cittadini chiamata a decidere come sarà il nostro Paese nei prossimi trent’anni e ognuno di noi deve sentirsi protagonista».
In un incontro al quale hanno partecipato anche la senatrice Anna Finocchiaro e il responsabile nazionale Pd Emanuele Fiano, a tenere banco è un confronto mantenutosi tutto sul merito del testo di legge, come da dichiarazione d’intenti degli ospiti. Il tema è quello che rappresenta, da mesi, maggiore terreno di scontro tra governo e opposizioni, con il testo che, ottenuta ad aprile l’approvazione del Parlamento, sarà oggetto di referendum confermativo tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre.
È stato un incontro più volte interrotto da applausi, pratica rara quando è poco lo spazio concesso alla polemica politica (velata quella di Boschi nei confronti delle recenti dichiarazioni di D’Alema, che da questo stesso palco, una decina di giorni fa ha definito «raccogliticcia» la maggioranza che ha votato in Parlamento questa riforma). «D’Alema ha una buona memoria – commenta la ministra – sono certa che ricorderà che la riforma che ottenne un solo voto di scarto in Parlamento fu quella votata nel 2001. Io non c’ero in Parlamento, ma lui sì».
Il resto è stato uno spiegare, punto per punto, il volto del progetto di riforma. «Frequentemente ci siamo trovati di fronte a referendum complicati, perché abrogativi e perché si faceva riferimento a norme e commi di legge. Questo è un referendum confermativo – spiega Boschi – e il quesito è molto chiaro. Ci sono domande precise a cui bisogna rispondere sì o no. Chi vota no non vota per un’altra riforma, per un’alternativa. Vota per lasciare le cose come sono oggi».
Tocca a lei, quindi, sviscerare il testo e parlare di fine del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, diversa ripartizione della competenza tra Stato-regioni e abolizione del Cnel. Tutti argomenti né familiari né semplici da seguire in un sabato sera di fine estate, ma che hanno dato la dimensione di quanto giovani e meno giovani si sentano coinvolti. Soprattutto quando la ministra ha parlato delle ricadute sulla vita dei cittadini che avrebbe stabilire «chi fa cosa» tra Stato e regioni. Secondo Boschi in Italia, ogni anno, la Corte Costituzionale decide più di 1.800 casi di conflitto di attribuzione, a fronte dei 40 in Inghilterra e dei 60 in Spagna. «Vi sembra andare incontro alle esigenze dei cittadini permettere che ogni regione, su determinate materie, abbia legislazioni differenti tra loro e in possibile conflitto con lo Stato? – ha continuato la ministra -. Questo vuol dire che se volete creare un’impresa a Catania o a Reggio Calabria dovrete avere avvocati che vi dicano quali norme seguire in una o nell’altra regione».
Alla senatrice Finocchiaro è toccato poi ricostruire l’iter dei lavori delle commissioni parlamentari dal ’96 a oggi e a Fiano smontare le ragioni del fronte del no. I tre hanno sottolineato che quella del dibattito sul referendum «non è una guerra» e che lavoreranno per giorni di confronto pacato e rispettoso delle idee di ciascuno, impegnati a informare chi ha dubbi. A questo proposito, Alberto Matano, giornalista moderatore dell’incontro, ha lanciato un sondaggio tra i presenti che non fosse una previsione di voto (come aveva fatto, invece, il direttore del Foglio Claudio Cerasa durante il confronto con Massimo D’Alema). «Dopo questa sera avete le idee più chiare?» E il sì all’unanimità nella platea fa scattare un sospiro di sollievo che la ministra Boschi non nasconde ai microfoni.
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