Festa del Pd, D’Alema: «Referendum su un pasticcio» A sorpresa nel sondaggio tra il pubblico vincono i no

Massimo D’Alema era stato invitato alla Festa nazionale dell’Unità di Catania per parlare di politica estera. Ma l’occasione è di quelle da non lasciarsi sfuggire e l’ex presidente del Consiglio fiuta la possibilità di cominciare a scalfire le certezze del suo partito rispetto al referendum costituzionale di ottobre: «Non si spacca il Paese sulla Costituzione, invece Renzi lo sta facendo», attacca subito. 

Ai piedi dell’Etna D’Alema trova consensi. «Facciamo un rapido sondaggio – esordisce il giornalista Claudio Cerasa che modera il confronto tra lo storico esponente del centrosinistra e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni -. Su le mani chi voterà sì al referendum, e poi ancora su le mani chi voterà no». Nella platea accorsa sotto il tendone del palco centrale alla villa Bellini, con non poca sorpresa, le braccia levate sono quasi alla pari. Anzi, se un lieve vantaggio c’è, è per il no. Ed è lo stesso Cerasa a evidenziarlo con una battuta finale, prima di passare al tema originario dell’incontro: Le sfide della sinistra nel disordine mondiale

D’altronde D’Alema quello che aveva da dire sul referendum costituzionale, lo aveva già detto poco prima ai giornalisti che gli si erano accalcati intorno. «Siete tutti qui per parlare di politica estera immagino – li aveva accolti, con la solita ironia, l’ex presidente del Consiglio – si vede dalle facce». E in effetti, al netto di un paio di domande sulla situazione in Libia e sul nuovo governo Al-Sarraj riconosciuto dall’Onu, la raffica dei cronisti verte solo sulla riforma targata Boschi-Renzi. «Un pasticcio pericoloso», la bolla D’Alema. «Un volumetto che nessuno ha letto. Lei – replica a un giornalista che gli chiede se il vero tema del contendere non sia tanto la Costituzione, quanto Renzi – lei, l’ha letto il testo di legge? No, come al solito». 

Ma sono solo schermaglie iniziali con la stampa. In poco tempo D’Alema si scioglie e parla a ruota libera per quasi venti minuti. «Orfini dice che siamo i nuovi girotondini? Dovrebbe avere più rispetto di personalità importanti come Valerio Onida, De Siervo, Casavola». Quindi avanza la sua proposta di controriforma. «Una paginetta con tre punti – spiega – ridurre drasticamente il numero di deputati e senatori, la fiducia al premier la dà solo la Camera e creiamo un comitato di conciliazione per evitare la cosiddetta navetta (cioè il rimpallo delle leggi tra una Camera e l’altra ndr), così come avviene negli Stati Uniti. Il tempo c’è, Renzi ha detto che, se anche vincesse il no, si voterebbe comunque nel 2018». C’è spazio per il no a questa festa? «Non lo so, non ho letto il programma – risponde – sicuramente non c’è nei media, la Rai è stata occupata dal governo a un livello che solo Berlusconi aveva raggiunto. Ma sono convinto – conclude – che lo spazio per il no ci sia tra i cittadini, più giro il Paese più me ne rendo conto».

L’appuntamento è per il 5 settembre a Roma, «con tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori del centrosinistra e che non sono d’accordo con questa riforma». La battaglia è appena iniziata. 

Salvo Catalano

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