A due settimane dal Fertility day, che avrà una sua tavola rotonda anche a Catania, al netto delle polemiche e degli errori della campagna di comunicazione del ministero della Salute, si è parlato poco di quello che – almeno nelle intenzioni degli ideatori – avrebbe dovuto rappresentare il punto cardine dell’iniziativa: la sensibilizzazione e prevenzione sui problemi di infertilità e sterilità femminile e maschile. Tra coloro che vogliono smorzare l’eco mediatica provocata dalle note cartoline sull’invito alla procreazione e fare spazio al tema della prevenzione c’è Paolo Scollo, direttore del Dipartimento materno-infantile dell’azienda ospedaliera Cannizzaro e presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia.
«È fondamentale rivolgersi soprattutto alle fasce più giovani – spiega il professore -. È mancata una comunicazione indirizzata ai ragazzi in età scolare. Sono i soggetti più recettivi e meno informati. Per questo abbiamo intenzione di coinvolgere gli studenti delle scuole medie inferiori e del primo triennio delle scuole superiori nell’iniziativa del 22 settembre». Tra i membri del comitato scientifico nazionale che ha organizzato la giornata della fertilità, Scollo – nell’ambito di un incontro sulla prevenzione del tumore ovarico tenutosi all’ospedale Cannizzaro – ha spiegato perché parlare di prevenzione e fertilità è importante.
A rendere più frequenti i problemi legati alla possibilità di procreare sarebbe soprattutto lo stile di vita condotto dai giovani. «I casi di infertilità sono riscontrati maggiormente in soggetti che conducono una vita poco salutare perché, per esempio, non praticano sport, sono sottoposti a grandi stress o fanno abuso di alcol», commenta Scollo. La campagna mediatica del Fertilty day, secondo il professore, avrebbe fatto perdere di vista l’obiettivo. «Alcuni concetti sono stati resi in modo da creare solo pubblicità, ma ci sono dati che non possono essere smentiti». Il medico si riferisce, in particolare, all’invito a considerare la maternità in una fascia d’età non avanzata. «Non si può negare – afferma – che le gravidanze a partire dai quarant’anni siano più a rischio sia per la madre sia per il feto». A quell’età la scelta obbligata, secondo l’esperto, sarebbe rappresentata spesso dalla fecondazione in vitro e i numeri su tutta la Penisola sarebbero in aumento. Un punto di vista medico che oggi deve comunque fare i conti con l’emergenza occupazionale e gli scarsi servizi alle famiglie.
Il medico spiega che quello del Cannizzaro, insieme con l’ospedale Santo Bambino di Catania, è un centro di riferimento per la procreazione medicalmente assistita ed è anche l’unico centro pubblico a sud di Napoli a occuparsi di crioconservazione degli ovociti. «Il percorso che si sta facendo è quello di dare anche alle donne affette da tumore ovarico la possibilità di non abbandonare l’idea della maternità. La prevenzione, da questo punto di vista, sta facendo grandi passi in avanti – spiega Scollo -. Negli ultimi dieci anni si parla di più di questo tumore, erroneamente sottovalutato perché considerato meno frequente e grave di quello al seno».
Anche tra gli uomini si registrano aumenti dei casi di sterilità e, secondo l’esperto, sarebbe in aumento il numero di ragazzi che soffrono di problemi di impotenza. «Il dato che stupisce di più è che nel sessanta per cento dei casi gli uomini che fanno ricorso a farmaci per contrastare l’impotenza sono giovani under 30», afferma il medico. Per tutti questi casi il consiglio è, ancora una volta, di mantenere l’attenzione sulla questione. «Per le donne lo strumento migliore per individuare in tempo il problema dell’infertilità è quello delle visite ginecologiche. Le ecografie dovrebbero essere effettuate, perlomeno, con frequenza annuale. Questo a partire dal primo rapporto sessuale o, comunque, dal diciottesimo anno di età», conclude il professore.
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