Sono 111 milioni all’anno che la Regione dovrà versare, per dieci anni, a Trenitalia. Tanto prevede il contratto-ponte nel quale la Regione Sicilia è subentrata quale controparte alla partecipata statale. Durante la conferenza stampa, convocata dal Movimento cinque stelle e dal Comitato pendolari siciliani nella sede dell’Ars di Catania, sono intervenute le due deputate regionali Angela Foti e Valentina Zafarana, che hanno confrontato il contratto – che verrà siglato entro il 31 dicembre 2016 – con il corrispettivo delle altre regioni. «È un documento criptico, pieno zeppo di grovigli, che sembra pensato per fare nascere contenziosi che la Sicilia andrebbe sistematicamente a perdere, sembra un regalo a – denuncia Foti, componente della commissione parlamentare Ambiente e Territorio -. Mentre i contratti stipulati dalle altre regioni prevedono un equilibrio tra le premialità e le penalità, quello siciliano tace su queste ultime. È piuttosto pieno di vie di fuga a vantaggio di Trenitalia».
Secondo comitato pendolari e M5s, continuano a esserci più doveri che diritti per l’utenza siciliana e la garanzia dei trasporti resta una «chimera». «È stato difficile reperire questo documento – aggiunge Zafarana – sembra scritto nelle quattro stanzette dell’assessorato. Nelle sue trame vige la logica di mercato. È stato palesemente stipulato in un momento in cui una delle due parti, la Regione, si trovava in condizione di bisogno. Per di più il contratto ha valore retroattivo, per cui ci ritroviamo a pagare per l’anno precedente per un contratto non ancora sottoscritto».
La denuncia è di una «sproporzione allucinante» tra i vantaggi e le responsabilità che Trenitalia si ritroverà a contrarre, alla luce di una rete infrastrutturale «inesistente». La deputata sottolinea che, nonostante negli ultimi anni siano stati smantellati in Sicilia 14mila chilometri di ferrovia, non è prevista alcuna decurtazione dai costi che la Regione dovrà sostenere. Anzi sono già inserite compensazioni a favore di Trenitalia per il 2015. «Evidentemente, agli occhi dell’assessore Pistorio (Infrastruttura e mobilità, n.d.r.), siamo cittadini di serie B», è la critica di Zafarana. Differenze già lessicali, poiché mentre la versione toscana parla di «un obbligo» dell’azienda nel raggiungere gli obiettivi di efficienza sottoscritti, il testo siciliano riporta «un impegno al raggiungimento». La stessa durata del contratto – dieci anni – coincide col tetto massimo concesso dall’Unione Europea, spiega il Movimento, mentre gli equivalenti nelle altre regioni prevedono una durata di quattro o sei anni. Assenti ancora le indicazioni relative all’utente diversamente abile, al servizio pulizie, alla presenza delle forze dell’ordine a bordo delle carrozze, così come manca una casella di posta certificata per le segnalazioni. «Mentre la Toscana ha chiesto, al fine di calcolare le penalità, un report mensile sui ritardi dei treni, la Regione Sicilia sottoscriverà un contratto che prevede un resoconto semestrale o annuale», denuncia Foti che aggiunge: «Permane la sovrapposizione dei servizi, la concorrenza tra gommato e ferrovie. Con la politica del voler accontentare tutti, sono sempre gli utenti a pagarne le spese».
Alla conferenza ha partecipato anche il Comitato pendolari siciliano, il cui presidente Giosuè Malaponti ribadisce come Trenitalia abbia «smantellato le fasce orarie care ai pendolari», ma continua il dialogo con l’azienda ferroviaria sulle segnalazioni del Comitato. E denuncia la sordità della Regione. Al punto che – suggerisce lo stesso Malaponti – «la soluzione è automonitorarsi: l’utente – spiega – deve fare buon uso delle nuove tecnologie e segnalarci tempestivamente qualsiasi disservizio». A tal proposito è attivo un apposito indirizzo email: comitatopendolari@gmail.com. L’obiettivo del comitato è infatti «fare rete e incalzare gli enti pubblici e l’azienda affinché offrano un servizio migliore». «Chiederemo chiarimenti in commissione regionale – conclude la deputata acese Foti –, perché secondo noi si profila un danno erariale ai danni della Regione e presenteremo una mozione al ministero, dato che rivolgersi alla giunta Crocetta vuol dire non rivolgersi a nessuno».
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