Fera o’ luni, a bando posti che non vuole nessuno «È una zona morta, lì le persone non comprano»

«Sì sì, tutto molto bello, ma quei posti non li vuole nessuno». Così commentano il bando per l’assegnazione di nuovi stalli in piazza Carlo Alberto da parte del Comune di Catania i lavoratori dello storico mercato rionale. L’assessorato alle Attività produttive, il mese scorso, ha messo a disposizione degli ambulanti la possibilità di accaparrarsi 31 posti distribuiti in piazza Carlo Alberto, via Puccini e via Cosentino. «Ma nessuno, nemmeno il più disperato, pagherà per mettersi dove le persone non vanno. Sarebbe uno spreco e già si guadagna poco», dice il titolare di un banco di frutta che ha ereditato dal padre defunto circa vent’anni fa. «Queste cose loro non le sanno perché non vengono mai a parlare con noi. La gente si ferma a comprare nelle bancarelle della strada principale, via Grotte Bianche. Un metro più in là e si fa la fame, figuriamoci in quelle ora a bando», conclude. 

«Pago 350 euro di tasse all’anno per un tre per due e ci sono giornate in cui me ne torno a casa con sei euro», racconta una donna che da 15 anni, insieme al marito, monta ogni giorno una bancarella di materiali per il cucito. E i costi fanno moltiplicare l’abusivismo. «È difficile andare avanti, noi riusciamo a pagare, ma non mi sento di colpevolizzare chi fa l’abusivo. In un modo o nell’altro bisogna guadagnarsi il pane», continua. L’illegalità è una delle note dolenti che, insieme al disordine, punta di risolvere l’amministrazione comunale con il bando sugli stalli. Ma il rischio è che la presentazione delle candidature – per le quali, attraverso il requisito dell’anzianità verrà stilata una graduatoria – vada deserta. «Quei posti sono disponibili perché chi in passato aveva la licenza se n’è uscito considerandola una zona morta», è sicura la lavoratrice. 

«Non c’è controllo, nel centro del mercato non si vede mai un vigile urbano, tutti fanno quello che vogliono e loro pensano ad assegnare posti improduttivi», attacca un venditore di formaggi e salumi. «Noi facciamo quello che possiamo per mantenere l’ordine e il decoro ma loro ci devono dare una mano», si riferisce ancora agli amministratori cittadini. «I ragazzi si sono messi d’impegno a fare la raccolta differenziata soprattutto dell’organico e dei cartoni ma resta qualcuno che ancora se ne frega. Vogliamo un premio? Può essere. Dovremmo colpevolizzare quelli che non la fanno? No, su carusi», spiega un fruttivendolo. «Alcuni poi sono più disordinati perché si cullano che il casino è una caratteristica della fera o’ luni. Lo sa che i turisti di tutto il mondo vengono a farsi le foto in mezzo alle gabbiette della verdura?», aggiunge un suo dipendente. 

«L’amministrazione deve intervenire in altri modi», continua. L’aiuto della politica potrebbe partire «dall’assegnazione di un posto buono agli abusivi, non quelli là. Se ne valesse la pena loro sarebbero disposti a pagare e forse pure più incentivati a mantenere la pulizia. Ma così, solo per perderci quelle quattro lire e il tempo, no», interviene un venditore di abbigliamento usato. «Io mi metterei in regola se ne avessi un ritorno, se no rischio ma almeno due olive e un pezzo di formaggio a casa le porto», racconta un ambulante di libri. «L’ultima volta che hanno fatto la regolarizzazione, nel 1994, si sono occupati solo di una parte, quella vicino al negozio di elettronica dietro corso Sicilia, e si è visto come è andata a finire», dice, riferendosi agli ambulanti, perlopiù del Nord Africa, che da quelle parti vendono merce contraffatta. «Ogni due e tre arrivano i vigili e devono scappare. Vogliamo che si ripresenti sempre la stessa situazione? Che facciano un piano più generale che non ci costi troppo».

Cassandra Di Giacomo

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