La convention bollente del 25-26 giugno al Palaghiaccio di Catania organizzata dal Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo ha dimostrato come la politica siciliana sia in fermento per i prossimi appuntamenti elettorali.
Ora, oltre all’intervento di Maria Grazia Cucinotta e alla retorica legata all’effetto caldo/freddo della due giorni del Palaghiaccio di Catania che hanno dato quel gusto pop all’aspetto mediatico dell’evento, rimangono molti dubbi sulla posizione del partito guidato dal governatore siciliano.
Approfondiamo l’argomento in questa intervista con Rossana Sampugnaro, ricercatrice di Sociologia dei fenomeni politici alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania.

Lombardo vuole rinnovare il rapporto con PD e Terzo Polo e tende la mano a Forza del Sud di Gianfranco Micciché. Secondo lei, quanto conta un riposizionamento del genere in termini di gradimento da parte dell’elettorato in generale e della “base” del Movimento per l’Autonomia?
“Nonostante il partito sia ormai una realtà consolidata, non vi sono studi specifici sugli elettori dell’ Mpa. I dati a disposizione sono molto frammentari: i sondaggi realizzati non consentono di delineare con sufficiente precisione il profilo dell’elettore Mpa, le motivazioni del voto, le precedenti scelte elettorali e le ragioni di un avvicinamento al partito di Lombardo. Più definito appare il quadro relativo al personale politico del Movimento che può fornirci delle indicazioni interessanti sul possibile posizionamento. Da una ricerca sugli eletti che ho personalmente curato, emerge un quadro composito: accanto al nucleo storico di uomini politici che hanno dato vita al movimento, provenienti dalla galassia di partiti dell’area ex-democristiana, troviamo una progressiva e significativa inclusione di personale politico che arriva sia da partiti di centrodestra sia da quelli di centrosinistra, Pd incluso. L’aspetto più rilevante è il reclutamento di nuovo personale – spesso nel mondo delle professioni e dell’associazionismo – che non aveva mai fatto politica nelle istituzioni. Questa trasversalità politica degli eletti allarga il quadro delle possibili alleanze e appare in linea (mi riferisco alla recente indagine di Demopolis) con l’eterogeneità politica dei potenziali elettori”.

Considerata l’ipotesi delle elezioni politiche nel 2012, Lombardo sembra favorevole alle regionali anticipate. Vuole soltanto sfruttare questo cambio di vento nazionale o c’è dell’altro in vista?

“Bisognerebbe chiederlo al Governatore …”.

Un punto è certo: dopo la convention di Catania, Lombardo ha invitato i suoi a tornare in piazza, a una militanza più attiva.
“Penso che la fase iniziale dell’ Mpa – quella del partito personale – si stia esaurendo e che Lombardo pensi ad un consolidamento territoriale dell’organizzazione che soffre a livello locale di una instabilità del gruppo dirigente. D’altro canto, Lombardo è stato capace di cogliere gli umori dell’elettorato e di riformulare programmi e alleanze. La strategia dell’annuncio e dell’attesa – le ventilate primarie di qualche mese fa, la fondazione di un nuovo partito autonomista che superi l’esperienza dell’ Mpa, l’ipotesi di un segretario nazionale – danno l’idea di un’organizzazione non statica ma pronta a ripensarsi. Non importa che le riforme politiche vedano la luce. É importante mantenere i riflettori accesi sul Movimento, suscitare l’interesse dei media … la Convention di domenica a Catania con le parole d’ordine è arrivata sul blindato tg di Minzolini”.

Solo interventi di facciata, allora?
“No, intendo una cosa diversa. Penso che l’Mpa e il suo leader abbiano acquisito la capacità di interloquire con i media, comprendendone le logiche. Grazie a queste sensibilità, è stato possibile legare il nome del movimento a particolari tematiche con un efficace processo di ownership”.

Cioè dei temi che l’Mpa cavalca e su cui “mette il cappello”?
“Cavalcare è un po’ semplificatorio. Il concetto di ownership si lega alla capacità di rapportare l’identità di un partito a talune issues politiche. Mi riferisco ad esempio al Ponte sullo Stretto o alla destinazione delle tasse delle imprese operanti in Sicilia”.

Spesso, a torto o ragione, si dice che la Sicilia sia il laboratorio italiano per nuove coalizioni politiche. Quanto è vera questa affermazione?
“Non bisogna andare indietro fino al milazzismo per richiamare le sperimentazioni politiche in Sicilia. La primavera dei sindaci negli anni ’90 costituisce un primordiale processo aggregativo di aree politiche – quella cattolica, quella laica e quella ex-comunista – nelle giunte dei due principali capoluoghi di provincia. Sperimentare, tuttavia, non comporta di per sé un’esportazione del modello”.

Come vede, infine, il futuro politico di Catania?
“Questa volta penso sia necessario lo sciamano …”

Mario Grasso

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