Femminicidio, una luce per Stefania e le altre Emma Baeri: «Oggi gli uomini sono con noi»

«Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato». «Se il tuo sogno d’amore finisce a botte. Svegliati». Sono solo due delle frasi scritte nei cartelli dei partecipanti alla fiaccolata in ricordo di Stefania Nocela ventiquattrenne di Licodia Eubea uccisa insieme al nonno lo scorso 27 dicembre da Loris Gagliano, suo coetaneo ed ex fidanzato. La marcia si è svolta in contemporanea in diverse città d’Italia, tra cui Firenze, Roma, Biella e Salerno. A Catania è stata preceduta da un’assemblea pubblica in un’affollata aula A2 del Monastero dei Benedettini, alla quale hanno preso parte anche i genitori della ragazza. Tra quelle mura che Stefania, studentessa della facoltà di Lettere, conosceva bene. «Ogni fiaccola è una luce per illuminare le coscienze e per non dimenticare quello che è successo», spiega Patrizia D’Arrigo, insegnante e membro delle Voltapagina e Se non ora quando? Catania, le due associazioni femministe che hanno organizzato l’evento per ricordare la giovane militante, battagliera e femminista, e attraverso di lei tutte le altre donne vittime di femminicidio.

«Stefania, che in un suo scritto rispondeva affermativamente alla domanda se aveva ancora senso il femminismo, è il simbolo della necessità del femminismo e la testimonianza che il femminicidio e la violenza sulle donne esiste», afferma D’Arrigo, ricordando che in Italia nel 2011 sono state uccise da uomini 127 donne. A questo dato si aggiungono quelli presentati dal centro antiviolenza Thamaia che opera nel territorio Catanese e che l’anno scorso ha accolto 171 donne vittime di violenza per un totale di 1186 dall’anno 2003 al 2011. Dalle loro analisi risulta che il 23 per cento degli uomini violenti non ha nessun titolo di studio, il sette per cento ha la licenza elementare e più del 69 per cento ha un titolo superiore o universitario. Mentre le donne sono soprattutto impiegate e istruite. «Il fenomeno – dichiara Loredana Piazza, portavoce del Centro – è quindi trasversale e la violenza colpisce tutti i ceti sociali». Per questo la morte di Stefania le ha provocato «dolore ma non stupore». «Lavoriamo con le scuole e le istituzioni – spiega – e ci accorgiamo giorno dopo giorno che sono ancora molti gli stereotipi che dobbiamo scardinare. Alla notizia dell’omicidio avvenuto a Licodia Eubea, così vicino a noi, ci siamo chiesti a cosa sia servito il nostro lavoro in questi anni. Ma le parole di Stefania che diceva “Lotto soprattutto per chi ancora non ci crede” – conclude – ci fanno andare avanti».

Durante l’assemblea hanno preso la parola amici della studentessa, e anche giovani che non la conoscevano ma che condividono le stesse battaglie. Nessun saluto dalle istituzioni, né dai rappresentanti della Facoltà. Tra gli interventi anche quello della deputata regionale del Pd Concetta Raia, presente in sala insieme al segretario provinciale Luca Spataro, che ha attirato il disappunto di Franco Barbuto, amico di Stefania. La polemica, però, è stata subito troncata. In sala le voci si sono levate compatte: «Siamo qui per Stefania e le altre donne». «Per ricordarla senza fazioni e litigi», afferma Demetra, amica della giovane licodese e autrice della foto che la ritrae con in mano il cartello con la scritta Non sono in vendita durante la manifestazione Se non ora quando? dello scorso ottobre. Per lei Loris è un criminale e non è d’accordo con chi lo ha definito «un innamorato impazzito». «Bisogna lottare contro chi vuole ledere il diritto alla vita degli esseri umani. Stefania, lo so per certo, lo faceva ogni giorno», con questo monito ricorda la compagna.

Ad intervenire anche molti ragazzi, come Matteo Iannitti del Movimento studentesco catanese. «Vorrei essere parte della soluzione e non più parte del problema – dice –  Dobbiamo aprire gli occhi ed essere deboli. Non tapparci gli occhi per sconfiggere la subcultura che vuole la donna sottomessa ed imparare ad essere deboli per non mitizzare la forza e il machismo». «La colpa è nostra perché non facciamo abbastanza», aggiunge Simone dell’Udu, Unione degli universitari. «Nessuna donna può essere proprietà di un uomo, di uno stato, né tantomeno di una religione», conclude citando una frase di Stefania, prima di passare la parola a Livio, che con «una punta di vergogna per il sesso maschile» consiglia: «Chi rispetta le donne deve essere orgoglioso di essere uomo e poi dobbiamo smetterla di avere paura delle donne e trattarle male per questo».

Dichiarazioni, quelle dei partecipanti maschi all’assemblea, che sono state molto apprezzate da Emma Baeri, ricercatrice di Storia moderna all’Università di Catania e storica femminista siciliana. «Stasera – ha detto – è successa una cosa straordinaria, ho sentito giovani uomini dire parole che ho aspettato dicessero per 40 anni. Vuol dire che qualcosa è cambiato».

Dopo un momento musicale, dedicato alla studentessa uccisa e affidato alle ballate in dialetto dei Cantastorie, sono continuate le riflessioni. E non sono mancate le proposte. Prima è arrivato l’invito a tutte le associazioni di donne per le donne a costituirsi parte civile nel processo contro Loris Gagliano, poi il suggerimento della Baeri di intitolare l’aula A2 a Stefania. Ha continuato a chiamare in causa l’Università anche Maria, un’altra amica di Stefania, per cui «il gesto simbolico ha un ruolo importante nel cambiamento. Per questo chiediamo alla facoltà di Lettere di assegnare la laurea ad honorem a Stefania». Arrabbiata per il fatto che molta stampa abbia relegato il suo omicidio alla semplice cronaca nera sottovalutando il problema di genere, si augura «che questa non sia una semplice iniziativa di ricordo ma un momento per continuare le battaglie di Stefania e per fare in modo che lei viva ancora nelle nostre».

Le poche parole del padre della ragazza, Ninni Noce, hanno concluso l’incontro e dato avvio alla fiaccolata: «Oggi ho rivisto Stefania in tutti voi».

Agata Pasqualino

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