«Chiediamo una nuova perizia, questa volta neurologica e non psicologica». Si è aperto con questa richiesta da parte dell’avvocato Giambattista Rizza il processo d’appello nei confronti di Paolo Cugno. Il 28enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) in primo grado con il rito abbreviato condizionato è stato condannato a trent’anni con l’accusa di avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito, la notte del 17 marzo del 2018 e di avere provato a occultarne il cadavere in un pozzo artesiano. Il corpo fu trovato in contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. «Lo abbiamo salvato dall’ergastolo», aveva commentato a MeridioNews il legale dopo la lettura della sentenza.
«Non può bastare un colloquio tra paziente e medico per dire che il mio assistito è capace di intendere e di volere – spiega il difensore – bisogna basarsi su accertamenti tecnici». La richiesta non è una novità. Già durante il processo di primo grado, la difesa aveva più volte sottolineato l’esigenza di fare una tac a Cugno perché «potrebbero esserci delle disfunzioni a livello cerebrale dovute a un incidente stradale, di qualche anno fa, che gli ha provocato la frattura del femore e un trauma alla testa». La procura generale di Catania, rappresentata dal pubblico ministero Antonio Nicastro, si è opposta a questa richiesta. Sul punto, la corte scioglierà la riserva e deciderà nella prossima udienza che è stata fissata per il 5 marzo.
Anche oggi Cugno era in aula ma non ha parlato. Non è escluso che possa farlo in seguito, nel corso del dibattimento. Subito dopo la scoperta del delitto, i sospetti degli inquirenti si concentrarono sul compagno della vittima. Stando a quanto poi ricostruito, i due erano andati in campagna per dare da mangiare agli animali e, probabilmente, anche per tentare di chiarire l’ennesimo litigio in un periodo di crisi. Cugno avrebbe ucciso la compagna con un coltello trovato in un capanno colpendola ripetutamente. Fermato dai carabinieri, dopo un lungo interrogatorio era arrivata una confessione senza pentimento, mentre davanti alla caserma di via Vittorio Emanuele, ad attenderlo fino a notte fonda, c’era una folla inferocita.
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