Una data, domenica 19 dicembre 2004, ha permesso al pubblico ministero Lucio Setola di mettere in dubbio due testimonianze delle difese nel corso dell’ultima udienza del processo per gestione di discarica non autorizzata e disastro ambientale all’interno dell’ex facoltà di Farmacia di Catania. Proprio dal 19 al 29 dicembre di quasi otto anni fa due ispettori dell’Azienda sanitaria locale avrebbero fatto alcuni sopralluoghi, misura richiesta a seguito di una segnalazione di una dipendente del dipartimento di Scienze farmaceutiche, Agata Platania. Dopo aver fatto testimoniare Angelo Savoca e Santo De Luca – in un’udienza ricca di «non mi ricordo» e «probabilmente» poco utili – il pm ha fatto letteralmente sussultare le difese degli otto imputati facendo notare come sul verbale si asserisca che la serie di ispezioni sia iniziata nel giorno festivo, nel pieno della settimana natalizia. E, scatenando anche le proteste di alcuni legali che si sono chiesti se abbia aperto un fascicolo parallelo, Setola ha anche aggiunto che dai registri dell’Asl non risulterebbe che una sola uscita per servizio di entrambi i testimoni, il 29 dicembre.
Tutto inizia con una lettera all’Asl 3 di Catania nella quale Platania, allora addetta alla biblioteca, riferisce di strani odori e malori nel luogo di lavoro. La struttura si trovava nello stesso piano seminterrato dei laboratori. «Lamentava un malessere diffuso», spiega Savoca. Dopo la richiesta della documentazione al responsabile della sicurezza – Fulvio La Pergola, imputato nel procedimento – vengono effettuati anche dei colloqui informali con altri lavoratori, tra i quali Adele Gubernale, una delle persone citate nel memoriale stilato dal dottorando Emanuele Patanè che costituisce la base dell’impianto accusatorio. Ad accompagnare gli ispettori è il direttore del dipartimento, Franco Vittorio, anche lui imputato. Nel corso del giro all’interno dell’edificio 2 della Cittadella, viene raccontato ai due responsabili dell’Asp di un incidente occasionale, la rottura di una provetta, probabilmente. Ma di questa segnalazione – anch’essa riferita dai teste in maniera vaga e confusa – non c’è traccia nella relazione finale. Come recita il verbale stilato al termine dell’ispezione, «nei locali, dopo gli interventi di sifonatura (i lavori di rifacimento degli scarichi fognari, ndr), non si sono più verificati episodi del genere con effetti acuti, solo la sensazione di trovarsi in un laboratorio chimico». Quindi ad aver preoccupato la dipendente del dipartimento potrebbe essere stato l’avvenimento singolo, deducono i tecnici, e la pratica viene archiviata senza alcuna conseguenza.
Ma durante la testimonianza di Savoca e De Luca emergono delle incongruenze che partono da un punto fondamentale. Nessuno dei due ricorda se abbia parlato con la denunciante, Agata Platania, e non c’è traccia di un’altra segnalazione effettuata il 21 maggio dello stesso anno dalla donna e firmata anche da altri due colleghi che addirittura figurano tra le persone sentite durante i sopralluoghi. Eppure la data del primo reclamo – più circostanziato nei contenuti – è tracciata negli appunti di Angelo Savoca, anche se lui e De Luca non sanno spiegare concretamente per quale motivo la prima richiesta sia rimasta inevasa.
«Non abbiamo ignorato quelle problematiche», si difende Savoca che sostiene di aver effettuato quei controlli che i disturbi segnalati suggerivano, a cominciare dalla verifica del funzionamento delle cappe di aspirazione. Si trattava di indicazioni vaghe, sensazioni che si presentavano senza regolarità, che non avrebbero permesso una maggiore precisione. A contribuire a fare maggiore chiarezza avrebbero potuto contribuire La Pergola e Vittorio che però si limitano a consegnare la documentazione necessaria, il primo, e a guidare i due ispettori il secondo. Forse è proprio il docente ad accennare dell’incidente avvenuto, ma anche in questo caso le risposte sono poco precise. Peraltro, quando vengono effettuati i controlli, sono passati appena due mesi dal verbale del 5 ottobre nel quale i componenti della commissione sicurezza riferiscono, tra l’altro, di «vapori nocivi e pericolosi non identificati». E poco tempo dopo, in un’altra lettera inviata anche all’allora rettore Ferdinando Latteri (morto nel 2011) e all’ex direttore amministrativo Antonino Domina (anche lui coinvolto nel procedimento) i docenti scrivono di non riuscire a capire cosa accada intorno a loro. «Se aveste saputo, avreste agito diversamente?», chiede in varie formule e a più riprese Setola. «Sicuramente sì», risponde Savoca. «Avrei chiesto di procedere a un monitoraggio ambientale – prosegue – Addirittura si conosce la sorgente (indicata nell’impianto fognario, ndr) quindi non c’era molto lavoro di ricerca da fare». Comunque la verifica di dicembre viene archiviata, nonostante una nuova lettera di sollecito della Platania contenente altre segnalazioni di malori di altri colleghi. Tutto ritenuto dai superiori dei due ispettori come non rilevante.
L’udienza è ormai agli sgoccioli, i legali sono più rilassati, quando il pm Setola fa notare come i controlli – a sorpresa, sostengono i referenti dell’Asl – si siano svolti in una settimana particolare e che la data sia decisamente bizzarra. «Non credo proprio che abbiamo fatto il sopralluogo di domenica», è costretto ad ammettere Santo De Luca. Quando l’accusa annuncia i dati forniti dall’ufficio la tensione è palpabile. Dopo una lettura rapida del documento, la presidente Ignazia Barbarino avanza l’ipotesi che sia stato fatto un solo sopralluogo, l’ultimo giorno indicato. Ma sarà lo stesso collegio ad avanzare una richiesta all’Asl per acquisire i registri di lavoro del periodo. Questo sarà utile per un ottenere un quadro sicuro e capire che valore dare alle due testimonianze di ieri.
[Foto Jennol]
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