«Farmacia, ora pensiamo alla prevenzione»

“Siamo convinti che il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro sia ampio e meriti la dovuta attenzione”, queste le parole di Giusy Milazzo, segretaria provinciale della CGIL, riguardo al sequestro della facoltà di Farmacia, che ha evidenziato la condizione dei lavoratori all’interno dell’edificio.  A chiarire la posizione del sindacato in merito di questa vicenda è proprio Milazzo in un’intervista a Step1.  

All’assemblea dello scorso 18 dicembre, indetta dal comitato studentesco di Rifondazione Comunista sul caso Farmacia, si è parlato di un vostro primo intervento a riguardo già nell’aprile scorso. Di cosa si è trattato?  
Ad aprile, in quanto organizzazione sindacale, avevamo già segnalato con una nota all’Ateneo il problema della sicurezza di quello specifico edificio. Ci arrivavano segnalazioni di studenti e lavoratori, seppure nulla di documentato. Solo adesso, grazie all’intervento della magistratura, si stanno producendo gli atti e ci saranno le perizie. 
 
Cosa ha comportato il vostro intervento? Che risposte avete avuto dall’Università? 
I lavoratori hanno diritto a una loro rappresentanza in fatto di sicurezza; i nostri interlocutori sono enti, datori di lavoro che, secondo la normativa, devono approntare il documento sulla sicurezza. In prima istanza l’interlocutore è in questo caso il Rettore, il responsabile amministrativo dell’Università. Noi CGIL, nei mesi passati,  abbiamo più volte chiesto all’Ateneo che ci fosse consegnato questo documento riguardo al quale non ci è mai pervenuta nessuna notizia. Solo nel recente incontro di gennaio con il Rettore ci è stato comunicato che il documento esiste già ed è stato elaborato e posto a disposizione dei responsabili per la sicurezza del lavoro nel febbraio 2008. 
 
In cosa consiste sostanzialmente questo documento? 
Il documento di valutazione del rischio è previsto dalla 626, che è la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, modificata adesso dal testo unico per la sicurezza. È una descrizione degli ambienti di lavoro e degli strumenti per la prevenzione dei rischi. L’azienda o l’ente lo predispone e poi lo aggiorna, se necessario. Da questo documento sostanzialmente si può desumere se occorrono nuovi interventi, altri strumenti. Per questo deve essere messo a disposizione. 
 
Cosa è emerso dall’incontro con il Rettore? Quale la posizione dell’Ateneo, quale la vostra come CGIL? 
Riteniamo importante che da questo incontro si sia avviato un tavolo di confronto con l’amministrazione universitaria sul tema della sicurezza. E’ indispensabile che adesso si lavori insieme per il comune obiettivo di creare un ambiente di lavoro sicuro. Noi CGIL abbiamo chiesto al Rettore una stretta e aperta collaborazione sul tema della sicurezza. Dall’Ateneo abbiamo avuto la necessaria documentazione e sulla base di questa continueremo ad interloquire con l’amministrazione, fare le nostre osservazioni e richieste se necessarie. Verificheremo se la disponibilità data adesso avrà un seguito.  
 
Cosa chiedete all’Ateneo, in definitiva? 
Ci saranno certamente delle perizie che appureranno la situazione di inquinamento o meno dell’edificio 2 della Cittadella Universitaria. Proprio in questo momento chiediamo all’Ateneo che, al di là dell’indagine in corso, che spetta alla magistratura, man mano che si avranno gli elementi per poter approfondire lo stato della sicurezza in tutti gli edifici universitari si scelga di ragionarne insieme, aprire un confronto e prendere delle decisioni a riguardo. 
 
In più di un’occasione pubblica avete espresso la volontà di costituirvi parte civile per l’eventuale processo sul caso Farmacia. Come motivate questa posizione?  
Siamo convinti che la tutela dei lavoratori, ma anche quella collettiva, ci pongono nelle condizioni, in quanto organo sindacale, di costituirci parte civile per partecipare in prima persona a questa azione legale. Ecco perché riteniamo importante chiarire la nostra presa di posizione in vista di un eventuale processo. 
   
A breve si svolgerà l’incidente probatorio a cui prenderanno parte, oltre le rispettive parti offese e degli indagati, anche i familiari delle presunte vittime e l’associazione Cittadinanzattiva. Che ruolo avrete voi all’interno di questo passaggio processuale? 
Proprio ieri, in un incontro con i nostri consulenti legali, abbiamo deciso di chiedere anche noi la partecipazione all’incidente probatorio sul caso Farmacia. Oltre ad attivarci per la costituzione di parte civile, che sarà possibile solo all’apertura di una eventuale azione processuale, chiederemo al giudice l’ammissione di CGIL ed FLC (congregazione e categoria) all’imminente incidente probatorio. Riteniamo importante la nostra presenza come parte attiva all’interno del momento dibattimentale nell’udienza che sarà fissata per discutere l’esito delle perizie. 
 
Cosa pensate del silenzio di chi lavorava e lavora nell’edificio 2? 
Molti lavoratori, come abbiamo visto dal diario di Emanuele Patanè, qualche timore, a denunciare sospetti di situazioni in cui la sicurezza è messa a grave rischio, l’ avevano e lo hanno ancora. Questo purtroppo non succede solo all’Università. Dove il lavoro è precario, si preferisce fare silenzio piuttosto che rischiare di perdere il posto. Ma il lavoratore è responsabile solo nel caso in cui, fornito di tutti gli strumenti necessari alla salvaguardia della sicurezza, non li usa, o fa altro rispetto a ciò che invece gli è stato detto. Nel caso di Farmacia noi sappiamo che esiste un luogo di cui nessuno conosceva in maniera ufficiale l’effettiva pericolosità.

Federica Motta

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