Farmacia, la strana gestione dei lavori L’Università disse no all’analisi del terreno

Da una parte il rifacimento quasi immediato di un’intera rete fognaria, dall’altra lavori indicati come urgenti ed effettuati un anno dopo la loro approvazione. Analisi considerate importanti e mai effettuate. Incongruenze e scelte di difficile interpretazione. E’ proseguita ieri la testimonianza di Fulvio La Pergola, uno degli imputati nel procedimento per disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata all’interno dell’ex facoltà di Farmacia di Catania. Nel corso della lunga deposizione dell’ingegnere – responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi dell’Università dal 1999 al gennaio del 2009 – il pm Lucio Setola ha esaminato gli interventi succedutisi nell’edificio 2 della Cittadella per individuare la causa dei continui e preoccupanti episodi legati agli odori e alle esalazioni sospetti.

Dalle numerose note e dai verbali delle continue riunioni di dipartimento e della commissione creata appositamente, emergono a più riprese delle incongruenze. Nel 2004 le analisi condotte da Bruno Catara del Nucleo chimico mediterraneo non rilevano alcun rischio ma l’esperto consiglia lo stesso una serie di procedure da eseguire immediatamente. «Facevamo continui sopralluoghi», spiega l’ex responsabile che descrive come incessante l’interesse per scoprire le cause e mettere fine alle problematiche rilevate. E mentre si accavallano le note ufficiali che riportano lamentele e preoccupazioni, si fa avanti l’ipotesi che il terreno potrebbe essere contaminato. «Nessuno pensò di interpellare il Comune oppure l’Arpa?», chiede il pm. «Non c’era motivo», risponde La Pergola. Ossia mancava la prova della contaminazione: «Si doveva fare la caratterizzazione del terreno», spiega l’ingegnere. Un’analisi ritenuta necessaria, ma mai effettuata.

Circondato da persone «che ne sapevano più di me» in materia, l’ingegnere non si preoccupa eccessivamente di questo. Come più volte ribadito da La Pergola, nonostante la fiducia riposta in Catara, si sceglie di indagare più approfonditamente rivolgendosi con una procedura urgente ad una ditta specializzata nella bonifica di siti industriali contaminati, la It group. Tra ottobre e novembre 2005 l’azienda lombarda presenta i risultati dei primi sopralluoghi, indicando come necessaria l’analisi della matrice terreno attraverso carotaggi. Ma, su proposta del committente – l’Università di Catania – vengono escluse alcune proposte, tra le quali proprio l’analisi del terreno.

Si tratta di un’incongruenza che va ad aggiungersi ad un’altra che forse condiziona buona parte della vicenda scoppiata attorno al laboratorio dei veleni. Infatti, nonostante l’esclusione dei carotaggi – prova che avrebbe potuto togliere qualsiasi dubbio sull’esistenza di un pericolo o meno – nel gennaio 2006 all’interno di una delibera del Consiglio d’amministrazione dell’Ateneo viene chiesta la messa in sicurezza d’emergenza del piano seminterrato. Inoltre viene chiesto un intervento sull’impianto fognario a causa di problemi di risalita di umidità. Nessun cenno ai malori e al clima di preoccupazione imperante tra i corridoi dell’edificio 2. La rete fognaria viene completamente rifatta nell’estate dello stesso anno, mentre per i lavori considerati prioritari si deve aspettare il 2007. La domanda è scontata: «Perché, se erano lavori urgenti, sono stati fatti quasi un anno dopo?». «Gli uffici dell’amministrazione centrale sono stati lenti nell’aggiudicare gli appalti», risponde Fulvio La Pergola.

L’imputato fa anche un vago riferimento alle elezioni per il nuovo rettore (nel 2006 a Ferdinando Latteri succede Antonino Recca) che avrebbero rallentato le operazioni di quattro-cinque mesi. Fa anche cenno al progressivo isolamento all’interno dell’Ateneo che avrebbe portato alla sua rimozione dalla carica di responsabile della sicurezza. «Sono stato messo in disparte», dichiara. Ma, nonostante i solleciti del pm a chiarire, l’imputato sceglie di non addentrarsi ulteriormente nella questione.

Intanto, le ricerche della It group proseguono solo nella matrice aria (con un certo disappunto dei tecnici, non avvisati degli scavi, che avrebbero voluto approfittarne per prelevare facilmente terreno utile alle analisi) e le continue riunioni della commissione per la sicurezza e del dipartimento. Con i lavori di sostituzione dell’impianto, probabilmente porzioni del terreno vengono rimosse. «E’ corretto sostituire in parte il terreno e dopo fare le analisi?», chiede il pm ottenendo una risposta negativa. Fulvio La Pergola dice di non essere a conoscenza di eventuali analisi effettuate sul terreno, la competenza sarebbe stata di un altro degli imputati, Lucio Mannino (dirigente dell’ufficio tecnico).

Giunti al 2007, i problemi non finiscono. Anzi, dal dipartimento di Scienze chimiche, in un edificio distante 70-80 metri, si collegano i cattivi odori insorti anche qui con i lavori fatti a Farmacia. «Bisognava andare avanti», spiega. Fulvio La Pergola chiede dunque dei campionamenti del terreno nell’area esterna del piano seminterrato dell’edificio 2. Dopo un lungo silenzio e nonostante le domande del pm, non spiega però per quale motivo i carotaggi non sono richiesti anche per l’interno. «Non me lo ricordo completamente», conclude.

La sua testimonianza proseguirà anche nel corso della prossima udienza, nel corso della quale verranno convocati anche due teste considerati molto importanti: Bruno Catara e Maurizio Gambera, primo referente della It group, contattato dai responsabili della facoltà di Farmacia.

Carmen Valisano

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