«Aspetto sempre che Giuricin dica qualcosa, perché ogni volta che il professore dice qualcosa si verifica sempre il contrario. Lui dichiara che la Wind Jet non può ripartire, io invece credo che ripartirà tra il 10 e il 15 di marzo». Adesso che gli 11 capi di imputazione del processo per bancarotta fraudolenta non pesano più sulla sua testa, l’imprenditore della fallita compagnia aerea Air Sicilia, Luigi Crispino, è più sereno. E invece di dilungarsi sulla sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, arrivata dopo nove anni dall’inizio delle indagini a suo carico, rivela subito le sue previsioni sulle sorti della low cost etnea che ha contribuito a fondare con il patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti.
«Ho consultato la palla di cristallo e mi è apparso San Giuseppe che mi ha detto che la nuova Wind Jet tornerà a volare prima della sua festa, e tra San Giuseppe e Giuricin io credo più al primo». Così Crispino scherza sulla sua fonte che smentirebbe le analisi del professore di Finanza pubblica alluniversità Bicocca di Milano ed esperto del settore aereo, Andrea Giuricin. E dalla sicurezza con cui rivela date e particolari si deduce che sia una fonte bene informata. Anche se assicura che lui e Pulvirenti non si sentono molto spesso. «Le mie – aggiunge – sono ipotesi personali: cominciare nella brutta stagione non è mai cosa giusta in questo settore».
Ma oltre ai motivi legati al bel tempo, per Crispino, ci sono anche altri fattori che confermano che la Wind Jet avrà un futuro. «La richiesta di concordato preventivo con continuità aziendale tramite la cessione di ramo d’azienda e la lettera di intenti con l’atto di indirizzo dell’Irfis portano verso la ripartenza della compagnia», afferma. La sollecitazione di manifestazione di interesse per lacquisto di vettore aereo che la compagnia ha pubblicato il 30 novembre è quindi solo «un atto dovuto». «La legge impone che la cessione di ramo d’azienda avvenga alle migliori condizioni – spiega – quindi si deve capire se c’è qualcuno disposto a mettere più soldi, ma io non credo ci sarà. É un adempimento puramente formale». Per Crispino, quindi, la Wind Jet ripartirà grazie alla partecipazione dell’Istituto finanziario della regione Sicilia, anche se in ritardo rispetto alle ottimistiche previsioni iniziali.
L’imprenditore, che ormai si dichiara in pensione, prevede che nella nuova compagnia sarà gradualmente riassorbito l’80 per cento del personale. «Il 20 per cento si perderà per strada – dice – ma è una perdita naturale, qualcuno avrà già trovato altro. Tra la cassa integrazione e la mobilità – aggiunge – c’è comunque tutto il tempo per fallire un’altra volta o comprarsi l’Alitalia, anche se oggi la regalano perché è una compagnia tecnicamente fallita. Così come la Meridiana». La sua analisi è implacabile: «I veri competitors di Wind Jet – afferma – sono la Ryanair e la Easy Jet». «Con pochi competitor, grazie all’interesse della politica e all’unione di forze sane, ci sono tutte le condizioni per la rinascita di una compagnia siciliana», dice.
Per il fondatore della Air Sicilia, gli ostacoli che la Wind Jet ha trovato e potrà trovare sono gli stessi che hanno portato al fallimento della sua compagnia. «Dal processo è emerso che la società guadagnava ed era ben gestita, tenuto conto dell’inquinamento di tipo mafioso presente nell’ambito del trasporto aereo in Italia. Perché la mafia peggiore è quella della burocrazia», racconta. I responsabili per lui sono all’interno della Sac e dell’Enac: «Su pressioni della Sac, della Gesap e degli aeroporti di Roma – dichiara – l’Enac ha avuto dei comportamenti illegittimi nei confronti della Air Sicilia. Le ragioni del suo fallimento sono da ricercare nelle istanze di fallimento fatte da Sac per 50 milioni di lire e nelle fatture non dovute emesse da Sac e inviate a indirizzi sconosciuti». In seguito a quanto è emerso durante le udienze a marzo il pubblico ministero ha depositato al giudice un fascicolo di atti relativi a indagini aperte per estorsione dove la parte offesa è la ex low cost e quella offendente la Sac. «Non sappiamo che fine abbia fatto quest’indagine e se si è perduta nelle nebbie della Procura di Catania», rivela Crispino, che annuncia che la storia della compagnia e gli ultimi nove anni ha in programma di raccontarli in un libro.
A provare la sua tesi, secondo lui, ci sono due coincidenze tra la vicenda di Air Sicilia e quella di Wind Jet. «Peccato che Giuricin sia preso da cose più importanti – dice, tirando di nuovo in ballo l’esperto secondo cui la politica dovrebbe restare fuori dalla vicenda Wind Jet – Se potesse analizzare meglio la vicenda, si accorgerebbe che ad entrambe sono stati fermati degli aeroplani prima del ritiro della licenza, con scuse assolutamente banali relative a problemi di sicurezza, nonostante il parere positivo degli ispettori. E in alta stagione non si trovano aeroplani per sostituire quelli fermi», spiega. Inoltre, «le persone che hanno negato la deroga alla Wind Jet sono le stesse che l’hanno negata alla Air Sicilia, come Fabio Nicolai», accusa, facendo nome e cognome di uno dei vertici Enac. «Il problema è che capiscono tutti, ma nessuno fa mai niente e Giuricin prima di mischiare minchie con paternostri dovrebbe quantomeno approfondire – suggerisce Crispino – Io non ce l’ho con lui perché dice che la politica dovrebbe farsi i fatti suoi. Io ce l’ho con lui perché non dice che gli aeroporti sono quella cloaca che sono».
Allora perché Wind Jet dovrebbe farcela? «Io – risponde – ho fatto un errore: ho riprotetto tutti i passeggeri, i media non ne hanno parlato e ho preferito sparire in silenzio». É convinto che oggi nessuno si ricorderebbe di Air Sicilia se lui non fosse stato arrestato per bancarotta. Questa volta, però, crede che sarà diverso: «C’è il precedente di Air Sicilia, sono rimaste circa 85mila persone a piedi, l’opinione pubblica comprende meglio l’importanza di una compagnia aerea siciliana. La politica, forse per il particolare momento, ha dato una risposta che nel mio caso non c’era stata», spiega. «E soprattutto – oltre alla capacità strategica di Pulvirenti di lasciare tutti a terra per poi dimostrare che la colpa era di determinati soggetti – io ero un uomo distrutto, dissanguato, mentre adesso – aggiunge Crispino – questi soggetti hanno avuto la sfortuna di incontrare un imprenditore che ha anche altre attività e un’immagine, a cui tiene, da salvaguardare. Se non fosse stato così, forse anche lui avrebbe alzato bandiera bianca». Oggi, inoltre, «grazie ad Internet, è più difficile far passare sotto banco determinati atti illeciti», dice.
Parla con molta passione Crispino. Nonostante i fallimenti, le vicende giudiziarie, le angherie che dice di aver subito, non sembra uno che vuole restare solo a guardare. «Come restare insensibili al grido di dolore, semmai dovesse arrivare alle mie orecchie», si lascia scappare. Insomma, se una nuova compagnia siciliana dovesse avere bisogno di lui, ci sarà. «Non mi permetterei di propormi e non mi sarà chiesto, ma non mi tirerei indietro – ammette – Sono convinto che questo è il momento in cui ci sono le condizioni migliori per far rinascere una grande compagnia siciliana. Personalmente sarei pronto pure a cedere il marchio della Trinacria che è ancora di proprietà della mia famiglia».
[Foto di brka]
La Squadra mobile di Palermo ha eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un…
Diversi colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro la saracinesca chiusa di un negozio…
Il ministero dell'Interno ha assegnato alla nave ong Resq People, che ha 63 migranti a…
Sono in corso delle indagini su un raid all'interno dell'istituto di anatomia patologica del Policlinico…
Auto vendute con un chilometraggio taroccato, ovvero scalato per avere un valore di mercato superiore,…
Quaranta miliardi di euro. Sarebbe questo il giro d'affari delle mafie in Italia. Un numero…