«Imitatori di Falcone e Borsellino ce n’erano e soprattutto ce ne saranno successivamente, ma come spesso succede con gli imitatori, a volte qualcuno di questi ha suscitato un po’ di ilarità e l’imitazione non è mai riuscita. Pur conoscendo centinaia di colleghi bravissimi, da magistrato devo purtroppo riconoscere che non ci sono stati altri come Falcone e Borsellino».
Così il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, intervenendo alla presentazione, con Maria Falcone, di due libri dedicati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella chiesa di San Domenico a Palermo, dove sono state traslate le spoglie del giudice ucciso a Capaci nel 1992. «Falcone aveva ottimi rapporti con i giornalisti, però notizie non ne uscivano», ha aggiunto il procuratore Lo Voi che si è soffermato su un particolare del metodo Falcone: «Non andare a caccia di prove dopo aver arrestato qualcuno, ma avere le prove prima, per evitare di far inutilmente male a un innocente e far perdere tempo al sistema».
«Il cambiamento dopo le stragi c’è stato, non solo nell’approccio alle indagini e dentro lo Stato, ma anche nel nostro lavoro – ha poi detto Lo Voi – Nel libro si fa riferimento a “un palazzo di giustizia dove verità e menzogne si mescolavano in modo indistinto”, ecco mi auguro che questo non avvenga più e che la lezione del passato sia stata imparata. Per questo come Maria Falcone sono portato all’ottimismo». Nella chiesa di San Domenico, dove sono state traslate le spoglie del giudice ucciso a Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta, una folla commossa segue la presentazione dei due libri, lo stesso luogo diventato simbolo di una Palermo ferita e «attraversata da speranza e sofferenza allo stesso tempo», come ha ricordato Alessandra Turrisi, autrice del libro “Paolo Borsellino – l’uomo giusto”. All’incontro è presente anche Maria Falcone, autrice con Monica Mondo del libro “Giovanni Falcone – Le idee restano”, che ha ricordato i giorni successivi alla strage di Capaci.
«I funerali di Giovanni Falcone sono stati come dei vespri siciliani. Non c’erano posti riservati, io non ho trovato posto in chiesa, è stato Paolo Borsellino a trovarlo a noi familiari. Non potrò mai dimenticare la giacca verde di Paolo che ci faceva da scorta prima di entrare, sotto le gocce di un cielo che piangeva anche per loro, con la gente che urlava fuori. Per anni non mi sono sentita di entrare nella chiesa di San Domenico che oggi è diventata la sua casa».
«Sono ottimista, ma ancora esistono sacche di indifferenza. Questa città ha sofferto tanto ma ha rialzato la testa – ha aggiunto Maria Falcone – Oggi la mafia non è completamente vinta ma mi ma mi auguro che con l’aiuto delle istituzioni verrà sconfitta. Il mio timore era che alla morte di Giovanni si perdessero le sue sue idee e il suo patrimonio di conoscenze, in questi 25 anni il cammino è stato lungo, il lavoro è duro e deve continuare».
Entrambi i libri presentati in anteprima sono pubblicati dalle edizioni San Paolo e questa sera è stato annunciato che verrà aperto un punto della libreria a pochi passi dall’albero Falcone, “per coltivare la memoria”.
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