Fa.C.E., il progetto per combattere la povertà educativa «A Brancaccio e allo Sperone finora i diritti sono negati»

«Non saranno solo cittadini di domani ma sono già cittadini di oggi». La formula che Antonella Di Bartolo, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini, scelse a maggio 2018 per raccontare delle esigenze dei piccolissimi delle periferie palermitane, torna alla mente oggi. Con la presentazione di un importante progetto volto al contrasto della povertà educativa dei minori – di età da 0 ai 6 anni – nei quartieri Sperone e Brancaccio. «C’è una pagina della storia di questi quartieri che non è mai stata scritta – dice Di Bartolo – È una storia di negazione dei diritti, in particolare di quelli più preziosi e fragili al tempo stesso: il diritto all’infanzia, e ad un’educazione di qualità sin dalla più tenera età. In un territorio che definirei con diritti speciali le istituzioni sono chiamate ad assumere doveri speciali, e raccogliere le istanze emergenti, in termini di servizi e di opportunità».

La scuola Pertini sorge nel cuore dello Sperone, che con l’arrivo del tram ha subìto un’ulteriore trasformazione. L’istituto ha aderito a Fa.C.E.- FArsi Comunità Educanti, selezionato dall’impresa sociale con i bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Si tratta di un progetto nazionale di fondazione Reggio Children – centro Loris Malaguzzi che coinvolge quattro territori: Napoli, Palermo, Reggio Emilia e Teramo. A Palermo il progetto coinvolge, oltre all’istituto scolastico, anche l’assessorato alla Scuola del Comune di Palermo e le associazioni Cuore che vede e NuovaMente.

«Siamo partiti dalla comune condivisione dei contesti, per quella che è una sfida importante – afferma l’assessora Giovanna Marano – Sullo Sperone abbiamo un vulnus, e lo sappiamo: c’erano due asili nido nel quartiere che sono stati occupati e vandalizzati. Ecco perché la scuola Pertini è per noi molto significativa, dato anche che è aperta e dialoga col territorio. In quella zona non abbiamo servizi educativi per la fascia di bambini che va dai 0 ai 3 anni, per questo puntiamo sullo spazio genitori-bambini che abbiamo recentemente aperto. In ogni caso, con tutte le difficoltà degli enti locali la scelta di puntare sugli asili nido è complessa. A Palermo gestiamo direttamente 26 nidi con circa duemila bambini, ma altrettanti sono quelli che rimangono in lista d’attesa. Sappiamo che di strutture del genere ne servono altre. Con i fondi Pac recentemente abbiamo assicurato ad altri 300 bambini altri spazi gioco, con servizi innovativi. Ma non basta».

Il progetto Fa.C.E., nel corso di 36 mesi di attività, vuole sostenere i territori per potenziare l’accesso ai nidi e alle scuole d’infanzia dei bambini attraverso un maggior coinvolgimento delle famiglie, a partire da quelle in condizione di marginalità socio-economica che non accedono ai servizi educativi. Nel corso di questi primi dieci mesi di attività si è partiti dall’analisi del territorio, attraverso il raffronto dei dati ufficiali, i primi incontri con le famiglie (alle quali sono stati sottoposti dei questionari). Secondo i numeri forniti dall’ufficio Anagrafe del Comune, nella seconda circoscrizione (che comprende i quartieri Sperone, Brancaccio e Settecannoli) il tasso di disoccupazione è più del doppio rispetto a quello, già alto, della città. E l’unico asilo nido, in una circoscrizione che vanta più di 70mila abitanti, è quello della Bandita che ha comunque pochi posti. Mentre dagli incontri con le famiglie sono venute fuori questioni importanti: tutti constatano l’assenza di ludoteche, aree gioco e spazi verdi, mentre tra le richieste emerse c’è la necessità di un maggior presidio del territorio, un potenziamento dei servizi socio sanitari e la costituzione di aree di calma.

Andrea Turco

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