Eventi che lasciano il segno possono stravolgere la vita, fino a non sapere se sarai capace di rialzarti. Se riesci a farlo con le tue forze, però, magari incontrando sulla tua strada qualcuno che vuole tenderti una mano, quell’energia non ti abbandona mai. Resta dentro di te, fino a quando ti servirà di nuovo. Anche se non parla molto, gli occhi di Damiano Saponetto, 25 anni, raccontano tutto questo. E lo trasmettono a chi gli sta di fronte.
La sua storia personale subisce uno stravolgimento: «Sono originario di Vittoria – racconta Damiano -, quando i miei genitori sono morti sono andato a vivere con mia zia. Poi è venuta a mancare anche lei e ho cominciato a vivere per strada. Prima sono stato ospite per un periodo da Biagio Conte, alla Missione Speranza e Carità, poi sono andato a stare per due anni al dormitorio di piazza della Pace. Oggi vivo per conto mio e condivido l’appartamento con altre due persone».
Damiano collabora da Palermo con Telestrada press, un progetto sociale ed editoriale scritto da un gruppo di senza dimora o in condizione di povertà o di disagio, sorretti dal sostegno di un team di giornalisti volontari. La redazione del capoluogo regionale si è formata due anni fa. Una volta al mese gli organizzatori del progetto, tra le altre varie iniziative, mettono un banchetto con la rivista alla facoltà di Scienze politiche, chi vuole può dare un’offerta per leggere la città da un altro punto di vista. «Ho scritto su tanti argomenti, fino ad oggi mi sono occupato di tematiche legate al sociale – aggiunge Damiano -, sono contento di aver iniziato a vivere per conto mio. Per il futuro spero di poter trovare anche altri lavori per poter essere sempre più in grado di sostenermi da solo».
Un articolo dell’edizione del mese, a firma di Serena Termini, parla anche di lui, della sua vicenda, e di come questa sia «un’opportunità di vita per uscire dalla loro invisibilità sociale» e di come le buone notizie, come quella del riscatto di Damiano, facciano bene: a chi le scrive e a chi le legge, perché serve a «innescare dei meccanismi virtuosi di cui la gente ha profondamente bisogno». Ma chi scrive prende le distanze dal buonismo o pietismo che sia: «È una sfida controcorrente – conclude l’articolo – di chi si muove per un giornalismo completamente diverso».
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