Nessun voto contrario, due astenuti, 31 voti favorevoli. Così gli inquilini di Sala d’Ercole hanno mandato tutti negli spogliatoi e rinviato a data da destinarsi, tra il 15 settembre e il 15 ottobre, le elezioni di secondo livello nelle ex Province. Una partita che dura ormai da inizio legislatura, col governatore che vorrebbe mantenere l’impegno preso di restituire rappresentanza agli Enti intermedi e i deputati che invece, anche questa volta, hanno preferito attendere l’esito delle Amministrative del 24 maggio, in modo da garantire la rappresentanza anche ai 66 Comuni chiamati alle urne. L’ennesimo episodio, insomma, in cui un maggiore dialogo tra i due Palazzi della politica siciliana avrebbe evitato il pasticciaccio di una maggioranza che dice di sostenere il governo, ma poi lo sconfessa nei fatti.
Storia vecchia su cui le bocche, a dirla tutta, restano ben cucite, soprattutto questo pomeriggio, quando a fare capolino curandosi bene di non farsi vedere è stato Nello Musumeci, giunto in Assemblea per un colloquio privato con il primo inquilino Gianfranco Miccichè. I due avrebbero discusso di bilancio, finanziaria e moniti della Corte dei Conti, ma anche di nomine dei direttori generali. Tra le richieste di Miccichè – sussurrano ancora i bene informati – anche quella di unificare la scadenza dell’1 marzo per i direttori generali a quella della nomina degli assessori, non trovando però il favore di Musumeci.
Così, se il rimpasto dovrà attendere, le nomine invece potrebbero già arrivare domani, quando la giunta è stata convocata proprio per vagliare le candidature. Intanto, ecco l’ennesima seduta d’Aula che sancisce lo scollamento tra il governo e i deputati, nel silenzio degli inquilini del Palazzo. L’unica ad ammettere qualche difficoltà di dialogo è la capogruppo dell’Udc Eleonora Lo Curto. «Io ho firmato a suo tempo un ordine del giorno per rinviare la prima volta il termine per le elezioni – ammette, rispondendo alle domande dei cronisti -. Pensavo con grande onestà intellettuale che sul tema ci fosse il placet del governo. Così non è stato, con mio dispiacere, perché avrei voluto concordare col governo quello che poi l’Aula ha approvato. Ma nel determinare la nuova data che era in prossimità delle elezioni amministrative – prosegue – è chiaro che era necessario davvero un nuovo rinvio. Ed è vero anche che il governo non voleva rinviare».
Insomma, ancora una volta a venire meno è stato il dialogo. «Indubbiamente – va avanti Lo Curto – il confronto fa sempre bene, però non sempre accade che sia possibile mantenere costante il dialogo. Ma non c’è un corto circuito, né istituzionale né politico».
Nella medesima seduta l’Aula ha approvato anche il ddl da proporre al Parlamento sulla continuità territoriale, che «consente di porre fine a una serie di iniquità – ha detto il relatore della norma, Vincenzo Figuccia – che hanno impedito lo sviluppo economico della Sicilia proprio per la mancanza di compensazioni da parte dello Stato».
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