Ex Province, conti in rosso e stipendi a rischio Lantieri: «Dovremo avviare pratiche esubero»

Le ex Province siciliane sono ormai al collasso. Gli stipendi dei dipendenti sembrano pressoché un miraggio. Da diversi mesi i funzionari in carica al libero consorzio di Siracusa non percepiscono i corrispettivi dovuti e non è da escludere che la problematica si allarghi a macchia d’olio – a stretto giro – in almeno altri tre Enti intermedi.

«Se i colleghi della Provincia aretusea da tre mesi non percepiscono gli stipendi perché i bilanci sono ormai in passivo – attacca il coordinatore regionale di Democrazia e Lavoro (Cgil), Saverio Cipriano -, non va meglio ad Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Non potendo chiudere i bilanci, non si sa se le prossime mensilità potranno essere saldate e non c’è alcuna garanzia sul futuro delle strutture provinciali. Se dovesse passare la riforma costituzionale – prosegue – la situazione potrà solo peggiorare, per questo sosteniamo con forza i comitati per il no». E in tal senso le decisioni prese da giunta e Ars non hanno portato effetti. «Questa riforma delle Province è inapplicabile e senza copertura finanziaria. Lo abbiamo detto e ribadito infinite volte, pur sperando di sbagliarci. Purtroppo i fatti oggi ci dicono che avevamo ragione», sottolinea Cipriano.

La scadenza è ormai irrimediabilmente vicina: il prossimo 31 luglio tutti i bilanci di previsione nel 2016 dovranno essere approvati e negli enti intermedi sembra essere scoppiato il caos, soprattutto tra Siracusa, Agrigento, Caltanissetta ed Enna.

L’osservatorio sulle ex Province, istituito a livello regionale, intanto, non ha sortito gli effetti desiderati e, secondo i sindacati, non ha permesso di trovare le risposte che i circa cinquemila dipendenti aspettano ormai da anni. Il giudizio è netto nei confronti del recente accordo sottoscritto dalla Regione con lo Stato, «che ha definitivamente sancito la rinuncia del governo regionale a rivendicare le risorse che, come ha ribadito la Corte Costituzionale, Roma deve alla Sicilia per ottenere un’elemosina da scontare con una serie di obblighi che mortificano l’autonomia statutaria». «A fronte dei 180 milioni che servono ai bilanci degli enti – proseguono i sindacati -, che coincidono con il prelievo forzoso operato dallo Stato, la Regione ha ottenuto lo sblocco di soli 9 milioni, una offensiva elemosina».

«La situazione è molto delicata – ammette la titolare dell’assessorato alla Funzione pubblica e autonomie locali, Luisa Lantieri -, dopo l’approvazione della riforma eravamo già in ritardo, siamo rimasti fuori dalla ripartizione dei fondi statali (495 milioni, ndr) destinati alle Regioni a statuto ordinario. I disequilibri nelle casse provinciali, come è noto, dipendono dal prelievo forzoso per il cosiddetto risanamento della finanza pubblica, che ammonta a 180 milioni di euro». Insomma, secondo Lantieri, la situazione delle ex Province è drammatica. «I precari sono stati inclusi nel sistema di tutele destinato ai Comuni in dissesto, per cui se ne farà carico la Regione. Per quanto riguarda, invece, il personale a tempo indeterminato, ci dovremo adeguare alle leggi dello Stato e aprire le procedure di esubero».

Sulla situazione economica in vista della chiusura dei bilanci, Lantieri riconosce che se le città metropolitane sono meno in sofferenza, perché contano ancora qualche avanzo d’amministrazione, «Siracusa, Enna, Caltanissetta e Agrigento non hanno più avanzi, per questo c’è una evidente difficoltà nella chiusura dei bilanci di previsione per il 2016. Noi non possiamo più dare deroghe alla scadenza del 31 luglio, l’abbiamo chiesta allo Stato, ma difficilmente arriverà – ammette la responsabile alla Funzione pubblica -. È evidente, però, che la Regione avrà un atteggiamento morbido per gli Enti che versano in una situazione oggettivamente difficile». Intanto, già dai primi di settembre i sindacati annunciano presidi presso tutte le Prefetture. 

Miriam Di Peri

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