Cronaca

Ecco come diventerà l’ex ospedale Vittorio Emanuele di Catania: dai Liotri volanti nel museo dell’Etna ai giardini

Un museo di tre piani con una grande riproduzione dell’Etna sulla testa dei visitatori. Ma anche laboratori, un’area verde, un auditorium e un ristorante. Sarà il nuovo volto dell’ex ospedale Vittorio Emanuele – chiuso nel 2019 – immaginato dagli architetti incaricati dal Comune di Catania due anni fa. Adesso il progetto compie il primo passo pratico con il bando di gara da 14 milioni di euro per restaurare il padiglione San Marco, destinato a ospitare il museo dell’Etna. Le offerte potranno arrivare fino alla mezzanotte del 4 aprile e solo dopo si passerà al lotto 2: l’ala ovest destinata alle mostre temporanee e l’ala est dove, secondo i piani, sorgeranno un auditorium da 125 posti, una caffetteria-ristorante con 120 coperti, ma anche grandi laboratori artistici e uffici affidati all’Accademia delle Belle Arti etnea. L’idea è di creare un vero «percorso turistico che metta in comunicazione i monumenti principali del centro storico», a partire da quelli più vicini: dal monastero dei Benedettini di San Nicolò L’Arena – già patrimonio Unesco – al convento della Purità, passando per la Torre del Vescovo e i resti delle mura di Carlo V. Ma non solo. L’obiettivo è che il nuovo polo diventi un luogo «dove si potrà andare anche solo per prendere un caffè o consumare un aperitivo, e per trascorrere piacevolmente il tempo libero».

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Il padiglione San Marco: com’è e come sarà

Al momento il bando riguarda il solo padiglione San Marco, l’edificio a ferro di cavallo con ingresso da via Plebiscito. Costruito a partire dalla fine dell’800, dagli anni Cinquanta il suo aspetto è stato via via deformato: all’esterno – dove resistono porte e finestre incorniciate da pietra calcarea e lavica – «da una sopraelevazione e una serie di volumi incongrui»; e all’interno con la divisione delle ampie sale attraverso «tramezzi, controsoffitti e nuovi solai che non fanno leggere la qualità architettonica originaria». Comprese le rampe in cemento armato, oggi non a norma. Chi vincerà il bando dovrà partire proprio da qui: demolire le parti innecessarie, mentre quelle che resteranno saranno coperte da una «seconda pelle» in acciaio e muratura forata, per dare vita a un gioco di luci che camuffi e, si spera, affascini. Gli interventi prevedono poi di coprire la grande corte interna del futuro Museo, con una leggera struttura in acciaio e vetro, per trasformarla in un’area di accoglienza: a ingresso libero, sarà il punto di snodo per le tre macro aree del polo; tutte accessibili separatamente ma con un’unica biglietteria, oltre ai bagni, il negozio con i gadget del museo, il bookshop e la caffetteria. La corte che si affaccia verso Sud tornerà invece a essere un’area verde con panchine, per stimolare la socialità e la fruizione anche da parte degli abitanti.

Il futuro museo dell’Etna

Su tre livelli, i primi due piani saranno dedicati alle sale espositive, mentre il terzo vedrà sorgere una terrazza e un’altra sala in acciaio e legno con ampia vetrata vista Etna. Nonostante l’allestimento del museo non sia oggetto di questo bando – verrà affidato successivamente -, per gli architetti che hanno curato il piano è stato impossibile non immaginare come saranno vissuti i nuovi spazi. Ed è da lì che parte il sogno di un percorso museale ed esperienziale che si snodi attraverso i vari aspetti legati alla Muntagna: da quelli scientifici a quelli mitologici, senza dimenticare l’arte e la vita quotidiana sotto al vulcano. Un percorso che però, lo ricordano spesso, dovrà essere davvero moderno: con strumenti digitali – alcuni pensati per i più giovani e le scolaresche – affiancati ai classici pannelli, ma anche una sala proiezioni con almeno 30 posti, postazioni interattive con schermi touch screen e realizzazioni sospese in aria. Come il grande modello del vulcano da far troneggiare nella corte est: con eruzioni simulate in videomapping e, a terra, la riproduzione dello scorrimento lavico, modificato dal passaggio dei visitatori attraverso appositi sensori nel pavimento. Nella corte ovest si può invece immaginare di alzare gli occhi e trovare i modelli dei Liotri: scheletri di piccoli elefanti, circondati da videomapping con la flora locale che simuleranno un volo a bassa quota sul cratere centrale e la varietà del territorio del parco dell’Etna.

Claudia Campese

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