Ex cotonificio: via l’amianto, sì alle case Progetto di social housing va in Consiglio

Cinquemila metri quadri di amianto, una bomba ecologica che per anni ha tenuto in apprensione tutta Partanna-Mondello. Stavolta però per l’ex Cotonificio Siciliano sembra proprio arrivato il momento di rinascere a nuova vita. «Tra i progetti di social housing in valutazione – dice Mario Li Castri, capo dell’area tecnica della Riqualificazione urbana e delle Infrastrutture del Comune di Palermo – quello che riguarda la struttura di Partanna Mondello ha già superato le verifiche e sta per essere inoltrato al Consiglio». Sarà dunque Sala delle Lapidi a pronunciare l’ultima parola sulla vicenda.

Dopo quasi tre anni dalla presentazione al Comune dei progetti di social housing, almeno uno sta per vedere la luce. Il social housing consiste nella realizzazione di alloggi destinati a fasce di popolazione svantaggiate, ovvero che non possono permettersi di pagare l’affitto ai prezzi di libero mercato. Della realizzazione dei progetti se ne era iniziato a discutere nel 2013. Il 6 settembre si erano seduti attorno a un tavolo tecnico l’allora assessore comunale alle Infrastrutture Tullio Giuffrè, l’Ance (associazione costruttori ) Palermo e l’associazione Bancari per studiare delle soluzioni in project financing. Inizialmente l’amministrazione comunale si era offerta di mettere a disposizione l’area relativa all’ex macello, sulla quale realizzare un intervento pilota. «Dei tredici progetti inizialmente presi in considerazione – continua Li Castri – cinque sono stati giudicati non approvabili per vizi di varia natura. Uno, per esempio, ricadeva in un’area protetta da vincolo boschivo. Altri sono in iter. Per due di questi, in particolare, manca solo l’approvazione della soprintendenza». 

Definito dallo storico urbanista Bruno Zevi come uno «tra i migliori esempi di architettura industriale italiana», il Cotonificio Siciliano di Pietro Ajroldi e Franco Gioè ha visto la luce nel 1952. Un vero e proprio gioiello architettonico deturpato, tuttavia, nel tempo da modifiche e infine dall’abbandono. Nel 2013, poi, il sequestro da parte della polizia municipale e l’iter interminabile in commissione Ambiente all’Ars per la bonifica. «La priorità – dice Eduardo Marchiano, presidente dell’associazione Aiace, che da anni si occupa del quartiere – è eliminare tutto quell’amianto. Ci siamo battuti molto per questo e finalmente c’è un verbale in cui il dipartimento tecnico della Regione si è impegnato con la ditta incaricata dello smaltimento, che è stata finalmente individuata». 

«Questa mattina – continua Marchiano – tramite il vicepresidente della commissione Ambiente, Edy Tamajo, ci hanno comunicato che attendono solo il via libera della magistratura per potere autorizzare la ditta ai lavori di bonifica, che dovrebbero iniziare la prossima settimana. Il cotonificio per noi è un luogo importante per la sua storia, è per questo che speriamo che l’area non venga completamente adibita al social housing, ma che una parte dei capannoni possa essere riqualificata e utilizzata ancora una volta. Magari per realizzare un mercato coperto come quelli di Rotterdam e Madrid». 

Nell’ultima versione conosciuta del progetto era prevista la realizzazione di oltre 350 unità abitative, cifre importanti per quanti da tempo sono in attesa di una sistemazione. Sempre più spesso si assiste ad interventi di sgombero di case occupate abusivamente da intere famiglie. Dentro le stanze di edifici semi-abbandonati costruiscono il loro piccolo mondo, un posto da chiamare casa.

Stefania Brusca

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