Evaso da Opera catturato ieri a Palermo È arrivato in Sicilia spostandosi in treno

«Complimenti, come avete fatto a trovarmi?». Sarebbero state queste le prime parole di Ben Mohamed Ayari Borhane, il tunisino evaso nei giorni scorsi e catturato ieri a Palermo e che adesso si trova al Lorusso-Pagliarelli. Sarebbe stata Bologna, città in cui in passato spacciava droga, la prima tappa dopo l’evasione dal carcere milanese di Opera, considerato pericoloso e radicalizzato, fuggito la notte tra il 17 e il 18 maggio. Dal capoluogo emiliano sarebbe poi venuto in Sicilia, spostandosi in treno. Questo quanto emerge dai primi accertamenti, mentre continuano le verifiche per accertare di quali appoggi abbia goduto e dove si sia procurato il passaporto falso che aveva con sé.

Nei prossimo giorni l’uomo sarà sentito dai magistrati. Quando ieri sera è stato catturato alla biglietteria in cui si era recato per comprare un biglietto di imbarco per la Tunisia, e dove gli agenti del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria (Nic) si erano appostati, mettendo uno dei loro uomini dietro lo sportello della biglietteria, l’evaso, convinto ormai di avercela fatta, è stato colto di sorpresa. Le indagini e le operazioni per la cattura, eseguite dal Nic, guidato dal commissario capo Augusto Zaccariello, hanno impegnato complessivamente una sessantina di uomini e 15 sono stati coinvolti ieri nella fase finale per la cattura. Del detenuto dopo la fuga erano anche state diffuse delle foto segnaletiche e, benché non siano risultate utili per le indagini, sono state molte le segnalazioni arrivate dai cittadini, tutte vagliate e verificate.

Borhane è fuggito eludendo la sorveglianza di tre agenti mentre si trovava nell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove era stato portato perché aveva detto di aver ingerito una lametta, circostanza poi risultata falsa. Nelle ricostruzioni delle prime ore si era ipotizzato che la fuga fosse avvenuta dalla finestra di un bagno. In realtà il bagno utilizzato era senza finestra e lui è scappato dalla stanza in cui si trovava. Sui tre agenti è stata avviata un’indagine amministrativa interna per verificare eventuali responsabilità o comunque gravi negligenze nella condotta.

L’uomo, durante la sua fuga, era stato cercato dalla polizia anche nelle Marche. Ricerche e controlli si erano concentrati in particolare a Petritoli, un piccolo centro in provincia di Fermo, dove Borhane aveva vissuto per molti anni con la moglie italiana e la figlia. Un rapporto che si era chiuso in modo tempestoso. Tanto che era stato arrestato anche per due volte: perché la moglie lo accusava di avere rapito la figlioletta e, nel 2006, perché aveva continuato a minacciarla.

Redazione

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