La palla, ancora una volta, passa all’Assemblea regionale, riconvocata per il 14 giugno, dopo il primo turno delle Amministrative. Ieri gli uffici di Riscossione Sicilia hanno finito la fase di elaborazione delle istanze di rottamazione presentate dai siciliani entro lo scorso 21 aprile: in totale si tratta di 3,2 miliardi di euro di evasione recuperata. «Il primo risultato in assoluto in Italia», annuncia fiero l’amministratore unico della partecipata Antonio Fiumefreddo, secondo cui l’Isola precede Lazio (2,7 miliardi di euro) e Lombardia (2,5 miliardi).
«Si tratta di un dato che con chiarezza sottolinea, da una parte, che c’è una grande sofferenza del Meridione, ma che dall’altra ribadisce con forza una grande disponibilità della gente a pagare. Se siamo a livello di Lazio o Lombardia, è evidente che la Sicilia non è una terra di evasori, ma di gente che ha bisogno di essere messa nelle condizioni di pagare. In questo senso ha aiutato molto anche il fatto che per la prima volta è stato siglato un accordo con gli ordini dei commercialisti, perché ci ha consentito di interfacciarci con gli studi professionali, arrivando in maniera più diretta al contribuente. Senza contare che la nostra piattaforma informatica è stata richiesta anche da Equitalia. Tutto questo è stato una dimostrazione di straordinaria efficenza di Riscossione Sicilia, dei suoi lavoratori, impegnati anche di sabato e fino a tarda sera a raccogliere e studiare le domande dei cittadini, a loro va il mio grazie più sentito».
Naturalmente il risultato ottenuto peserà sulle decisioni dell’Assemblea regionale che, finita la campagna elettorale, dovrebbe tornare a occuparsi del cosiddetto testo collegato, il disegno di legge in cui sono confluiti tutti i nodi irrisolti dell’ultima Finanziaria di fine legislatura. Tra i quali, ovviamente, l’emendamento soppressivo di Riscossione Sicilia. «È singolare che una società che nelle precedenti amministrazioni ha spesso registrato emorragie finanziarie, possa invece rischiare di essere chiusa nel momento in cui è in attivo – attacca ancora Fiumefreddo -. Quest’anno avremo un attivo certamente superiore ai 50 milioni di euro, è la risposta più forte a chi voleva chiudere la società».
Ma il casus belli in commissione Bilancio all’Assemblea è nato a partire dai fondi in bilancio destinati alla società, rispetto ai quali Fiumefreddo sottolinea ancora una volta che «non si tratta di una ricapitalizzazione, ma di somme anticipate dalla società per riscuotere le tasse evase che dovrebbero andare alla Regione. Si tratta, insomma, di spese legali, apertura pratiche, spese burocratiche che, per intenderci, anche a livello nazionale sono anticipate da Equitalia e poi restituite dallo Stato».
Resta il nodo del bilancio di Riscossione, un altro tema spinoso su cui Fiumefreddo e l’assessore regionale al Bilancio, Alessandro Baccei, sono più volte stati in disaccordo. «Il bilancio – precisa l’amministratore unico della partecipata – dipende dall’approvazione del bilancio della Regione, non ancora completo per via del ddl stralcio. Noi siamo pronti, ma come tutte le partecipate dipendiamo dall’approvazione di quei documenti per poter chiudere i nostri bilanci».
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