Euroscettici tedeschi: “Permettere ai Paesi europei più deboli di uscire dall’Euro per ricostruire le proprie economie”

Così Frauke Petry (nella foto tratta da www.merkur-online.de), una dei leader dell’AFD (il partito anti-euro tedesco), all’indomani del parziale insuccesso del suo partito, nelle parole rilasciate al quotidiano inglese “The Guardian” (http://www.theguardian.com/world/2013/sep/23/german-election-angela-merkel): “Dobbiamo ripensare la crisi dell’Euro. Dobbiamo permettere ai Paesi europei più deboli di uscire dall’Euro per ricostruire le proprie economie, e poi, forse, tornare nell’Euro. Non pensiamo che noi dobbiamo pagare per i debiti accumulati da questi Paesi. Pensiamo che saremo capaci di spingere la CDU e la SPD verso nouve posizioni (politiche). Molti esponenti della CDU sono decisamente d’accordo con noi, ma non lo hanno detto in pubblico.”

L’AFD (Alternative fur Deutschland, in italiano Alternativa per la Germania) si è presentata per la prima volta alle elezioni del parlamento tedesco raccogliendo il 4.7% dei consensi alle elezioni politiche di ieri. Si tratta di un successo numerico, considerando la recentissima formazione di questo partito e il quadro tradizionalista dell’elettorato tedesco che continua a votare in massa per partiti fondati molto tempo fa come CDU/CSU e SPD.

Ma si è trattato anche di un insuccesso perché, non raggiungendo la quota minima del 5%, l’AFD non è entrata a far parte del Bundestag, il parlamento tedesco con sede a Berlino. L’affermazione numerica dell’AID ha contribuito, molto probabilmente, alla pesante sconfitta dei liberali (FDP) che per la prima volta non raggiungono il quorum per essere rappresentati in parlamento.  Probabilmente hanno anche sottratto voti ai “Pirati”, una formazione che si è affermata via via negli anni passati ma che in queste elezioni si è fermata al di sotto del 2%, lontana dal quorum.

Nonostante la vittoria schiacciante sul piano numerico e politico del proprio partito, la Merkel non ha registrato un successo di coalizione proprio per il misero risultato dei liberali storici dell’FDP. Adesso la Merkel dovrà chiedere a un partner fuori dalla propria coalizione di formare un governo e quindi concedere qualcosa sul piano politico.

Con tutta probabilità il partner sarà proprio il nemico storico della CDU/CSU,  partito della Merkel, e cioè l’SPD: la formazione politica socialdemocratica con una storia di più di 100 anni e che si fece abbracciare mortalmente in un governo di grande coalizione qualche anno fa, proprio con la cancelliera tedesca a capo del governo.

Intanto i mercati internazionali non hanno segnalato sbalzi, confermando di dare per scontata la formazione di una grande coalizione, e di aver anche anticipato il risultato elettorale in Germania.

Gabriele Bonafede

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