Non ci saranno primarie di mezzo, come in casa dem. Ma lo scontro in Forza Italia è alle stelle, alla stregua di quanto sta avvenendo nel Partito democratico. Solo che questa volta nelle scelte entra a gamba tesa Matteo Salvini e la sua considerevole ascesa nel panorama politico nazionale. Ma anche, in piccolo, nel panorama siciliano. È così che pesa come un macigno l’uscita di Micciché, che nei giorni della Diciotti ha dato dello «stronzo» a Salvini. Ma pesa anche la sua presenza su quella nave, seppur in delegazione ufficiale insieme alla commissione Sanità all’Ars.
Così anche in casa forzista, come avviene dalle parti del Pd, sullo sfondo della prossima campagna elettorale per il rinnovo del parlamento di Bruxelles, si consuma una lotta fratricida tra le mura domestiche, tra la vecchia guardia rappresentata da Gianfranco Micciché e i suoi, e le nuove leve che cercano maggiori spazi nel partito.
Troppo presto per i nomi definitivi nelle liste forziste, ma appare evidente, da una parte e dall’altra, che nel collegio Isole (Sicilia e Sardegna) potrebbero scattare due seggi soltanto. Uno dei quali, almeno nelle intenzioni di candidatura, spetterebbe al sardo Salvatore Cicu, uscente dal parlamento di Bruxelles, che si è distinto nella legislatura che volge al termine per le battaglie attorno al tema dell’insularità. Dunque verosimilmente uno soltanto sarà l’eurodeputato forzista espressione diretta dei siciliani.
Di nomi al momento se ne fanno molti, soprattutto nella Sicilia orientale, dove la leadership di Micciché pesa un po’ meno che nella Sicilia occidentale. I nomi in ballo sono quelli del sindaco di Avola Luca Cannata, le cui quotazioni nelle ultime settimane sono in ascesa, del deputato regionale messinese Tommaso Calderone, dell’ex parlamentare nazionale Basilio Catanoso, ben voluto dal sindaco del capoluogo etneo Salvo Pogliese. Fino a Giovanni La Via, di cui tutti in casa forzista riconoscono il lavoro svolto a Bruxelles, ma su cui sembrerebbe pesare la scelta della candidatura alla vicepresidenza della Regione al fianco del candidato di centrosinistra Fabrizio Micari. Se il nome su cui punterà la fronda anti Micciché dovesse essere quello di Catanoso, lo scontro sarà anche geografico.
È alla Sicilia occidentale, infatti, che guardano i fedelissimi del luogotenente di Silvio Berlusconi in Sicilia. Tra i nomi, nelle scorse settimane, ha fatto capolino anche quello del capogruppo all’Ars, Giuseppe Milazzo, che però avrebbe altre mire nel medio periodo e non sarebbe interessato a uscire dai confini dell’Isola al momento. In molti, per quanto appaia improbabile, fanno il nome dell’ex capogruppo al Comune di Palermo, Giulio Tantillo. Ma è difficile che quella candidatura possa raggiungere una posizione eleggibile nelle liste. Quando si parla, invece, di modifica del simbolo, non si farebbe riferimento alla scomparsa della bandiera forzista, ma all’unione col movimento centrista capitanato in Sicilia da Saverio Romano e con l’Udc di Lorenzo Cesa. Proprio dall’area degli ex cuffariani potrebbe arrivare un nome di rilievo (l’ex assessore regionale Giovanni Pistorio potrebbe essere un’ipotesi), che troverebbe asilo politico nelle liste berlusconiane. E poi c’è l’ex primo cittadino di Palermo, Diego Cammarata. Secondo i bene informati, anche lui ambirebbe a una candidatura, che dalle parti di Micciché si starebbe valutando.
Guardando infine alla giunta di governo, di nomi se ne sussurrano tanti. A cominciare dal titolare dell’Economia, Gaetano Armao. C’è chi si avventura in una ricostruzione che guarda al cerchio magico, una volta di Berlusconi padre, oggi di Berlusconi figlia (Marina). Secondo chi sostiene questa tesi all’interno del partito, nel cerchio magico della figlia di Silvio Berlusconi sarebbe in ascesa la compagna di Gaetano Armao, Giusy Bartolozzi, che farebbe salire le quotazioni dell’assessore regionale. Altri invece, proprio sul conto di Armao, si limitano a dire che «si tratta di una di quelle situazioni in cui qualcuno dice di essere fidanzato, ma la dolce metà non ne è al corrente». Come a dire, che di fondo dentro il partito non sarebbero in molti a caldeggiare la candidatura del vicepresidente della Regione.
Ma di nomi di assessori ne circolano altri. Da Roberto Lagalla fino a Bernadette Grasso. Lì, infatti, si gioca la partita più grande: quella delle quote rose, su cui in casa forzista non si sarebbe puntato abbastanza. Potrebbe essere l’asso nella manica di Micciché: puntare sul profilo di una donna. Ma è troppo presto per conoscerne l’identità.
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