Europee 2019, Stancanelli contro gli «eurocrati» «Inciuci non ne vogliamo, FI deve chiarirsi le idee»

L’ex sindaco di Catania è stato uno dei superstiti dello tsunami a 5 stelle registratosi in Sicilia alle elezioni Politiche. Uno dei pochi eletti del centrodestra, al Senato, come espressione dell’accordo fra Giorgia Meloni e Nello Musumeci. Passato un anno, Raffaele Stancanelli è di nuovo in lista, sempre accanto alla leader di Fratelli d’Italia, ma stavolta con l’intento di diventare anche eurodeputato. Da prima che Musumeci diventasse governatore, il senatore ex An si ritrova a indossare con piacere i panni del mediatore fra i vari pezzi del centrodestra siciliano sempre a un passo dall’imbracciare il fucile l’uno contro l’altro. Ultimamente le cose non sono andate per il verso giusto, ovvero scongiurando i conflitti. Prima la lite con Musumeci, causata dal non expedit del presidente davanti all’ipotesi di schierarsi con un partito nazionale e far votare Stancanelli, smanioso di correre per Bruxelles. Poi il brusco allontanamento degli autonomisti dell’ex governatore Raffaele Lombardo dal contenitore sovranista. Stancanelli doveva essere l’anello di congiunzione fra centristi e meloniani, ma qualcosa è andato storto e, adesso, gli ex Mpa fanno votare Forza Italia e Berlusconi.

Senatore Stancanelli, lei ha promosso la sua candidatura alle Europee spinto dall’idea che serva «aggregare» il centrodestra utilizzando contenitori diversi dagli attuali partiti. Perché non bastano quelli che già ci sono?
«Da sette anni lavoro incessantemente per cercare di unire le forze di centrodestra con grandi risultati che hanno portato anche alla vittoria dell’attuale presidente della Regione. La mia candidatura nelle liste di Fratelli d’Italia è stata determinata dalla consapevolezza che solo il partito di Giorgia Meloni sia in grado di offrire ai tanti delusi del centrodestra, cittadini ma anche ex dirigenti, una casa comune e con basi solide».

Se lei non dovesse centrare l’elezione a Bruxelles, la sua missione dovrà dirsi fallita?
«Io sono già senatore, non ho bisogno di cercare altre poltrone. Mi sono candidato, accettando l’invito di Giorgia Meloni, perché credo che votare per Fratelli d’Italia possa essere utile non soltanto a cambiare questa Europa delle regole e regolette inutili e degli eurocrati, gestita da Germania e Francia. Il voto a noi sarà importante anche per modificare gli scenari politici nazionali. È fondamentale, quindi, andare a votare e farlo per Meloni-Stancanelli».

Da una parte lei sostiene che tocca a Fratelli d’Italia fare da perno di questo nuovo centrodestra. Dall’altra parte, Giorgia Meloni ha mollato un ceffone a Forza Italia, l’alleato di sempre, dicendo che non vuole più governare con loro. Avete una diversa idea di dialogo?
«Assolutamente no. La posizione di Fratelli d’Italia è chiara. Noi non vogliamo fare inciuci. I vecchi Patti del Nazareno non sono nei nostri programmi. Forza Italia farebbe bene a chiarirsi le idee e a dire apertamente che posizione vuole prendere».

Il sindaco Salvo Pogliese ha detto che a giugno il Comune di Catania, in dissesto, andrà incontro al blocco totale di stipendi e servizi. Perché, secondo lei, il governo nazionale ci sta mettendo così tanto per dare una mano alla città?
«Questo dovrebbe chiederlo all’attuale Governo gialloverde. Il sindaco Pogliese, intanto, sta lavorando molto bene nei limiti del possibile, facendo tutti i passaggi che servono. Ci auguriamo che queste elezioni cambieranno lo scenario politico nazionale e che si possa avere presto un altro governo che affronti seriamente i problemi del nostro Paese».

La campagna elettorale vi ha diviso, tanto che lei ha dovuto allontanarsi dalla sua creatura politica forse meglio riuscita, il movimento Diventerà bellissima. Passate le Europee, una telefonata al presidente Musumeci la farà?
«Con Musumeci abbiamo sempre avuto un buon rapporto. Io mi sono sospeso dal movimento per ovvie ragioni, se la linea da seguire era quella di non essere schierati… Se lo chiamerò alla fine delle elezioni? Perché no».

Marta Silvestre

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