«La più giovane martire della Resistenza italiana». Nunzio Di Francesco, partigiano originario di Linguaglossa, usava queste parole per definire la piccola Eugenia Corsaro. L’uomo, un sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen, ha fatto la sua esperienza durante la guerra di liberazione nelle brigate Garibaldi in Piemonte fino alla cattura da parte dei nazisti. Nel suo racconto, affidato ad Angelo Sicilia, direttore artistico della Marionettistica popolare siciliana di Palermo e autore dell’opera Testimonianze partigiane, c’è la storia della Resistenza catanese. Una storia in cui Eugenia, uccisa a dodici anni dai soldati nazifascisti e quasi estromessa dalla memoria, occupa un ruolo di rilievo al pari di eroine come Graziella Giuffrida e Salvatrice Benincasa.
«Essendo piccola di statura – racconta Sicilia – Eugenia Corsaro era quasi invisibile alle sentinelle naziste. Il suo compito era quello di tranciare dei fili elettrici che portavano la corrente all’aeroporto militare Gerbini di Catania». Erano gli anni Trenta e l’Isola si trovava sotto la piena occupazione nazifascista. La base aerea Gerbini era stata ricavata dalla Regia aeronautica tra i campi agricoli della piana di Catania, a una ventina di chilometri dal capoluogo etneo.
Da qui durante la guerra si alzavano in volo gli aerei della temuta Luftwaffe tedesca per le azioni militari su Malta e contro le navi britanniche. A quei tempi la Resistenza siciliana contava già diversi gruppi organizzati. Uno di questi era proprio attivo nella zona della base aerea con diverse opere di sabotaggio ai danni dell’avamposto nazifascista messe a segno spesso da Corsaro, che a soli 12 anni riusciva a staccare la corrente dell’aeroporto.
Durante una di queste operazioni, tuttavia, Eugenia è stata scoperta dai nazisti che, dopo averla catturata, la giustiziarono sul posto. «Un atto eroico da parte di uno dei tanti personaggi sconosciuti che la nostra storia ci riserva» lo definisce Sicilia. Una rappresentante di quella Resistenza che prese le basi proprio dall’Isola, grazie anche al sacrificio di tanti cittadini. «Sappiamo da fonti scritte e orali che i nazisti causarono centinaia di stragi nell’Italia continentale – conclude lo scrittore – ma in realtà la stagione delle stragi la iniziarono in Sicilia. La divisione corazzata Goering, che causò decine di eccidi, specie in Toscana, cominciò questo tragico rituale in Sicilia. A Mascalucia, con quattro civili uccisi e a Castiglione di Sicilia, dove i morti furono sedici». E ancora prima dello sbarco degli alleati tante furono le ondate di arresti e deportazioni «al confino e sulle isole, come a Ventotene o addirittura in Africa. E tanti i sacrifici di piccoli eroi comuni come Eugenia».
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