Etna, un’antenna per monitorare la Natura Caffo: «Nata dal volontariato e a costo zero»

L’Etna Radio Observatory è una stazione di monitoraggio dell’elettromagnetismo di bassa e bassissima frequenza realizzata a partire dal 2009 da un team di esperti e amatori. L’Ero – questo l’acronimo dello strumento – è nato da un’idea del tecnico radio-amatore Alessandro Longo e del perito informatico Rosario Catania che hanno pensato di convertire un vecchio sistema radio-amatoriale, rendendolo sensibile a ricevere segnali radio-naturali. Lo strumento è stato portato a completamento a costo zero «senza nessun tipo di finanziamento pubblico», sottolinea Salvo Caffo, vulcanologo del Parco dell’Etna. Che insieme alla squadra al completo – della quale fa parte anche il ricercatore indipendente Renato Romero – ha presentato lo strumento.

«I contributi dello studio che effettueremo attraverso l’antenna sono finalizzati all’indagine dell’attività vulcanica e di quella sismica a essa legata», spiega Caffo. Che ipotizza tempi non brevi per la conclusione della ricerca. La stazione, inoltre, fa parte di una rete nazionale per il monitoraggio dei segnali di tipo naturale, coordinata da Romero, del quale fanno parte una cinquantina di ricercatori dislocati in tutto il mondo. «Ma in attività scientifiche di questo tipo bisogna ammettere con onestà che non ci sono riscontri nell’immediato», precisa il vulcanologo. Nonostante le tempistiche, il direttore del Parco dell’Etna è determinato sugli obiettivi che il team da lui coordinato vuole raggiungere. «Una mappatura delle variazioni elettromagnetiche ascrivibili alla sola attività vulcanica e – prosegue Caffo – la realizzazione di un Ero portatile». 

Nessuna previsione di parossismi, però, come invece si potrebbe immaginare. Al momento, la stazione è fissa e occupa l’area museale interna del Monastero dei Benedettini di San Nicolò L’Arena, a Nicolosi, con gli elementi informatici e uno spazio esterno con la componente fisica delle antenne e delle sonde, alimentata da pannelli fotovoltaici e batterie. Lo strumento si aggiunge a varie stazioni di rilevamento di dati fisici e chimici – installate dall’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, dall’Osservatorio etneo e della sezione di Palermo e dall’università di Firenze -, all’interno del centro di ricerca e di monitoraggio sull’attività dell’Etna ospitato nella sede del Parco. Ma Caffo precisa: «È un dispositivo che non si sostituisce a quelli già presenti né cerca competizioni con quelli degli altri enti».

Cassandra Di Giacomo

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