Etna, tra i rifugi della Forestale e del Cai Un gestore: «Questa montagna è un delirio»

Numeri di telefono introvabili, assenza di procedure informatizzate e pagamenti antiquati via fax e vaglia postale. Sono solo alcune delle difficoltà che turisti e cittadini si trovano davanti quando intendono prenotare un rifugio sull’Etna gestito dal corpo forestale cataneseA denunciarlo sulle pagine di CTzen è stata una lettrice la scorsa settimana. Un colloquio con un impiegato dell’ufficio forestale etneo conferma il sistema descritto. Le cose migliorano se ci si rivolge a un rifugio gestito da privati tramite il club alpino italiano. Sebbene, come racconta un ex rifugista, anche in quel caso non manchino altri problemi. Una situazione che non incentiva il turismo sul bene da poco nominato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, come conferma Marisa Mazzaglia, assessore all’Ambiente e territorio del Comune di Nicolosi e presidente del Parco dell’Etna. Che però promette: «Su questo stiamo lavorando».

«Nonostante le lamentele, il sistema funziona brillantemente. Abbiamo dei modelli cartacei prestampati e non siamo dotati di protocollo informatizzato. Può sembrare strano, ma l’iter è questo», spiega Filadelfo, impiegato dell’ufficio del corpo forestale etneo, contattato a pochi giorni dalla segnalazione di una lettrice che si dice «stanca di pensare che il corpo forestale non abbia nemmeno un computer sul tavolo al quale mandare una mail» per prenotare un rifugio. Una necessità soprattutto per chi intende visitare l’Etna da non catanese e non può bloccare una stanza quindici giorni prima del soggiorno, come previsto dalla procedura, vivendo magari all’estero. Eppure l’impiegato difende l’iter: «È anche più semplice per il turista. I funzionari hanno tanti impegni e se dovessimo aspettare le loro conferme telematiche sulle richieste di bivacco, queste potrebbero restare bloccate per settimane intere – spiega – Il fax? Non vedo il problema, che ci vuole a fare un fax?». Eppure, come segnalava la lettrice, un modulo online che renderebbe la vita più semplice a turisti e cittadini esiste e si trova sul sito della Regione Sicilia. Ma all’ufficio del corpo forestale etneo non lo sanno. «Noi non siamo stati informati», taglia corto l’impiegato dopo alcuni secondi di silenzio.

I rifugi sono spesso utilizzati come punti di partenza per le escursioni sull’Etna. Alcuni sono semplici bivacchi, poco più che baracche dal tetto spiovente con camino, legna davanti alla porta e qualche branda. Il costo per notte oscilla dai quindici ai venticinque euro per i più attrezzati. Ce ne sono anche di gratuiti. Non tutti gli alloggi montani del territorio etneo sono però gestiti dal corpo forestale. Il club alpino italiano, nella sezione catanese, è attualmente proprietario del rifugio Sapienza sul versante sud dell’Etna a quota 1.190 metri e del Citelli sul versante est, a quota 1.741 metri. Il presidente del Cai Sicilia, Giuseppe Oliveri spiega: «Nemmeno noi come club alpino abbiamo procedure di prenotazione online. I rifugi, fatta eccezione per il Sapienza, sono autogestiti e bisogna contattare direttamente i privati e accordarsi con loro». Privati che, però, prevedono nei propri siti un sistema di prenotazione telematica o almeno un indirizzo email al quale essere raggiunti.

Un ex responsabile del Citelli si sfoga: «Intorno a queste dimore c’è troppa disorganizzazione. Neanche io, che sono un gestore di rifugio alpino, so come funziona la prenotazione di uno di quelli della forestale. Sono disgustato perché in Sicilia turismo non ne sappiamo fare». «Per la prenotazione tramite il Cai va un po’ meglio – aggiunge – Perché si riesce ad usufruire dei benefici che l’associazione mette a disposizione, ma la prassi della forestale è un casino». «La gestione di questa montagna è un delirio», rincara la dose. Fa una pausa e, forte dell’esperienza, rimarca gli altri problemi – «Ben più gravi» – del vulcano da poco dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco: «A parte la confusione sulla prenotazione, bisogna fare i conti con la gestione dell’acqua, i problemi legati all’immondizia e alla piaga dei cani randagi. Per i rifugisti diventano complicate anche le richieste più semplici. E non voglio parlare dell’inciviltà della gente che spesso li occupa».

Marisa Mazzaglia, assessore all’Ambiente e territorio del Comune di Nicolosi e presidente del Parco dell’Etnea, commenta: «Sicuramente la frammentazione descritta giova poco alla fruibilità delle strutture e conosco la difficoltà in cui si incorre nel prenotare un rifugio gestito dalla forestale. Ma su questo stiamo lavorando».

Cassandra Di Giacomo

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