Etna: terra di nessuno o patrimonio di tutti?

La Sicilia è, a detta di molti turisti e non, una splendida terra, non solo dal punto di vista paesaggistico. Il dibattito di questi giorni sulla proposta di legge che dovrebbe essere presentata all’Assemblea Regionale Siciliana per istituire 4 macro poli turistici nelle zone montagnose siciliane tocca diversi aspetti tipici del nostro “essere siciliani”, soprattutto per uno di questi poli, quello etneo. Innanzitutto la parte “patriottica”, rappresentata dai vari Firrarello & co. che, in nome di un “necessario” sviluppo di aree dalle grandi potenzialità turistiche, vogliono lanciare un enorme progetto per l’incremento turistico nelle proprie aree di competenza (Bronte & co. ndr.), attraverso la costruzione di strutture ricettive, campi da golf, piste di sci e quant’ altro. Dall’altro lato ci stanno gli ambientalisti che si ritrovano per l’ennesima volta a rimboccarsi le maniche per tentare di fermare una nuova opera “puramente di carattere politico-finanziario”, così come la definisce Salvo Bella del WWF.

 

Questa volta infatti il discorso della salvaguardia ambientale e paesaggistica sembra non essere il solo cavallo di battaglia. Lo stesso Salvo Bella punta il dito sulle manovre senza senso che stanno dietro questa maxi operazione che dovrebbe coinvolgere la gran parte dei parchi naturali della Sicilia. Sì, perché se da una parte si preme affinché la legge venga presentata ed approvata in poco tempo, in barba ai termini previsti (si parla di 3 anni) per venire incontro alle esigenze di un’offerta turistica inadeguata rispetto alla domanda, dall’altro ci sta il forte interesse perché i fondi stanziati ai quali attingere, provenienti dalla Comunità Europea, non vengano investiti per altri progetti. Ecco il motivo per cui, a detta del portavoce del WWF, “c’è tanta fretta e mancanza di considerazione nel proporre certi progetti che prevedono non solo la cementificazione di zone A dei parchi naturali, cosa peraltro vietata dai regolamenti nazionali e comunitari, ma soprattutto che non tengono minimamente conto di quelle strutture, già presenti dove la legge lo consente, che versano in uno stato di totale abbandono gestionale. Si tratta di una legge ad hoc – prosegue Bella –  finora non è mai successo che una regione abbia autonomamente fatto una legge per la costruzione di infrastrutture in zone A”.  

 

Dello stesso avviso è l’ingegnere Rannisi della LIPU, che parla di “mancanza di capacità progettuale turistica e di lungimiranza da parte di chi vuole approvare un disegno di legge che – prosegue Rannisi –  va contro ogni logica di aree protette, seguendo un modello di trenta anni fa.”.

 

Il perché di tanta foga nel voler approvare questo disegno di legge è, secondo gli ambientalisti, di una semplicità enorme.

“Un’operazione finanziaria di questa portata fa sicuramente gola a molti – dichiara il portavoce del WWF – e attira ingenti investimenti stranieri, soprattutto ispano-elvetici, che approfittano delle ricchezze del territorio, deturpandolo, lasciando ai siciliani il ruolo di portieri e niente più. E’ facile per un politico – conclude Bella – abbindolare un siciliano di bassa cultura con grandi opere”. E dello stesso avviso è anche la LIPU che parla di “movimenti atti a dare risposte elettorali, che rispondono agli interessi dei grossi imprenditori che stanno dietro e che non portano alcuna fonte di ricchezza al territorio”.

Rannisi infatti ci spiega come “sarebbe logico e produttivo per le città orientare una programmazione verso l’ospitalità all’interno dei comuni stessi, per incrementare una forma di turismo che possa mettere in risalto – conclude il rappresentante della LIPU – le qualità endogene del territorio”.

 

E mentre dunque da un lato le associazioni ambientaliste si muovono verso una direzione che impedisca di creare “zone di vacanza col bordello e senza alcuna cura”, un’apertura si ha dalla parte del comune di Randazzo, dai cui uffici il portavoce del sindaco, Dott. Portale, dichiara come nel paese etneo “ nessuno prevede costruzioni d’infrastrutture sull’Etna, ma strutture ricettive all’interno della città. Noi – prosegue Portale – teniamo all’ambiente quanto gli ambientalisti e siamo per un utilizzo del territorio senza deturparlo, utilizzando ad esempio, come è specificato in uno dei punti che il comune si impegna a portare avanti, i canaloni naturali esistenti per gli impianti sciistici, senza cementificare nessuna area della zona A”. Il comune di Randazzo si è dunque dimostrato aperto ad un dialogo con le associazioni ambientaliste che, dal canto loro, già domenica scorsa avevano indetto al rifugio Citelli una riunione di confronto con le parti politiche interessate al quale non si è presentato alcun esponente politico, “così come – denuncia Salvo Bella – fino a questo momento ci ha boicottati il quotidiano La Sicilia”.

La battaglia contro l’approvazione del disegno di legge regionale verrà ora affidato ad un Comitato, composto da una ventina di associazioni ambientaliste che si sono già riunite lo scorso giovedì “per programmare le nuove azioni e strutturare il Comitato stesso al fine di far fronte ad un problema di ordine sociale” così come ci ha risposto la LIPU.  Che già vanta una piccola vittoria: “L’Assessore Granata, il nostro Assessore al turismo – spiega Rannisi – è favorevole al Comitato e questo già denota una spaccatura all’interno dell’amministrazione regionale. Forte anche di questo  – conclude il rappresentante della LIPU – contiamo di andare avanti e se non dovesse bastare presenteremo delle azioni al Commissario dello Stato e all’Unione Europea. L’Etna ha un valore mondiale che non può essere sacrificato ad interessi privati”.

Michele Spalletta

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