Non più corridoi e faretti, né edifici contenitori. Ma creazioni che scendono dal piedistallo, tra la pietra lavica e le vigne, alle pendici dell’Etna. Per raccontare un luogo bisogna conoscerlo. Così cinque artisti, perlopiù catanesi, hanno soggiornato per due settimane a 850 metri d’altitudine, nella casa vinicola Primaterra, in contrada Sciaranuova, nella zona di Passopisciaro, per realizzare installazioni che saranno esposte fino al 30 agosto.
Il progetto si chiama Etna rêverie ed è curato da Daniele Perra, giornalista e critico d’arte, arrivato da Milano per seguire i lavori da vicino. Quella di realizzare opere d’arte legate a un posto è una tendenza che parte negli anni ’70. L’artista cattura l’identità del luogo per opere che resteranno lì, ad accompagnare un dialogo tra il territorio e i suoi visitatori. Per l’esposizione etnea, ciascun artista ha scelto il suo angolo, la sua porzione di terra, e sarà libero nell’interpretazione e nella forma, spiega Perra, che traccia comunque un filo conduttore: «Rêverie, che significa fantasticheria, ricordo».
E in effetti, gli artisti, con curricula internazionali ed esposizioni in ogni angolo d’Europa, sono nati tutti (eccetto un sanremese) sotto l’ombra del vulcano. «Quasi tutti gli espositori sono siciliani, perlopiù catanesi. Sono stati selezionati soprattutto seguendo questo criterio, l’origine che li unisce», sottolinea Perra. «Adesso vivono tra Londra e Milano, ma sono legati al territorio dall’infanzia, i ricordi sono quelli dei sapori e dei profumi di questa terra».
Saranno canecapovolto, Alessio De Girolamo, Giuseppe Lana, Filippo Leonardi e Loredana Longo a realizzare installazioni ambientali pensate ad hoc e poi dislocate intorno alla tenuta. Tra queste, sculture in pietra lavica e una musica composta esclusivamente per la vigna. Perra racconta che l’idea è nata dopo aver conosciuto questa terra, grazie a uno degli artisti «ho pensato ad una residenza temporanea».
«Le opere – continua Perra – sono concepite appositamente per il luogo, ossia sono site-specific e l’interazione con l’ambiente è stretta». Riguardo alla sorte delle creazioni dopo la mostra, che si concluderà a fine agosto, il curatore spiega che l’intenzione è quella di realizzare un parco sculture. «Ci stiamo ragionando. Sarebbe bello che le opere rimanessero qua perché sono state pensate e realizzate per questo luogo, scambiando le impressioni e le suggestioni che questa terra ci dà».
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